Per fortuna il Governo è ritornato sui suoi passi e ha smentito la possibile decisione, riportata da alcune fonti di informazione e, cioè, che a breve si sarebbe tornati ai vecchi protocolli, per cui l’intera classe sarebbe andata in Dad con un solo contagiato. Se fosse accaduto, avremmo potuto avere conferma del fatto che in queste settimane sta mietendo più vittime la paura che il virus e che gli allarmismi sono davvero eccessivi e non fanno bene a nessuno, tanto meno al Paese.



La notizia era stata lanciata dall’Ansa, corredata dall’adesione di Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi, e sostenuta da un’affermazione del sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, secondo cui la decisione avrebbe avuto il plauso delle Regioni.

Il ministro Bianchi, probabilmente d’intesa con il presidente Draghi, ha invece virato a 360 gradi, assumendo la posizione più saggia della Dad del solo contagiato, conformemente alle dichiarazioni che aveva reso qualche giorno prima: “Stiamo lavorando non solo per evitare la Dad, che è stata un momento importante e che ha permesso a molti di avvicinarsi al digitale. Stiamo evitando questa idea della paura, questa idea di diffidare l’uno degli altri”.



Allora, signor ministro, le chiediamo di continuare a lavorare in questa direzione e non in quella opposta in cui pare vogliano dirigersi altri, senza ragioni al momento scientificamente valide, se non quella della “prudenza” o della paura o, forse, anche della rinuncia alla responsabilità.  Perché è evidente che se si tornasse in Dad con un solo contagiato per classe, nel giro di qualche settimana la scuola italiana sarebbe nuovamente in larghissima parte a distanza.

In questa prospettiva è sorprendente la posizione di chi, anziché compiacersi della decisione ministeriale, la critica, come ha fatto Giannelli, lamentando l’affidamento al personale scolastico della responsabilità dei controlli sulla diffusione del virus al posto dei Dipartimenti di prevenzione. Ora il tema dei controlli è reale ed è sacrosanto chiedere che i dirigenti scolastici non siano lasciati da soli a gestire la situazione. Ma allora si faccia sentire il peso dell’Associazione in questa direzione. Perché è davvero paradossale che chi dovrebbe rappresentare la scuola, anziché difenderne l’apertura, ne chieda la chiusura. Sono sicura che la gran parte dei dirigenti scolastici è invece convinta del contrario e, cioè, che la scuola debba rimanere aperta e che ognuno, per la sua parte, debba prendersi la responsabilità perché ciò accada e non si torni indietro.



Per concludere, a coloro che ormai sono diventati gli specialisti del “meglio evitare”, del “e se poi…”, vorrei porre quattro domande:

1) Quali sono i dati del contagio tra i ragazzi? Quanti dei contagiati giornalieri sono infra-dodicenni? Come si possono assumere decisioni drastiche senza evidenze di dati?

2) Siete consapevoli di cosa significhi per la scuola italiana tornare alla Dad? Avete la minima percezione dei disastri cognitivi, di apprendimento e relazionali dei lunghi lockdown di questi due anni?

3) Per quale motivo non si punta e non si reclama a gran voce la prevenzione, l’igiene, le mascherine, i tracciamenti, il distanziamento, e si va dritto, invece, alla chiusura?

4) Con quale coerenza si riporterebbe la scuola in Dad non preoccupandosi, invece, dei trasporti, delle palestre, dei cinema, o comunque di tutti i luoghi abitualmente frequentati anche dai ragazzi?

Da ultimo, vorrei che sempre quegli specialisti cominciassero a riflettere sul carico che addosserebbero non solo ai ragazzi che vogliono riportare in Dad, ma anche alle scuole (costrette ogni tre per due a cambiare regole), e non per ultimo alle famiglie che vedono all’orizzonte già nuovamente l’incubo della scuola a distanza, sotto tutti i punti di vista.

Insomma, se veramente ci tenete alla scuola, non richiudetela solo per paura. Se veramente ci tenete alla scuola, è arrivato il momento di dirlo con i fatti e non solo a parole.

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