È stata da poco pubblicata la legge 20 agosto 2019 n. 92, contenente l’introduzione – o, se si preferisce, la reintroduzione – dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica. Partendo dall’idea che essa contribuisca alla formazione di cittadini responsabili e attivi e alla promozione della partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale e sociale delle comunità, nel rispetto delle regole, dei diritti e dei doveri (art. 1), la legge ha stabilito che, a decorrere dal 1° settembre del primo anno scolastico successivo alla sua entrata in vigore, sia istituito, nel primo e nel secondo ciclo di istruzione, l’insegnamento trasversale dell’educazione civica (art. 2), per sviluppare la conoscenza e la comprensione delle strutture e dei profili sociali, economici, giuridici, civili e ambientali della società.



Il tema dei profili civici nei programmi scolastici, e, più in generale, dell’insegnamento di principi e valori inerenti la convivenza e la cittadinanza, è questione che ha conosciuto, nel nostro Paese, varie fasi, i cui momenti iniziali si collocano, in epoca repubblicana, negli anni di poco successivi all’entrata in vigore della Costituzione, con il dPR 14 giugno 1955 n. 503, e, soprattutto, con il dPR 13 giugno 1958 n. 585 (a firma di Gronchi, allora capo dello Stato, e di Moro, nella veste di ministro per la Pubblica istruzione).



Nelle tappe successive l’insegnamento ha subito cambiamenti di impostazione e denominazione, fino ad arrivare, tra realizzazioni in genere non particolarmente soddisfacenti, all’introduzione, una decina d’anni fa, di “Cittadinanza e Costituzione”, ad opera del decreto legge n. 137/2008, convertito, con modificazioni, nella legge n. 169/2008.

La legge n. 92/2019 torna alla “educazione civica” e l’approccio all’organizzazione dell’insegnamento è fortemente ispirato alla sua integrazione nei curricoli nazionali come tema cross-curricolare (non integrato in altre discipline o quale materia a sé stante), reso evidente dall’insistito richiamo al carattere “trasversale” dell’insegnamento stesso. Una trasversalità all’interno degli ordinamenti scolastici cui si aggiunge, sul versante per così dire esterno, l’interazione con le famiglie degli studenti, con esperienze extrascolastiche (soggetti istituzionali, mondo del volontariato e del terzo settore) e con gli enti territoriali, segnatamente i comuni.



Dal punto di vista dei tempi, la scelta del legislatore è per un monte ore particolarmente cospicuo, addirittura fissato soltanto nel minimo: non inferiore a 33 ore annue (corrispondenti a 1 ora a settimana). Sulla base dell’esperienza applicativa, non viene esclusa, per il futuro, la prospettiva dell’eventuale modifica dei quadri orari che aggiunga l’ora di insegnamento di educazione civica.

Quanto ai contenuti, la scelta è stata per un elenco dall’ampiezza quasi disarmante: dalla Costituzione alle istituzioni dell’Unione Europea, dall’Agenda per lo sviluppo sostenibile all’educazione alla cittadinanza digitale, dall’educazione ambientale a quella alla legalità, dall’educazione al rispetto del patrimonio culturale alla formazione in materia di protezione civile, dall’educazione stradale a quella alla salute, fino all’educazione al volontariato. Spicca, semmai, ciò che non compare, si pensi alle questioni della parità, prima tra tutte quella di genere. Tutto ciò può legittimamente ingenerare più di una riserva in termini di fattibilità, anche alla luce del quadro di scelte complessive, basato sulla clausola di invarianza finanziaria e sul divieto di incrementi o modifiche dell’organico del personale scolastico.

Ma vi sarà forse più tempo per riflettere sulla nuova educazione civica.

La legge ha infatti stabilito che l’insegnamento venga istituito “a decorrere dal 1° settembre del primo anno scolastico successivo all’entrata in vigore” di essa. Ebbene, in questa (all’apparenza) piana previsione normativa si è nascosta un’insidia non banale.

La definitiva approvazione in sede parlamentare si è avuta il 1° agosto, con la possibilità, dunque, almeno in astratto, di veder istituito il nuovo insegnamento a far data dal 1° settembre 2019, con l’avvio dell’anno scolastico 2019-2020. La legge porta, però, la data del 20 agosto ed è stata pubblicata nella Gazzetta ufficiale n. 195 del giorno 21 agosto. Non disponendo nulla al riguardo, il testo è destinato ad entrare in vigore il quindicesimo giorno successivo alla sua pubblicazione (come stabilisce l’art. 73 della Costituzione), vale a dire il 5 settembre 2019.

La conseguenza, sul piano giuridico-costituzionale, non può che essere la decorrenza dell’istituzione del nuovo insegnamento a far data dal 1° settembre 2020.

Non è dato conoscere se si sia trattato, o meno, di un effetto voluto, forse in ragione delle novità introdotte e delle conseguenze che il nuovo insegnamento avrebbe determinato sull’organizzazione degli istituti scolastici. Certo è che questo sembra costituire, a tutti gli effetti, una falsa partenza del nuovo corso dell’educazione civica nel nostro Paese. Vedremo se, e come, vi porrà rimedio l’iniziativa del ministro Bussetti, che ha inviato in questi giorni al Consiglio Superiore della pubblica istruzione, per il parere, un decreto che dovrebbe consentire, fin da quest’anno, l’avvio dell’insegnamento obbligatorio dell’educazione civica attraverso una sperimentazione nazionale in tutte le scuole del primo e secondo ciclo del sistema nazionale di istruzione.