Il prossimo 29 agosto si terrà la riunione decisiva al Comitato Tecnico Scientifico per dirimere, al netto della situazione epidemiologica con l’aumento dei contagi, le decisioni finali rispetto alla riapertura delle scuole del 14 settembre: in attesa di quella data, domani il Cts dirimerà le linee guida per il protocollo di sicurezza non senza polemiche e nodi ancora tutti da risolvere nella discussione tra i diversi esperti, anche all’interno dello stesso Comitato. Se Ricciardi lancia l’allarme, Richeldi e Miozzo ritengono sia fattibile il rientro in classe non senza sacrifici e attenzioni che l’intero Paese dovrà affrontare nei prossimi giorni per abbassare il rialzo dei contagi: Crisanti critica il Governo nel non avere un piano serio in grado di contrastare davvero la confusione e il pericolo sicurezza sul Covid, mentre prosegue ancora la polemica sulla fake news dei sintomi in classe con le azioni decise dal Comitato Tecnico Scientifico (qui l’approfondimento, ndr). Intervistato da Sky Tg24, il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri aggiunge un dettaglio che al momento non è previsto nella bozza Cts-Iss: «Nel caso in una classe qualcuno risultasse positivo al Coronavirus, dovranno essere fatti i controlli a tutti. Potrebbe scattare una chiusura temporanea, ma poi la scuola riapre. Dal punto di vista sanitario dobbiamo essere rigidi, ma le scuole devono ripartire. Ci aspettiamo un aumento del numero dei contagi e dei focolai però con il virus dobbiamo convivere». Per quanto riguarda la responsabilità legale dei presidi invece, Sileri rilancia «a mio parere ci dovranno essere degli sgravi, va fatta una discussione da cui emerga qualcosa di chiaro».



MIUR “ALLIEVO CON SINTOMI A CASA CON LA FAMIGLIA”

Interviene direttamente il Ministero dell’Istruzione dopo le ultime fake news circolate sul web in merito alla bozza di protocollo Cts in merito al caso di un allievo con sintomi a scuola: il Miur ripropone quanto inserito nel proprio Protocollo Sicurezza, ovvero «si deve provvedere quanto prima possibile “al ritorno al proprio domicilio” e ad attivare i necessari protocolli sanitari per la sicurezza di tutti». Sui social erano circolate bozze in cui si leggeva esplicitamente «in caso di sintomatologia Covid negli alunni […] i genitori non potranno prelevare in alcun modo il proprio figlio da scuola che sarà affidato all’autorità sanitaria». Ecco, tale disposizione è falsa e viene riproposta in maniera diametralmente opposta tanto dal protocollo del Miur quanto dalle linee guida che domani saranno approvate dal Comitato Tecnico Scientifico sulla riapertura delle scuole. Intanto, il coordinatore del Cts Agostino Miozzo (Protezione Civile) intervistato da Rai News24 lancia un nuovo appello ai giovani per evitare rischi che potrebbero non far riaprire la scuola «serve prudenza e nuovi piccoli sforzi per evitare peggioramenti ulteriori. Quanto ci si distrae oggi viene poi pagato nei prossimi mesi».



BOZZA PROTOCOLLO CTS: LE NOVITÀ

La scuola deve riaprire ma non è che detto che riaprirà, quantomeno subito il 14 settembre: in queste ore la tensione al Miur e nel Governo è palpabile con l’aumento dei contagi in agosto che mette in discussione il piano della Ministra Lucia Azzolina per la riapertura a metà di settembre. Ieri la titolare dell’Istruzione ha ribadito che ad ogni costo la scuola riaprirà il 14, ma i tecnici del Cts e lo stesso Ministro Speranza si dicono non certissimi dei prossimi step che dovranno portare gli alunni al rientro in classe dopo 6 mesi di assenza forzata per lockdown ed estate. Domani sarà una giornata fondamentale con la riunione del Comitato Tecnico Scientifico che partorirà il nuovo protocollo definitivo da adottare per Miur, scuole e Asl per la riapertura delle scuole con tutte le dovute specifiche regole: oggi su Repubblica viene anticipata la bozza del protocollo con nel dettaglio tutti gli step da seguire in caso di contagio in classe e non solo. “Indicazioni per la gestione di casi e focolai di Sars-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia” si dovrebbe chiamare il protocollo in fase di produzione al Cts che domani verrà presentato al Ministero dell’Istruzione in attesa, parallelamente, ai dati sui contagi che nei prossimi giorni diranno se gli alunni potranno tornare in classe. Oggi, ad esempio, il consulente del Ministro Speranza ed ex Oms Walter Ricciardi – in una intervista al Messaggero – ha lanciato l’allarme, «Se nei prossimi giorni il numero dei contagi continuerà a crescere, c’è un problema serio da affrontare. Non è ipotizzabile solo la chiusura di aree con focolai, ma anche che non riaprano le scuole a settembre».



