In questo periodo gli studenti di terza media stanno decidendo – molti, in realtà, hanno già deciso – il loro futuro percorso scolastico. Dal 29 novembre è online la nuova edizione di Eduscopio, il portale curato dalla Fondazione Agnelli proprio per aiutarli e sostenerli in questa scelta. Lo scopo del portale è quello di facilitare i ragazzi e le famiglie a reperire informazioni sulla qualità delle scuole future, valutata soprattutto sui risultati raggiunti dagli studenti dopo il diploma, sia in ambito universitario che lavorativo.
Per quanto esso offra un servizio prezioso e possa apparire come un’oasi nel deserto, esso giunge all’ultimo tratto della decisione, quando l’indirizzo è ormai scelto e rimane da pensare alla scuola che meglio corrisponda ai criteri scelti da ognuno. Ma proprio la scelta del tipo di scuola – liceo o istituto tecnico? Etc. – è l’aspetto tante volte più drammatico, perché per la prima volta i ragazzi si trovano a rispondere alle domande: “Come sono fatto? Che cosa desidero per il mio futuro? Come posso realizzarlo?”; domande che, in fondo, sono racchiuse nella grande domanda: “Chi sono io?”.
“Professore, non inizi a filosofeggiare! Qui si tratta di scegliere la scuola, non di fare i novelli Leopardi. Semplifichiamo!”. Sento già riecheggiare questo tipo di obiezione, che ha le sue legittime ragioni. Tuttavia, senza considerare l’orizzonte nel quale anche una scelta particolare si colloca, rischieremmo di non cogliere tutto ciò che i ragazzi vivono in questi frangenti; addirittura – ancor peggio – rischieremmo di ridurli a meri ingranaggi di un macchinario. Che tristezza! Perché non stiamo parlando di pezzi di un ingranaggio da far funzionare, bensì di persone che crescono!
Tento, allora, di proporre alcune riflessioni su cosa voglia dire orientarsi e orientare nella scelta, tenendo in considerazione entrambi gli attori in gioco: chi è chiamato a scegliere, il ragazzo, e chi è chiamato a sostenerlo in questo momento, anzitutto genitori e docenti. E la difficoltà dei secondi, talvolta, non è inferiore a quella dei primi. Che fare, dunque?
A fianco di un bimbo che sta muovendo i primi passi, nessuno penserebbe di dover fare qualcosa di più che stargli accanto, ripararlo dagli spigoli o dagli anfratti più pericolosi, offrirgli piccoli sostegni, finché unicamente gli si tenderà le braccia per accoglierlo mentre lui si lancia nella nuova stupenda avventura. Man mano che crescerà, però, facilmente si inizierà a pensare che il bambino dovrà fare qualcosa, dovrà essere qualcosa, dovrà raggiungere qualche risultato. Perché? Perché non continuare a fare quello che si è fatto fin da quando erano piccoli, cioè sostenere, smussare gli spigoli, tendere le braccia, accogliere?
“Ma professore! Scenda dalle nuvole, di cosa sta parlando?”. Parlo dell’incoraggiare i ragazzi a compiere un nuovo passo; parlo del fargli capire, ma ancor di più sentire, che è normale che traballino, ma che c’è sempre qualcuno pronto a prenderli nel momento in cui cadono. E così la mano dei genitori che tiene il bambino sarà mostrare il ventaglio delle proposte presenti (da parte di docenti e genitori), cercandole insieme a loro qualora non le conoscessimo, facendoci vedere noi per primi alla ricerca. Ecco che lo strumento Eduscopio potrà essere utile e servirà anche a smussare gli spigoli, a prestare attenzione a certi particolari, a mettere qualche sponda per evitare di barcollare troppo e farsi male. Le sponde serviranno, a volte, anche a contenere certe esuberanze, così come serviranno i momenti in cui noi dovremo essere esuberanti e tendere le braccia in avanti a fare il tifo, quando certi malumori e dubbi rischieranno di spegnere il fuoco necessario a tuffarsi.
“Professore, ci risiamo! Guardi che non sono gli adulti a dover scegliere, sono i ragazzi!”. È vero, ma quanto bisogno hanno di sentire i grandi vicino, anche quando – anzi, soprattutto quando – fanno finta di non volerli tra i piedi.
E ora ragazzi: che tempesta dentro di sé, non è vero? Come è possibile? Fino all’altro ieri vi sentivate così tranquilli… bastava un gioco in compagnia e tutto il mondo sorrideva. Facevate quello che vi dicevano il papà e la mamma ed era tutto a posto. Anche quando non lo facevate, tuttalpiù vi prendevate una bella sgridata, poi tutto passava. Ma adesso? Vorreste essere autonomi, indipendenti in tutto, ma poi avete una paura folle! Lo so, ogni tanto ci scappa anche una lacrimuccia, quando non vi vede nessuno. Ma tranquilli, state solo scoprendo chi siete ed è l’avventura più bella e importante della vita. Certo, non dovete mica pensare che finisca tutto subito. In realtà, il percorso iniziato non finirà più. Certo, non dovrete scegliere per tutta la vita la scuola da frequentare, ma tutti i giorni dovrete fare un passettino in più nel conoscervi, nel decidere che cosa fare della vostra vita, anche quando tutto sembrerà definito. Sapete cosa c’era scritto su uno dei monumenti più importanti dell’antica Grecia, il tempio di Apollo a Delfi? “Conosci te stesso”. Era un suggerimento divino! E voi state forse scoprendo che è più facile a dirsi che a farsi. Ma non temete! Nessuno può farlo da solo e tante volte è guardando in avanti che si scopre qualcosa in più di sé. Non abbiate timore a guardare in avanti, ma neanche a guardare dentro di voi, lasciando emergere le vostre paure, le vostre incertezze, e pure i vostri desideri piccoli e grandi, le vostre passioni. Non possiamo garantirvi che quello che avete in mente accadrà, ma certo vi garantiamo che ciò che cercate, ciò che desiderate troverà risposta. Basta avere occhi e cuore aperto.
“Professore, tutto qui? Pensa di cavarsela con queste massime?”. In effetti no. Ci sarebbero ancora tante cose da dire, perché il problema della dispersione scolastica (12,7%) e del tasso di Neet (giovani che non studiano e non lavorano, 23,1%) è quantomai serio; andrebbe poi affrontato in maniera più distesa e puntuale il tema “sistema scolastico”, per cercare di far detonare il pregiudizio classista per cui la formazione di serie A è quella del liceo (classico in primis), poi c’è la serie B degli istituti tecnici, per finire con la serie C degli istituti professionali (IeFP fuori categoria, naturalmente). Infine, anche le tecniche di orientamento oggi a disposizione offrirebbero innumerevoli spunti di riflessione. Ma se lo avessi fatto in partenza, il tema avrebbe avuto confini troppo angusti e, sinceramente, il problema credo sarebbe rimasto ancora insoluto.
“Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare la legna, dividere i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito”, diceva Saint-Exupéry.
Un consiglio ancora più essenziale quando la barca è la vita.
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