In un recente convegno, promosso dalla Pontificia accademia delle scienze sociali su “Educazione: il Patto globale”, Papa Francesco chiudeva il suo intervento con queste parole: “Non si può educare senza indurre alla bellezza, senza indurre il cuore alla bellezza. Forzando un po’ il discorso, oserei dire che un’educazione non è efficace se non sa creare poeti. Il cammino della bellezza è una sfida che si deve affrontare”.
È in questa prospettiva che nascono le iniziative della scuola, anche in questa pandemia, finalizzate all’educazione della e alla bellezza. Qui ne presentiamo una, dialogando con una sua promotrice, Nicoletta Laginestra, coordinatrice delle scuole primarie paritarie “La Carovana” e “Tommaso Pellegrini” di Modena.
Il Papa non si stanca di incoraggiare ad accettare la sfida e, quindi, a prendere sul serio un compito così importante e appassionante come quello dell’educazione delle future generazioni. L’educazione alla bellezza avviene ogni giorno. Perché allora dedicare pubblicamente una settimana all’anno come fate nella vostra scuola?
È vero: l’educazione alla bellezza dovrebbe avere tutti i giorni il primato, ma a volte rimane nascosta nelle routine, nel fare quotidiano. Ci sono momenti nella vita scolastica privilegiati, in cui la bellezza diventa desiderabile, per esempio i viaggi d’istruzione e le uscite didattiche, esperienze in cui la si attende, è più facile riconoscerla e accoglierla.
Come nascono nelle vostre scuole primarie i Giorni della Bellezza?
Nascono come proposta non solo per i bambini, ma anche per le famiglie. Prima della pandemia la scuola ha sempre offerto una vacanza sulla neve: proposta formativa, didattica e sportiva organizzata da alcuni insegnanti e genitori con lo scopo di condividere l’alleanza educativa scuola-famiglia. Alla vacanza non tutte le famiglie e gli alunni riuscivano a partecipare e le maestre preparavano, in parallelo per i bimbi che rimanevano in città, attività accattivanti, laboratori didattici volti a suscitare la meraviglia e il fascino della scoperta. In due anni ormai di emergenza sanitaria abbiamo rinunciato alle attività sulla neve, alle gite, alle uscite didattiche, ma non all’iniziativa laboratoriale. Abbiamo continuato a curare i Giorni della Bellezza con la programmazione di attività e attrattive concentrate in una settimana, offrendo ai nostri alunni la possibilità di aprire gli occhi, sollecitare la loro curiosità, stimolarli alla ricerca del bello e alla meraviglia della conoscenza attraverso una tematica.
Il punto di riferimento di questa attività quest’anno è Dante. Oltre alle celebrazioni del settecentenario della nascita, perché proprio Dante? Cosa c’entra con i bambini?
Dante, genio del suo tempo, rappresenta un uomo alla scoperta di se stesso e il viaggio alla scoperta di sé coinvolge il fare della nostra scuola. Dante in maniera esemplare riesce a comunicare questo e tutto converge verso un significato più ampio: l’esilio, la politica, la fede, l’amata, la sua vita, il suo sapere. Abbiamo interrogato Dante come egli interrogava le sue guide affinché il nostro viaggio della conoscenza potesse essere sempre più ricco di significato e di domande.
Può descriverci cosa e come avete coinvolto le singole classi dai più piccoli ai cosiddetti grandi?
Gli insegnanti delle rispettive classi hanno costruito un’Unità di apprendimento scegliendo una parte della Commedia da sviluppare con i propri alunni. Le attività interdisciplinari sono state legate agli obiettivi formativi di apprendimento curricolari dalle prime alle quinte. Il Collegio docenti ha redatto un programma il cui filo conduttore è stato il tema del camminare insieme al Sommo poeta: In viaggio con Dante. Il metodo narrativo è stato quello più usato dagli insegnanti in quasi tutte le classi: il racconto della vita del poeta e della Divina Commedia con modalità adeguate allo stile di apprendimento delle varie età degli alunni della primaria.
In concreto?
Le classi prime hanno ricevuto una lettera a sorpresa in cui il poeta si presentava e le maestre l’hanno letta indossando le vesti di Dante e la corona d’alloro, poi hanno realizzato un fascicoletto illustrato e creato stelle e costellazioni. Per le classi seconde e terze l’educatore, Marco, ex alunno del nostro istituto, ha interpretato Dante uscendo dalla biblioteca, attraversando il corridoio della scuola ed è entrato nelle classi con le tre cantiche.
