Lo scorso maggio, la Svezia ha fatto marcia indietro sul digitale a scuola: dopo aver scelto infatti di adottare alcuni dispositivi, il governo ha annunciato il ritorno ai libri di testo cartacei. La motivazione? Il declino delle capacità di lettura e comprensione dei giovani svedesi, come rivelato dallo studio “Progress in international reading Literacy”. Da qui, la decisione del Ministro della Scuola. La decisione ha avuto però ripercussioni anche in Francia, “anche se la situazione nei due Paesi è molto diversa”, come rivelato da Jean Hubac, responsabile delle politiche educative presso la direzione generale dell’istruzione scolastica.



“Gli svedesi sono andati molto più avanti di noi. In Francia non esistono libri di testo digitali nella scuola di primo grado. Al college possono integrare le versioni cartacee. E nella scuola secondaria, vengono utilizzati sistematicamente solo in alcune regioni, come il Grand Est o l’Île-de-France, e molto spesso con doppia carta” ha sottolineato ancora Jean Hubac a La Croix. In Francia, sono le comunità a finanziare i libri di testo per la scuola primaria e secondaria e sono sempre loro che decidono anche la strategia digitale sul loro territorio in termini di attrezzature.



Il digitale in Francia

In Francia, la regione del Grand Est ha scelto di dotare la scuola con computer e libri di testo digitali. “L’obiettivo era ridurre le disuguaglianze sociali e migliorare l’apprendimento”, ha spiegato Olivier Lefort, insegnante di matematica in un liceo delle Ardenne. Al momento, però, il valore aggiunto dei libri di testo digitali non è dimostrato. Christophe Cailleaux, professore di storia e geografia nell’agglomerato di Digione, ha spiegato a La Croix: “I libri di testo digitali non corrispondono ad una domanda del settore”.

Per il rappresentante del Snes-FSU, il sindacato maggioritario dell’istruzione secondaria, le decisioni digitali vengono dall’alto e vengono prese senza consultare il personale docente. “In un liceo dell’accademia, abbiamo installato delle piastrelle digitali sul muro, come grandi tablet, senza che nessuno lo chiedesse. Di conseguenza, non vengono utilizzati. È un vero spreco di denaro pubblico” ha sottolineato. Qual è, allora, il ruolo dello Stato nelle strategie digitali a scuola? Per Franck Ramus, direttore della ricerca in scienze cognitive del CNRS, “alcuni dipartimenti e regioni hanno attrezzato le loro strutture senza una riflessione a monte sugli obiettivi formativi”. Anche i risultati sono contrastanti e anzi, i benefici nell’apprendimento sarebbero moderati, secondo il Centro nazionale per lo studio dei sistemi scolastici.