Caro direttore,
i risultati delle prove Invalsi sono molto preoccupanti: la comprensione di un testo in italiano è un problema per il 35% degli studenti. Vi è poi uno scarto tra Nord e Sud, che il ministro minimizza. Tutti sono d’accordo che bisogna correre ai ripari, ma nessuno che sappia indicare la strada. Io suggerirei un metodo semplice, quello di guardare la realtà. Che cosa succede oggi? Di fatto c’è una velocizzazione dei messaggi, per cui il messaggio in entrata è captato superficialmente e si è tesi a rispondere. Questo porta ad un indebolimento sia della capacità di comprendere la lingua sia di quella di dialogare. Oggi è in crisi questo e bisogna capire l’origine per rispondervi.



Io suggerirei a tutti di leggere una pagina del Senso Religioso di don Luigi Giussani che va al cuore della questione. Don Giussani evidenzia che lo smarrimento dell’uomo moderno lo porta a vivere in solitudine e con una grave incomunicabilità. In forza di questo scrive: “La comunicazione, il dialogo dove sorge? Da che cosa sorge? Il dialogo e la comunicazione sorgono dall’esperienza, la cui profondità è nella capacità di memoria: tanto più carico d’esperienza sono, tanto più son capace di parlarti, tanto più son capace di comunicare con te, tanto più nella tua posizione, arida o meno arida non importa, trovo connessione a quello che ho dentro io. Dialogo e comunicazione umana hanno radici nell’esperienza: infatti l’aridità, la flaccidità della convivenza, della convivenza delle comunità, da che cosa dipende se non dal fatto che troppo pochi possono dire di essere impegnati nell’esperienza, nella vita come esperienza? È il disimpegno della vita come esperienza che fa chiacchierare e non parlare. L’assenza di dialogo vero, questa aridità terribile nella comunicazione, questa incapacità a comunicare è pari solo al pettegolezzo”. 



È la questione seria di oggi: che cosa riduce la capacità di comprendere e di comunicare? Di certo non mancano le tecniche, che oggi sono più avanzate; ciò di cui oggi vi è più bisogno è l’esperienza, è il rapporto consapevole e critico con la realtà. 

Non si imparano tecniche per riuscire a padroneggiare la realtà: quando si fanno esperienze l’interesse muove a comprendere, e ciò di cui si fa esperienza affina le capacità di comunicazione.

Senza gusto del vivere non si fa più esperienza, senza esperienza tutto si inaridisce, il comprendere è vago, il parlare è una chiacchiera e non si comunica più. Bisogna ripartire dall’esperienza. È facendo esperienza che si diventa più capaci di comprendere e di comunicare. Bisogna riportare nell’orizzonte dei giovani le cose di cui è fatta la loro vita. Questa è la terapia anche per la lingua italiana. Per questo gli insegnanti devono ripartire dalla concretezza dell’esperienza, riservando a una fase successiva le loro metodologie.