“Quando una moltitudine di giovani, acuti, di cuore aperto, pronti alla simpatia e all’attenzione, come sono i giovani, si trovano insieme e si frequentano liberamente l’uno con l’altro, sono certi di imparare l’uno dall’altro, anche se non vi sia nessuno a insegnare loro; la conversazione di tutti è una serie di lezioni a ciascuno, ed essi accolgono nuove idee e punti di vista, nuovi contenuti di pensiero, e princìpi per giudicare e agire, giorno per giorno”. Così conclude il suo ragionamento John Henry Newman, nel sesto dei suoi discorsi sull’idea di università, La conoscenza in relazione al sapere.
È la sua risposta alla domanda sulla preferenza da accordare a “una università che dispensasse dalla residenza e dal controllo dei tutors e desse i suoi diplomi a qualsiasi persona che abbia superato i suoi esami in un ampio arco di materie, ed una università che non avesse del tutto professori o esami, ma raccogliesse soltanto un certo numero di giovani per tre o quattro anni e poi li mandasse via”.
Meglio una scuola senza alunni o senza professori? Un paradosso per distillare dalla riflessione sull’esperienza un aspetto cruciale della conoscenza, da non ridursi a “comunicazione di un gran numero di conoscenze su una gran quantità di saperi”, ma da considerarsi quale processo complesso che necessita di relazioni e del coinvolgimento di ragione, affezione e corporeità dello studente.
Ecco perché la sfida che si trovano ad affrontare attualmente le scuole, tenute a sospendere le lezioni in presenza, è ardua e non va affrontata lasciandosi prendere da facili entusiasmi per le meraviglie del digitale, né da sentimenti di disperata rassegnazione per l’impossibilità a realizzare il programma scolastico che ci si era preposti.
Al termine della seconda settimana di scuola online, i docenti della Fondazione Grossman, in cui sono presenti tutti i livelli scolari dall’infanzia ai licei, hanno dedicato una giornata alla riflessione su quanto finora realizzato per garantire la continuità didattica a distanza e ne sono emersi alcuni criteri utili a procedere con maggior consapevolezza nelle prossime settimane.
Innanzitutto, si conferma fondamentale mantenere un contatto anche visivo con i propri studenti, dalle medie in poi, con una sorta di appello quotidiano a inizio mattinata tramite una piattaforma che consente, oltre al caricamento di materiali per lo studio e la visione di video lezioni, la possibilità per le classi di collegarsi in video conferenza; per l’infanzia e la primaria inviando saluti video delle maestre alle famiglie.
Ragionando infatti sulla propria esperienza didattica ed educativa, ogni docente ha rilevato quanto sia importante evocare a uno a uno, convocare ogni studente al percorso conoscitivo, necessariamente comunitario e personale al contempo.
In secondo luogo, considerando attentamente le osservazioni pervenute dagli studenti e dalle famiglie, si è tentato di adeguare la proposta in relazione alle esigenze di ogni età, distinguendo l’aiuto che si può fornire ai genitori dei bambini più piccoli, su cui inevitabilmente grava la maggior responsabilità della costruzione di una scuola a distanza; differenziando il numero di video conferenze e di video lezioni (queste ultime preferite dai liceali del triennio, più capaci di gestire il tempo e organizzare lo studio); valutando quali degli strumenti offerti dal digitale sono più adeguati a contenuti, metodi, linguaggi di ogni disciplina.
Come ha sottolineato una maestra, è infatti importantissimo immedesimarsi con famiglie e studenti, al fine di operare una continua verifica affinché la creatività e il desiderio di sperimentare nuove forme di comunicazione non finiscano per nuocere a chi dovrebbe riceverne beneficio.
La riflessione forse più impegnativa per i docenti è attualmente quella sulla revisione dei percorsi programmati per l’anno scolastico. Forma e contenuto sono infatti inscindibili: è impensabile che una nuova forma di scuola sia meccanicamente la traduzione in digitale di quanto si faceva in presenza. Alcuni obiettivi di apprendimento probabilmente non saranno raggiungibili quest’anno, e se ne perseguiranno altri, non previsti; alcuni contenuti necessitano di tempi più dilatati per essere affrontati e dunque occorrerà scegliere quali si ritengono davvero imperdibili: un docente si è detto “alla ricerca dell’essenziale degli essenziali”!
Molto si è discusso e lavorato su come organizzare l’orario della scuola a distanza, perché è impensabile mantenere quello in essere. E ancora si dovrà riflettere su cosa significa valutare gli apprendimenti in queste condizioni, perché quello che alla fine importa di più non sono le forme consolidate di voti e verifiche, ma ciò a cui essi servono: accertarsi che gli studenti stiano imparando.
La scuola a distanza si sta insomma rivelando una preziosa occasione per riflettere sull’esperienza didattica alla riscoperta del senso di contenuti, metodi e strumenti che l’abitudine e la scontatezza rischiano di far prevalere come forme invariate e invariabili. Nel capitolo IX di Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie la Duchessa dice: “take care of the sense, and the sounds will take care of themselves”. Bada al senso, e i suoni baderanno a sé stessi. Le forme, insomma, si troveranno se docenti, famiglie e studenti si aiuteranno a porre il senso come primo fattore a cui badare, lasciando da parte tutte quelle ansie da prestazione che normalmente affliggono la vita della scuola.
Ciò detto: abbiamo nostalgia della scuola in presenza e dei nostri studenti!