“La Dad non venga applicata solo in zona rossa”: questo è il grido che si leva dalle Regioni, pronte a domandare al governo una revisione dei criteri e delle competenze sulla sospensione delle attività didattiche in presenza a scuola. I governatori, riunitisi nel pomeriggio odierno, sono concordi nel non limitare soltanto alle aree di colore rosso la possibilità per ciascun ente regionale di diramare ordinanze che riguardino lo stop delle lezioni in presenza, tanto da avere già predisposto un documento ad hoc sulla questione (su proposta della Campania) e da essere pronte a inoltrarlo ai vertici di Palazzo Chigi.



Come riporta il quotidiano “Il Mattino”, Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, il quale aveva fissato la Dad fino al 29 gennaio, con ordinanza cancellata dopo un giorno dal Tar su ricorso del governo centrale, avrebbe evidenziato “la gravità di non poter decidere e intervenire sui territori, si dovrebbe aprire una questione politica seria sull’argomento, in un periodo in cui sul Pnrr il governo ci passa sopra la testa”. Inoltre, “quasi tutti i presidenti e gli assessori presenti per delega si sono lamentati sulla mancanza di potere di ordinanze da parte dei governatori delle Regioni, in un periodo in cui invece possono farle i sindaci dei singoli Comuni”. Il testo del documento arà discusso nei prossimi giorni prima dell’invio a Roma.



SCUOLA E DAD: “NON SOLO IN ZONA ROSSA”. SUI VACCINI NEGLI ISTITUTI…

Mentre le Regioni discutono sulla zona rossa e la Dad, il presidente dell’associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, ai microfoni dell’agenzia stampa “ANSA” ha detto che il sodalizio che rappresenta è assolutamente d’accordo con la possibilità, ventilata dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, di creare hub vaccinali a scuola: “In questo modo credo che si riuscirebbe più rapidamente a raggiungere gli alunni. Ma non bisogna dimenticare di coinvolgere anche la rete dei pediatri, il cui consiglio per le famiglie è molto importante. Ricordo che quando eravamo piccoli i vaccini, che all’epoca erano obbligatori, si facevano a scuola. Si tratterebbe di riprendere una buona vecchia abitudine”.

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