Dopo anni di scarsa conoscenza e informazione – e forse anche scarsa considerazione-, negli ultimi mesi il sistema degli Istituti tecnici superiori è balzato agli onori della cronaca sui media più importanti. Non c’è giornale o trasmissione radiotelevisiva che non dedichi reportage e articoli che descrivono le esperienze di successo delle varie fondazioni e gli elevatissimi tassi di occupabilità confrontandoli con i numeri che descrivono la carenza di tecnici nelle nostre aziende.
D’altra parte, il paragone impietoso con gli analoghi sistemi d’oltralpe, che vedono una frequenza a questo segmento della formazione enormemente più elevata di quella italiana, ha sicuramente e finalmente destato l’interesse dei decisori politici e di quanti a oggi non avevano prestato troppa attenzione all’innovazione formativa introdotta.
Le stesse associazioni datoriali, non sempre costanti nel tempo nell’appoggio agli ITS, hanno fugato dubbi interni spingendo in modo deciso sullo sviluppo del sistema.
Un grande aiuto a questa nuova e importante considerazione del segmento terziario professionalizzante è stato dato “in primis” dal Premier Draghi che, citando Gli ITS come cardine insostituibile della formazione tecnica dei giovani, nel suo discorso di insediamento, ha indotto i più a interessarsi della cosa. Anche poi le successive visite del presidente del Consiglio e di altri esponenti del Governo alle sedi di fondazioni ITS hanno contribuito in modo determinante, unitamente al costante impegno locale delle Regioni e dei singoli ITS, a costruire una immagine di qualità basata sulla qualità della didattica, sull’innovazione e sui dati di occupabilità.
Parallelamente due pilastri istituzionali che avrebbero dovuto accompagnare in modo rapido questo sviluppo non hanno avuto un cammino altrettanto spedito. Si tratta della nuova legge di riordino del sistema ITS e della riorganizzazione del ministero dell’Istruzione, con la costituzione di una Direzione generale dedicata agli ITS.
La nuova legge che lo scorso anno aveva avuto un rapido percorso di commissione alla Camera dei deputati e un’altrettanto rapida approvazione su un testo ampiamente condiviso, si è impantanata al Senato dove la discussione in commissione ha comportato numerose audizioni e altrettanto corpose modifiche al testo sulle quali il dibattito politico si è protratto per mesi senza essere ancora oggi arrivato a un’approvazione in aula.
Nel testo licenziato dalla commissione del Senato, che poi è stato oggetto di una serie di emendamenti sostanziali, le novità introdotte sono in buona parte positive per gli ITS, ma in alcuni punti si evidenzia l’intervento di categorie interessate più a interessi di parte che al reale sviluppo del sistema. Un esempio per tutti è l’introduzione nella “governance” delle fondazioni di una figura anacronistica denominata “direttore didattico” (reminiscenza forse della scuola elementare degli anni Sessanta), rappresentato da un dirigente scolastico di scuola superiore, che dovrebbe garantire la qualità della didattica erogata, mentre è stata tolta la figura realmente a oggi operativa nelle fondazioni del Direttore generale (Segretario generale), che al contrario risulta necessaria per gestire operativamente il complesso sistema della fondazione di partecipazione.
Le motivazioni di tale proposta risultano incomprensibili se si pensa che attualmente i dirigenti scolastici sono impegnati a tempo pieno nella conduzione delle scuole secondarie superiori e che spesso la loro conoscenza del mondo dell’impresa è alquanto superficiale. A una prima valutazione sembra che per motivi corporativi-sindacali si sia voluto prevedere una dipendenza degli ITS dalla scuola superiore, dimenticando che il segmento coperto dagli ITS è quello terziario e che questi, come le Università, godono di una loro autonomia e identità. Si è sempre unanimemente riconosciuto, infatti, il principio che gli ITS non debbano essere il 6° e 7° anno della scuola superiore.
Oggi sembra che un accordo tra i partiti su alcuni importanti emendamenti da accogliere sia stato concluso e che il testo definitivo venga licenziato al Senato per poi tornare alla Camera entro fine aprile. La speranza è che la ragione prevalga e che, tenuto conto che per l’applicazione la nuova legge ha la necessità di un numero elevato di decreti attuativi (si dice 18), l’iter parlamentare si chiuda al più presto. Non è da dimenticare anche il fatto che l’approvazione è funzionale alla destinazione dei fondi dedicati del Pnrr (circa 1,5 miliardi di euro) che un ulteriore ritardo rischia di rendere non più utilizzabili.
Notizie migliori sembrano venire dal ministero dell’Istruzione, dove si è concluso l’iter formale per la costituzione della Direzione generale, con relativo organico, per l’Istruzione Professionale e gli ITS. Tale direzione era stata soppressa circa dieci anni fa nell’ambito della riorganizzazione finalizzata alla “spending review”, facendola confluire nella Direzione generale per gli Ordinamenti. Ora opportunamente si è inteso ripristinare al ministero dell’Istruzione un organico dedicato che possa ben gestire un sistema complesso in evoluzione. Anche qui i tempi per l’organizzazione sembrano lunghi, ma la strada corretta è stata imboccata.
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