Come non essere incuriositi, affascinati da un personaggio inconsueto che entra in classe?
Infatti è stato immediato porgli tante domande e l’attore ha raccontato così la sua vita, il suo incontro con Beatrice, il giorno più triste della sua vita, quando l’ha dovuta salutare per sempre e il desiderio di rivederla, ma anche lo smarrimento e l’incontro con Virgilio, il viaggio nell’aldilà e finalmente in Paradiso poter rivedere la Bellezza infinita e persino l’amata Beatrice. Nelle classi seconde i bimbi sono stati catturati dal mistero della selva oscura e l’hanno descritta, disegnata con le tre fiere, hanno capito le allegorie classiche attraverso il paragone con l’esperienza, che il male affascina, ma allo stesso tempo spaventa se si è soli e se non c’è qualcuno che ti allontana da esso. I più grandi sono entrati nella simbologia dei numeri con giochi matematici. Nell’ora di tecnologia hanno costruito l’identikit e il ritratto di Dante sviluppando alcuni obiettivi del Piano digitale. È stato inevitabile imparare a memoria e scrivere qualche terzina, riconoscere Dante come il padre della lingua italiana, soffermarsi in quarta sulle biografie e in quinta sulla figura di Ulisse fino a costruire un copione teatrale.
Cosa ci hanno guadagnato i bambini? Può citare qualche esempio?
I bambini nelle attività proposte hanno messo in atto le competenze sviluppate ed è sempre interessante vedere i propri alunni lavorare con gusto, sollecitati e stimolati dallo stupore. Sono scaturite numerose domande alle maestre, alla mamma e al papà sul bene e sul male, sulla libertà di scegliere l’uno o l’altro. La domanda più ricorrente è stata se il poeta ha fatto veramente quel viaggio nel regno dei morti, se l’aldilà esiste. In alcune classi i bimbi ancora chiedono che il racconto di Dante possa continuare fino alla fine dell’anno scolastico.
Come sono stati coinvolte le famiglie e come hanno reagito?
Le famiglie sono state coinvolte con una comunicazione attraverso la presentazione del Programma e nella descrizione della proposta nelle assemblee di classe. Abbiamo allestito una mostra degli elaborati lungo i corridoi della scuola e condiviso video, foto sulla piattaforma classroom, sui canali web della scuola e sul sito. Alcuni genitori hanno riportato alle maestre i racconti dei bambini a casa, entusiasti delle attività e delle esperienze fatte, le numerose domande profonde, scaturite in classe, sono state rivolte anche in famiglia. Una sete di conoscenza che non si è esaurita con il termine dei giorni dedicati al viaggio con Dante.
Insomma, un bilancio positivo?
Mi è capitato, subito dopo i Giorni della Bellezza, di sentire da molte insegnanti la frase “Ci volevano proprio questi giorni in viaggio con Dante”. Spero non sia l’attimo che fugge e che ci consola per un istante. Siamo tornati tra i banchi, sempre distanziati, dopo il mese di marzo in Dad e abbiamo vissuto la prima settimana in presenza incontrando Dante, un uomo illustre la cui vita non è stata facile, eppure dopo più di sette secoli le sue opere continuano a comunicarci che non possiamo non ricercare risposte alle domande di significato sull’esistenza. Il messaggio più grande di Dante alle numerose generazioni che lo hanno studiato è che il viaggio più insidioso non è mai privo di speranza.
Quale prospettive ha ora, nel quotidiano, in una particolare situazione come la pandemia?
Dopo l’esperienza dei Giorni della Bellezza a piccoli e grandi è rimasto il desiderio di continuare a fare scuola, di una didattica che possa alimentare il desiderio di imparare e che sia un imparare gioioso, non arido, ma volto a stimolare la ragione, il cuore e la manualità. Un evento storico drammatico come quello presente non ci ferma nell’avventura educativa, ci costringe a trovare nuove strade facendo tesoro del passato e cercando nuove risposte nel presente, integrando la tradizione con la riscoperta di nuovi strumenti. Siamo diventati più sensibili e non diamo più nulla per scontato, siamo capaci di riscoprire il piacere di essere a scuola e di non perdere occasioni, di continuare ad essere creativi nel rischio educativo.
(Rosario Mazzeo)
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