Coronavirus ed esame di Stato. Più passa il tempo, più diventa improbabile che la diffusione del coronavirus permetta riapertura delle scuole il 3 aprile 2020. Il virologo Roberto Burioni ha dichiarato al Corriere della Sera che se il picco di contagi raggiunge l’apice in questi giorni, diventerà solo evidente tra 10-15 giorni il reale ridimensionamento dell’epidemia. Proprio all’inizio di aprile gli esperti si dovrebbero quindi rendere conto che le misure di contenimento sono state efficaci, ma le condizioni per un’uscita dall’emergenza dovrebbero essere raggiunte solo più avanti, anche perché altri studiosi, come il professor Massimo Galli, responsabile di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, prevedono tempi più lunghi. Anche Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità ha fatto presente che l’ipotesi di una proroga della chiusura della scuole è all’ordine del giorno del governo.
Diventa allora sempre più probabile che la sospensione delle attività didattiche venga procrastinata almeno a dopo Pasqua, se non addirittura all’inizio di maggio. In merito il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina nelle ultime ore ha precisato di essere contraria al cosiddetto 6 politico a tutti e che l’anno scolastico non verrà allungato, sottovalutando la gravità della situazione in quanto solo un mese di scuola non sarà sufficiente per dare adeguate e congrue valutazioni. Le famiglie infatti davanti a eventuali bocciature potrebbero ricorrere al giudice adducendo il fatto che la scuola non ha garantito un’adeguata preparazione e valutazioni circostanziate.
Il problema dunque sussiste e dipende anche da quanto tempo intercorrerà tra la riapertura e la fine dell’anno scolastico, prevista tra il 6 e il 12 giugno 2020 (il calendario scolastico è deciso dalle Regioni).
Intanto è certo che sarà necessario un provvedimento legislativo del governo che deroghi l’obbligo per tutti gli ordini di scuola del limite dei 200 giorni di attività didattica, affinché l’anno scolastico abbia validità, come è accaduto in passato per le zone colpite dal terremoto.
Se comunque l’ipotesi di apertura a maggio fosse confermata, rimarrebbero poco più di 30 giorni per completare le attività e, alle superiori, fare le adeguate valutazioni per formulare il giudizio finale di promozione, bocciatura o sospensione del giudizio. In effetti il tempo rimasto sarebbe davvero risicato, per cui l’ipotesi già sostenuta da molti di allungare il tempo scuola a tutto il mese di giugno potrebbe diventare una necessità e forse due mesi per completare lo svolgimento delle attività formative potrebbero apparire sufficienti. Anche in questo caso sarebbero necessari indicazioni, decreti o note esplicative da parte del ministero, ma anche le delibere dei collegi docenti e dei consigli d’istituto.
Lasciando agli esperti la definizione del quadro giuridico, nonostante l’allungamento di un mese, rimarrebbe aperto il nodo degli esami di Stato, che dovrebbero essere spostati a luglio. Alcuni, come il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi, hanno proposto di tenerli nel mese di settembre, ma tale soluzione cozza con due fattori: primo, l’anno scolastico termina il 31 agosto con la chiusura delle attività inerenti e relative allo stesso anno e – secondo –, a settembre sono in corso tutte le attività di avvio del nuovo anno, con i docenti che nel frattempo sono andati in pensione, sono stati licenziati, come quelli a tempo determinato, oppure sono stati trasferiti. Non è inoltre da escludere da parte dei maturandi la questione delle iscrizioni all’università, i test d’ingresso e la scelta dell’ateneo. Il presidente dell’ Anp del Lazio Mario Rusconi ha fatto presente che la sua associazione sta valutando di chiedere solo commissioni interne, ma il problema del completamento delle attività didattiche non viene risolto.
Rimane sul campo la possibilità di prorogare la scuola sino a fine giugno, ipotesi sostenuta da Matteo Salvini già il mese scorso, ma con gli esami di terza media e di maturità necessariamente a luglio. Tuttavia anche in questo caso la lunghezza e la burocraticità dell’esame di quinta superiore, con tutti i vincoli di svolgimento, che in genere li fanno durare tra i 20 e i 25 giorni a seconda del numero dei candidati per commissione, dovrà prevedere delle modifiche tendenti alla semplificazione del percorso.
Ragioniamo su questa ipotesi ipotizzando una tempistica.
Se le attività ordinarie finissero a giugno ci vorrebbe almeno una settimana per tenere gli scrutini di tutte le classi, per cui l’esame potrebbe cominciare alla fine della prima decade di luglio. A questo punto si dovrebbe pensare a tempi di svolgimento più serrati, senza rinunciare alle prove scritte riducendo gli esami – circola anche questa ipotesi – solo a colloqui orali. Si potrebbe prevedere la nomina di supplenti alle commissioni sin da subito e svolgere le due prove scritte subito dopo la riunione preliminare. La correzione degli scritti, senza limiti e vincoli come ora, potrebbe essere completata prima della metà del mese, con inizio degli orali attorno al 15 luglio. Per ottenere tempi più stretti sarebbe necessario ovviare al vincolo di soli 5 candidati al giorno in orario mattutino e permettere un massimo di 8 con colloqui svolti anche nel pomeriggio.
In questo modo la commissione potrebbe esaminare 2 classi di circa 50 candidati in 6-7 giorni, che con gli scrutini finali porterebbe alla conclusione dell’iter nei giorni immediatamente successivi al 20 luglio.
Una soluzione che con tempi ridotti terrebbe insieme il valore culturale dell’esame di Stato, quello legale, senza la necessità di provvedimenti strutturali, ma solamente procedurali.
Si otterrebbe anche di non sminuirlo, con l’implicita impressione che i maturati del 2020 si siano sottoposti a un esame semplificato e di minor valore. In Italia solo nel 1940, allo scoppio della guerra, l’esame di Stato venne sospeso, ma il coronavirus, pur essendo una sfida globale, non sembra avere le dimensioni di un conflitto come la seconda guerra mondiale.