Gentile direttore,
a proposito di don Lorenzo Milani suggeriamo di leggere la sua lettera a un giovane comunista (rappresentante di un mondo che non c’è più).
Tra l’altro scriveva il priore di Barbiana: “Caro Pipetta, ma il giorno che avremo sfondata insieme la cancellata di qualche ricco parco, installata insieme la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordatene Pipetta, non ti fidar di me, quel giorno io ti tradirò. Quel giorno io non resterò là con te. Io ritornerò nella tua casuccia piovosa e puzzolente a pregare per te davanti al mio Signore crocifisso. Quando tu non avrai più né fame né sete, ricordatene Pipetta, quel giorno io ti tradirò. Quel giorno finalmente potrò cantare l’unico grido di vittoria degna d’un sacerdote di Cristo: ‘Beati i poveri….fame e sete’”.
Da dove don Lorenzo traeva la santa inquietudine che lo spingeva in tutto ad andare sempre oltre? Lo dice lui stesso: “Davanti al mio Signore crocifisso” (Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana, a cura di M. Gesualdi, Mondadori 1970).
L’attività educativa di don Lorenzo non era “contro” nessuno, non proponeva modelli alternativi di scuola, non perseguiva una strategia di modernizzazione della Chiesa, semplicemente difendeva i suoi ragazzi da una riduzione in atto dei loro desideri che già si profilava come l’attacco più subdolo del laicismo. La sua passione educativa nasceva semplicemente da uno sguardo diverso. Uno sguardo che si nutriva dell’amore a Gesù nell’esperienza vivente della Chiesa, amata dentro ed oltre le fragilità, perché solo, solo dalla Chiesa ed in Essa, riceveva i Sacramenti.
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