Venerdì 11 marzo si è svolto il terzo incontro dei Pomeriggi Maturandi organizzati da Portofranco Milano. A tema si è messo il dramma dell’Afghanistan e a raccontarlo è intervenuto Alì Ehsani, autore di Stanotte guardiamo le stelle (Feltrinelli, 2016), scritto con Francesco Casolo da cui è stato tratto il pluripremiato cortometraggio Baradar con la regia di Beppe Tufarulo.
Dopo l’introduzione di Alberto Bonfanti che ha ricordato come quest’anno i Pomeriggi Maturandi abbiano lo scopo di presentare dei testimoni per indicare come affrontare i vari aspetti della realtà, ha preso la parola Costantino Leoni che ha fornito un inquadramento storico puntuale e intelligente dell’Afghanistan dalle origini fino agli anni Novanta, evidenziando la diversità e ricchezza di popolazioni presenti in un territorio strategico dell’Asia centrale. Dopo che i russi se ne sono andati, sconfitti, nel 1989, un rivolgimento ideologico e di potere ha portato a lotte fratricide, con l’affermazione violenta dei talebani.
Dopo Leoni, Alì Ehsani ha raccontato la sua drammatica vicenda. In un pomeriggio del 1999, quando aveva otto anni, Alì tornò da scuola, ma quando giunse dove sorgeva la sua casa trovò solo macerie e i suoi genitori uccisi. Il fratello 17enne gli propose di fuggire; da lì iniziarono un lungo viaggio durato 5 anni e segnato da due aspetti che contribuiranno a portarlo in Italia: da una parte un imprevisto di bontà, che gli aprirà sempre la strada anche nei momenti più bui, come la morte del fratello; dall’altra la sua determinazione, commovente quando con vigore ha motivato ai giovani la sua decisione a non mollare mai, come se fosse una decisione di ogni giorno.
Passando attraverso l’Iran, il Pakistan, la Turchia, la Grecia, Alì è arrivato da solo in Italia, sempre più cosciente che quel futuro migliore per cui era partito si stava pian piano realizzando. Il viaggio di Alì Ehsani ha un filo rosso che nel suo racconto è evidente: la certezza di una positività della vita, più forte della situazione drammatica in cui ha dovuto passare i primi anni della sua esistenza sotto la cappa pesante e opprimente di un potere dittatoriale.
Un altro aspetto di questa fuga da Kabul che lo ha portato in Italia e che per lui rappresenta un compito per l’oggi è aver sempre trovato qualcuno che si è preso cura di lui. Questo oggi lo motiva a prendersi cura di tutte le persone che incontra, come gli è accaduto quando si è trovato davanti un ragazzo che voleva andare a Ventimiglia ma non aveva i soldi; allora Alì glieli ha dati, perché lui stesso aveva trovato, a suo tempo, chi lo aveva aiutato. “Raccogli ciò che curi – ha commentato a questo proposito Alì – non ciò che semini. Se ci prendiamo cura di una persona vinciamo sempre”.
Quella di Alì Ehsani è anche un’emozionante storia di fede. Figlio di cristiani che per non metterlo in pericolo gli hanno comunicato la fede in Gesù a tratti e con discrezione, Alì ha ritrovato quella fede in Italia: incontrando delle comunità cristiane ha riscoperto la fede alla quale lo hanno educato i genitori.
La vicenda umana di Alì Ehsani è una testimonianza ai nostri giovani di oggi, dice loro di non mollare mai e di portare fino in fondo i propri sogni di libertà e di felicità. Avere incontrato lui e Costantino Leoni con coloro che affronteranno la maturità è stata certamente un’occasione per vedere più chiaro in una drammatica pagina di storia che fa vedere l’origine di ogni guerra, il potere che al posto di servire l’uomo lo assoggetta. Ancor di più è stata una possibilità di riconoscere ciò che oggi è quanto mai una sfida, quella di percorrere fino in fondo la strada suggerita dal proprio cuore e dal proprio desiderio di vivere meglio.
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