Mentre in tutta Italia si stanno svolgendo gli esami di maturità, la notizia più interessante è che nella scuola c’è vita. A dispetto di tutte le magagne del nostro sistema scolastico, magagne che pur esistono e a volte sono davvero clamorose (nonché amplificate a dismisura dai media), nelle 50mila (circa) scuole di ogni ordine e grado disseminate sul territorio del nostro Paese germogliano e crescono delle esperienze didattico/educative che non possono non suscitare un soprassalto di stupore per come sono cariche di passione, di tenacia e di originalità.



È quanto emerge con evidenza scorrendo l’elenco delle esperienze didattiche che scuole di ogni ordine e grado hanno candidato alla quarta edizione del Festival nazionale dell’innovazione scolastica che si svolgerà a Valdobbiadene dal 6 all’8 settembre 2024.

C’è qualcosa di commovente, per esempio, nel racconto di ciò che è accaduto e accade nell’Istituto comprensivo di Palermo intitolato a Rita Borsellino: “Tutto è nato dalla difesa di un campetto di calcio nella grande piazza della Magione, a Palermo, dove Giovanni Falcone e Paolo Borsellino giocavano da ragazzini. È intorno a quel rettangolo di gioco (che il Comune voleva trasformare in un’area sgambamento cani), dove nel 2013 si svolse per protesta una mitica partita infinita, durata 24 ore, che la scuola e le famiglie si sono unite per bloccare il progetto ed elaborare una controproposta. Da allora, ogni problema che riguarda la scuola e il territorio viene affrontato insieme per trovare soluzioni e alleanze educative tra personale scolastico, genitori, associazioni, enti pubblici e privati e, col passare degli anni, gli eventi pubblici organizzati sono stati sempre più partecipati e consapevoli”.



“E pensi”, racconta orgogliosa al telefono Lucia Sorce, la dirigente scolastica, “siamo riusciti a far trasformare una strada pericolosa adiacente alla scuola in un’area pedonale, ora attrezzata con giochi e altro, tutto questo nel centro storico di Palermo…”. Dove si sa, come recita la battuta di Benigni, il problema principale è il traffico.

Per poi passare a Bolzano, all’altro capo della Penisola, dove la Scuola primaria “A. Manzoni” ha realizzato il progetto “Pinocchio Remix” in cui è stato realizzato “un gemellaggio internazionale fra scuole di diverso ordine e grado (infanzia, primaria e secondarie di primo e secondo grado) di vari Paesi d’Europa: Austria, Germania, Polonia, Estonia, Bulgaria e Grecia in cui è stata ‘remixata’ la storia di Pinocchio e, anche grazie alla collaborazione con famiglie, biblioteche e università, è stato prodotto un musical plurilingue e un videogioco SuperPinoBros”.



E così nell’Istituto statale superiore “Via Roma 298” di Guidonia, in Lazio, dove è stata allestita una mostra (sia fisica che digitale) che ha impegnato trasversalmente varie discipline quali la matematica, la musica, l’astronomia e la storia, coinvolgendo realtà aziendali del territorio e perfino il 60esimo Stormo dell’Aeronautica militare.

Queste e molte altre esperienze didattiche, che si potranno conoscere e approfondire dalla viva voce dei protagonisti al Festival di settembre, non sono progetti di una “riforma della scuola” sempre al di là da venire, ma sperimentazioni già messe in atto che, a guardar bene, presentano degli elementi comuni.

Primo: in un ambito difficile come quello scolastico, all’interno di un contesto sociale e culturale odierno, così dissestato e spesso drammatico, vi sono degli individui, delle persone, insegnanti e dei dirigenti scolastici, che non si rassegnano al grigiore che avanza fino a giungere al buio o al dilagare delle lamentazioni (“i giovani non sono più quelli di una volta”, “l’uso dei cellulari ha rovinato la generazione dei ragazzi”, ecc.), ma che si mettono in gioco e diventano delle vere e proprie sorgenti di energia di rinnovamento. E viene in mente il passo di Péguy sulla gemma, apparentemente impotente, che rinasce dal vecchio tronco, oppure il coro dell’Antigone di Sofocle che inneggia alla rinascita della persona: “Di molte specie è l’inquietante, ma nulla è più inquietante dell’uomo s’aderge”.

Secondo: l’innovazione non è nell’esito, ma nell’inizio. E l’inizio dell’innovazione scolastica è proprio nella collegialità, nel mettersi insieme di più insegnanti per cercare nuove modalità educative che possano essere di aiuto alla crescita dei loro alunni,  bambini/ragazzi che siano. Perché ogni sperimentazione, per sua natura, può avere esiti di grado diverso, ma nella collegialità che nasce attorno alla decisione di iniziare qualcosa di nuovo, nell’atto di mettersi insieme, in movimento, vi è qualcosa che ha il profumo della vittoria.

Terzo e ultimo: non c’è dinamica scolastica/educativa senza una co-progettazione con i soggetti sociali presenti sul territorio, siano essi istituzioni pubbliche, associazioni, imprese ed altro. Perché la scuola ha bisogno di un villaggio e la vera innovazione nasce in un contesto in cui si ha la curiosità e l’umiltà di guardare e dialogare con chi sta oltre il recinto del proprio cortile, perché forse vicino ad ogni scuola c’è un prato incolto che il Comune ha destinato ad altri scopi e su cui invece si possono giocare tante partite infinite.

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