SCUOLA, LA BOZZA DEL PROTOCOLLO CTS

Tornando alla bozza del documento in preparazione del Cts, saranno normati tutti i casi specifici per i quali i modelli di comportamento in classe e nelle scuole dovranno essere seguiti alla lettera onde evitare il ritorno alla didattica a distanza: in primis, si intendi fornire «un supporto operativo per la preparazione, il monitoraggio e la risposta a potenziali focolai da Covid-19 collegati all’ambito scolastico adottando modalità razionali, condivise e coerenti sul territorio nazionale ed evitando frammentazione e disomogeneità», riporta la bozza del Cts citata su Repubblica. Se ci sarà un contagio di un alunno scatterà immediatamente la quarantena per tutta la classe ma non per la scuola intera: verranno messi in isolamento tutti quelli entrati in contatto nelle 48 ore precedenti all’alunno contagiato, per cui sia i compagni che i docenti che hanno fatto lezione. «Un singolo caso in una scuola non dovrebbe determinarne la chiusura soprattutto se la trasmissione nella comunità non è elevata», specifica il Cts anche se viene utilizzato il verbo condizionale, dunque non una garanzia al 100% della effettiva quarantena solo per la classe. Le scuole dovranno dotarsi di un registro speciale nel quale verrà monitorato il lavoro dei supplenti e gli spostamenti degli alunni in altre classi per svolgere determinate attività, mentre le famiglie dovranno comunicare ogni assenza per motivi sanitari in modo da avviare le eventuali indagini epidemiologiche.

COSA SUCCEDE IN CASO DI SINTOMI

Non solo, ai primi sintomi di uno studente in classe, il docente avvertirà il referente scolastico che provvederà subito ad avvisare i genitori: a quel punto però, l’alunno dovrà essere portato nella stanza di isolamento che dovrà essere predisposta in ogni scuola. Sempre in caso di sospetto contagio, lo studente dovrà indossare la mascherina, ma solo oltre i sei anni: dovrà essere assistito da un adulto (con mascherina e rispettando il distanziamento). I genitori a quel punto dovranno avvisare il medico di famiglia e questi avvertiranno la Asl di competenza, chiedendo il tampone. In caso di test positivo, scrive ancora il Cts, «si notifica il caso e si avvia la ricerca dei contatti e le azioni per la sanificazione straordinaria della struttura scolastica. Il referente dovrà comunicare al dipartimento di prevenzione l’elenco dei compagni di classe nonché degli insegnanti del caso confermato che sono stati a contatto nelle 48 ore precedenti l’insorgenza dei sintomi». Da ultimo, i contagiati saranno posti in quarantena per 14 giorni e scatterà la didattica a distanza per la classe – o parte di essa – soggetta in quarantena: nota bene della bozza, la DAD sarà attivata anche se la quarantena coinvolgerà uno e più docenti. Stesso iter avverrà se il docente risulterà positivo, mentre per arrivare a chiudere la scuola – prevede il Cts dopo l’allarme lanciato ieri dai presidi (oltre a tutti i dubbi sull’arrivo dei banchi “monoposto”) – «dovrà essere valutata dal dipartimento in base al numero di casi confermati e di eventuali cluster e del livello di circolazione del virus nella comunità».