Le linee guida del ministero dell’Istruzione “per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative in tutte le istituzioni del sistema nazionale di istruzione per l’anno scolastico 2020/21” lasciano il sindacato insoddisfatto su molti passaggi. È necessario focalizzare l’attenzione su uno degli aspetti più delicati dell’attività didattica: la disabilità e l’inclusione scolastica.
All’interno delle linee guida non si affrontano due dei problemi principali: il primo è trovare soluzioni pratiche per far sì che l’alunno disabile o con Bisogni educativi speciali (Bes) non venga privato delle esperienze di socializzazione che la scuola gli deve garantire, in qualità di comunità educante; il secondo problema è la drammatica carenza di docenti di sostegno, molti nominati in genere ad anno scolastico avviato a causa di un sistema di nomine macchinoso che non garantisce spesso l’assegnazione agli alunni disabili e con bisogni educativi speciali di figure professionali specializzate di cui hanno diritto e necessità per poter affrontare il normale svolgimento dell’attività didattica.
Questo tipo di sistema scarica la sua inefficienza ed inefficacia sugli alunni più bisognosi e fragili e sulle loro famiglie, che pagano le conseguenze di un disservizio inaccettabile. Al di là del corretto riferimento a dispositivi aggiuntivi per garantire la sicurezza dei docenti non c’è l’indicazione di soluzioni per garantire una didattica efficace ed inclusiva in un momento critico come questo, che richiede un’attenzione particolare alle norme di sicurezza e al distanziamento fisico.
Nelle scuole superiori di secondo grado mediamente il rapporto insegnante di sostegno–studente disabile è 1 a 2, quindi ogni ragazzo è coperto per 9 ore su 27 di lezione. Come garantire un corretto rispetto delle norme igienico-sanitarie se non viene dal ministero l’indicazione che il rapporto si inverta, in caso di necessità sanitaria, o almeno si passi ad un rapporto ordinario di 1 a 1? E anche nel caso che questo rapporto venga rispettato, l’alunno non è coperto per tutto il tempo scuola ma solo per il numero delle ore assegnate al docente; per il resto è affidato agli insegnanti curriculari. La situazione è particolarmente drammatica nelle regioni del Nord, dove non solo non ci sono docenti abilitati, ma non si trovano nemmeno docenti senza titolo ed il turnover sui posti di sostegno è molto frequente a causa delle difficoltà che l’incarico comporta soprattutto per coloro che sono privi di una preparazione adeguata. Occorre al più presto specializzare nuovi docenti.
Nel documento si fa riferimento anche a tutti gli altri studenti Bes che non hanno il supporto di un insegnante specializzato e che sono sotto la responsabilità del solo docente curricolare. Studenti, non coperti dalla legge 104, che presentano uno o più disturbi specifici dell’apprendimento che richiederanno un’attenzione maggiore in un contesto di regole aumentate e costrittive. Queste esigenze dovranno essere oggetto di indicazioni precise a livello nazionale e non rimesse alla responsabilità della singola istituzione scolastica, perché si tratta di diritti all’apprendimento che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale in egual modo. Soprattutto se una nuova ondata di epidemia costringerà ad un utilizzo più massiccio, rispetto a quello residuale indicato dal ministero, della didattica a distanza.
Servono indicazioni chiare e assunzione di impegni, un potenziamento del personale di sostegno, una compresenza fissa in classe in tempo di post-Covid. Se il documento rinvia genericamente ad un accordo tra i soggetti interessati la scelta delle modalità di inclusione, queste non si potranno comunque implementare senza l’aumento della sorveglianza e della didattica specializzata, che però è di competenza del ministero, non di genitori e associazioni.
Inoltre questa implementazione deve essere prevista a monte, già da settembre, mentre il documento nella parte finale la rinvia allo scenario di un eventuale nuovo lockdown, quando dirigenti scolastici ed enti locali dovrebbero provvedere in modo autonomo e creativo a sostenere gli studenti in maggior difficoltà con operatori alla persona, che fungerebbero da badanti, non da insegnanti. Questa commistione di ruoli non è accettabile. I ragazzi disabili e con Bisogni educativi speciali devono poter avere garantita una continuità didattica in ogni contesto sia di normalità che di eccezionalità.
Tutto questo pone l’accento sulla necessità che siano effettuate le nomine in ruolo al più presto per garantire l’avvio ordinato del prossimo anno scolastico. Parallelamente bisogna nominare i docenti di sostegno che devono essere forniti di strumenti adeguati per lavorare in un ambito così delicato ed in un contesto così difficile. Nella scuola che la ministra Azzolina sogna, un posto privilegiato dovrebbe averla l’inclusione e l’attenzione verso i più deboli e bisognosi.
Dobbiamo sentire come nostri i problemi ed i bisogni degli alunni disabili e con Bisogni educativi speciali e delle loro famiglie, imparare ad ascoltarli ad accogliere le loro proposte. Attiviamoci affinché la riapertura delle scuole avvenga all’insegna di indicazioni chiare con l’aumento necessario di risorse umane, finanziarie e strumentali per garantire a tutti il diritto all’istruzione ma in particolare per includere gli alunni più fragili.