Il libro di Donatella Morelli e José Rodelgo-Bueno, Educare secondo don Giussani (Morcelliana-Scholé, 2024), merita per più di un motivo di essere letto. E di essere letto non solo dai professori, ma anche dagli educatori, in primis i genitori, e sostanzialmente da tutti. Ovviamente il tema educativo lo attraversa dalla prima all’ultima pagina, ma le testimonianze e i racconti riportati non sono riservati agli “esperti” dell’educazione.
Si apre con una Prefazione di Davide Prosperi che suggeriamo di leggere interamente. Ne citiamo solo uno stralcio. Questo volume è “l’occasione di raccontare in modo semplice ma significativo il metodo educativo proposto da don Giussani, attraverso testimonianze di adulti del nostro tempo che hanno deciso di rischiare un giudizio sulla propria esperienza professionale – in questo caso nel campo educativo – alla luce della loro esperienza di fede. Per don Giussani l’educazione non è soltanto una trasmissione di nozioni, ma è la comunicazione di un bene, di una positività. E questa trasmissione avviene da persona a persona, da un soggetto che ha una certa esperienza da comunicare a un soggetto che si paragona con questa esperienza. Il frutto è la crescita e lo sviluppo dell’umano, è la possibilità di un cammino verso il compimento della propria umanità”.
Seguire il metodo di don Giussani è l’ipotesi che ha guidato i curatori del testo nella loro esperienza personale e professionale.
Si tratta di Donatella Morelli, dirigente scolastica, la quale ha collaborato con il Miur per l’attuazione di sperimentazioni didattiche e ha realizzato progetti educativi e di formazione docenti, e José Rodelgo-Bueno, che è stato preside della Saint Brendan High School di Miami, Usa. I due autori vivono addirittura in due continenti diversi, ma li unisce lo stesso desiderio di trasmettere la proposta educativa originata dal carisma di Giussani nelle scuole da loro dirette: il Liceo “Talisio Tirinnanzi” di Legnano (Milano) e la Saint Brendan High School di Miami (Florida).
Il testo raccoglie testimonianze, non teorizzazioni sulla scuola, di donne e uomini che hanno riconosciuto innanzitutto don Giussani come maestro; quindi sono testimoni che, avendo sperimentato personalmente questo metodo, lo hanno applicato in modi diversi e creativi, e pertanto sono in grado di comunicarlo con autorevolezza.
Questi docenti e dirigenti scolastici, ma anche alunni di don Giussani, sono innanzitutto testimoni di una esperienza che ancora continua e documentano un rapporto di paternità tra chi educa e chi è educato, esemplificano il suo metodo educativo, testimoniando un nuovo modo di intendere la professione docente fino alla selezione dei contenuti della propria disciplina.
Per rendersi conto di tutto ciò basta leggere con attenzione l’indice del volume e comprenderne la divisione in quattro parti.
La prima ha per titolo: “La vita nella classe, le discipline e il loro insegnamento”. Questa è certamente quella rivolta maggiormente ai docenti perché è un bell’elenco ed esempio di racconti di professori che si sono confrontati nel corso della loro esperienza scolastica con il metodo di don Giussani e il contenuto delle proprie materie. Così c’è chi racconta del proprio insegnamento della matematica, della letteratura italiana, della biologia, della chimica, della fisica, del diritto e via dicendo fino all’insegnamento della religione. Emerge la fatica, l’impegno, ma anche la bellezza di entrare nel merito dei contenuti delle singole materie con quanto ciascuno ha visto e imparato attraverso il metodo educativo di don Giussani.
Il soggetto della seconda parte è la scuola e le sue figure professionali. La parola passa al rettore o al dirigente, e poi si parla dell’esperienza nella scuola primaria e dell’infanzia, del valore del rapporto personale nel processo educativo, fino a giungere all’origine delle scuole libere.
Il tema della terza parte è: “La vita oltre la scuola: tutto ci interessa”. In tal modo l’orizzonte si allarga a quanto dal metodo applicato all’insegnamento è nato fuori dalla scuola. Si racconta dell’esperienza di Gioventù Studentesca, di Portofranco, dei ragazzi del Graal, e tanto altro.
Si finisce offrendo al lettore nella quarta parte la testimonianza di alcuni (pochi purtroppo, in verità) di coloro che conobbero don Giussani quando erano studenti e che hanno poi svolto e proseguito la propria attività professionale anche al di fuori della scuola.
Vi sono molte pagine in cui si racconta di come sono nate esperienze di gestione di scuole non statali a Milano e in Lombardia. Tantissime faticose ed esaltanti esperienze di genitori, insegnanti, sacerdoti, educatori che hanno rilevato o scuole preesistenti o dato vita a esperienze del tutto nuove, dalla materna al liceo. Un varietà di storie che evidenziano quanto sia importante non solo per le famiglie, ma per tutta la società e quindi anche per la scuola statale, che vi siano luoghi educativi lasciati alla iniziativa di soggetti diversi dallo Stato che, nel rispetto delle norme da esso dettate, possano esprimere esperienze educative dentro la scuola, sotto la piena responsabilità di chi le dirige.
Proprio queste pagine aprono due questioni che in conclusione merita evidenziare.
La prima questione è tutta italiana e riguarda lo scarso sostegno, quando non è un aperto contrasto, che in Italia è riservato alle scuole paritarie. In tutti gli Stati europei c’è spazio e sostegno per le scuole che non siano gestite direttamente dallo Stato. In Italia questa battaglia forse non sarà mai vinta. Tralasciamo per brevità i motivi storici e ideologici che ne stanno alla base. Questo libro può aiutare a comprendere come queste esperienze siano di aiuto a tutta la società e non appena alle famiglie dei ragazzi che le frequentano.
La seconda questione è piuttosto un auspicio. Il libro non travalica nel racconto il limite geografico della Lombardia. Sono centinaia le esperienze simili che sono presenti in tutta Italia. Piccoli asili sperduti tra le montagne e grandi istituti presenti nelle più grandi città, con centinaia o migliaia di studenti che le frequentano. Anche questo è “merito” di don Giussani e proprio per rispetto della sua persona e della sua testimonianza qualcuno dovrebbe scrivere una sorta di secondo volume come seguito di questo primo, per altro molto bello. Lo attendiamo con trepidazione.
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