Nello scorso mese di settembre, il ministero dell’Istruzione e del Merito ha emanato le nuove Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica. Il compito per gli educatori è ripensare ed attuare il curricolo per favorire la crescita culturale e sociale dei ragazzi, oggi più che mai a rischio di crisi.

“L’educazione civica rappresenta una sfida educativa che, nel dialogo quotidiano tra docenti e studenti, interessa tutti gli insegnamenti di una ‘scuola costituzionale’ in prima linea nella formazione di cittadini consapevoli e responsabili” ha dichiarato il ministro Valditara.



È dunque imprescindibile il legame efficace tra educazione civica e dialogo educativo. Ci ritorna in mente il recente film La sala professori di İlker Çatak, riproposto in questi giorni sul piccolo schermo. Nel film si affronta il problema della devianza nei contesti scolastici. In un istituto tedesco, in sala professori si verificano dei furti; la professoressa di matematica cerca i responsabili, coinvolgendo nella ricerca della verità i suoi alunni di scuola media e le loro famiglie. A partire dagli atti criminosi commessi, la trama si dipana mettendo in luce le contraddizioni esistenti tra gli adulti – personale scolastico e genitori – che esitano a trovare una strada comune per affrontare la realtà ed il rischio educativo insito in essa.



Di fronte al pericolo della devianza, nel film gli adulti appaiono in difficoltà, orientano le proprie azioni sulla base del pregiudizio, rimediando forti contestazioni dai ragazzi e non riuscendo a mettersi veramente in gioco per rendersi credibili. Le problematiche educative sollevate dall’opera cinematografica sono veramente attuali. In particolare, le scelte compiute dagli adulti e dai ragazzi portano alla luce questioni delicate in tema di educazione alla cittadinanza responsabile.

Per giudicare ed agire, l’adulto ha la consapevolezza che occorre impegnarsi nell’ascolto, per comprendere e conoscere il vivere profondo dei ragazzi? Ed ancora, come fare a educare alla giustizia e alla legalità quando la relazione che si costruisce nella comunità scolastica non riesce ad essere autentica? Possono gli insegnanti riportare la soluzione delle problematiche di condotta all’applicazione di una regola votata dalla maggioranza? Formulare un giudizio, punire, perdonare possono incarnare un’esperienza educativa se non recano in sé un valore riparatorio e generativo?



Queste sono le questioni chiave da affrontare nel redigere un Curricolo di educazione civica che si fondi sulla relazione autentica di cura ed attenzione educativa.

Anche la ricerca internazionale (Citizen education at school in Europe, 2017, Eurydice report) sottolinea come tra le competenze dei docenti in tema di educazione civica vi sia la capacità di incoraggiare dibattiti in classe in cui ognuno possa parlare liberamente e pensare in modo critico, come pure la capacità di creare occasioni di interazione sia nella vita scolastica quotidiana, assegnando agli studenti ruoli e responsabilità relativi alla gestione della classe, sia nel dialogo con la società civile e le istituzioni, per offrire agli alunni l’opportunità di essere coinvolti in questioni relative alla cittadinanza nelle loro comunità ed oltre.

Le scuole sanno che si tratta di un compito complesso ed impegnativo. Ma una luce dal passato illumina la via del presente. Nel decreto del Presidente della Repubblica n. 585 del 1958 Programmi per l’insegnamento dell’educazione civica, l’allora ministro della Pubblica Istruzione Aldo Moro già scriveva: “L’educazione civica si propone di soddisfare l’esigenza che tra Scuola e Vita si creino rapporti di mutua collaborazione”.

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