I punti caldi di un ritorno alla didattica in presenza sono ben delineati, dall’eccessivo affollamento delle aule a quello dei trasporti. C’è un modo semplice di affrontare davvero questi due problemi e provo a spiegarlo.

Immaginiamo di dividere gli alunni di una classe in due gruppi di circa dieci alunni. Un gruppo potrebbe svolgere le 6 ore normali di lezione dalle 8 alle 11 riducendo ogni ora a soli 30 minuti. La classe sarebbe semivuota e tutti i problemi di distanziamento sarebbero facilmente risolti.



Il secondo gruppo potrebbe entrare a scuola alle 11 circa e rimanere fino alle 14 che è la normale ora di termine delle lezioni ordinarie. Oppure il secondo gruppo potrebbe fare un percorso di tre ore pomeridiane stabilito secondo le preferenze di ogni istituto scolastico. Questa soluzione risolverebbe anche il problema dell’intasamento dei trasporti.



Non creerebbe problemi nemmeno sul piano sindacale, perché l’orario di lavoro dei docenti non dovrebbe essere cambiato rimanendo intatto il numero di ore di lezione settimanali da coprire.

Sento già le obiezioni di natura didattica circa l’eccessiva riduzione del tempo di lezione. Ma se siamo sinceri possiamo sicuramente superarle, perché sappiamo tutti che nella routine attuale delle lezioni scolastiche il tempo dedicato alle interrogazioni programmate, alle verifiche, alla soluzione delle controversie disciplinari ecc. occupa più di metà del tempo scuola. Inoltre si è detto mille volte che l’attenzione davvero ottenibile sulle lezioni si aggira intorno ai 20 minuti. Diverso è il discorso sulle esercitazioni. Ridurre quindi la mezz’ora alla sola lezione espositiva ed alla successiva conversazione o esercitazione non sarebbe difficile potendo anche accorpare due ore formando quindi un’ora reale con due dimezzate.



Ma volendo anche valorizzare il lavoro di verifica, si potrebbero collocare le interrogazioni programmate e le verifiche collettive in spazi pomeridiani appositamente dedicati col tempo docenza retribuito come lavoro eccedente. I soldi adesso non mancano di sicuro e sono abbondantemente spesi in cose inutili o comunque non risolutive.

Conosco le motivazioni profonde e forse indicibili che oggi tacitamente impediscono, ma speriamo si smetta, perfino di far affiorare nella mente l’idea di tempo scuola alunni e di lezioni ridotte. Davvero vogliamo far soffocare dai pregiudizi la flessibilità oggi assolutamente necessaria?

Se però il muro contro la riduzione anche solo per emergenza del tempo scuola fosse invalicabile si potrebbe comunque dividere le classi in due gruppi e a settimane alterne attuare la presenza in aula di ciascuna delle due parti lasciando l’altra a casa in didattica a distanza. In questo modo i danni della Dad sarebbero annullati, la socializzazione sarebbe comunque garantita ed anche la densità dei mezzi di trasporto protetta. In questo caso anche l’organizzazione ordinaria dei docenti sarebbe assolutamente identica al tempo ordinario.

È così difficile comprendere queste idee di sviluppo organizzativo? Forse è proprio la loro stupefacente semplicità ed efficacia che impedisce a coloro che sono convinti che l’emergenza richieda cervellotiche soluzioni, non solo di concepirle ma forse perfino di accettarle.

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