I recenti fatti accaduti in seno alla Federazione Ginnastica, le relative denunce e il rilievo mediatico suscitato hanno riportato alla ribalta quale sia il valore dello sport in generale, ma soprattutto dello sport di alto livello agonistico.
Senza entrare nel merito di quanto accaduto, non avendo alcun dato oggettivo per giudicare, desidero però intervenire per proporre alcune sottolineature che mi sembrano fondamentali e che valgono per lo sport e non solo. Mi sembra infatti che i temi sollecitati siano importanti per i giovani che praticano sport, per le loro famiglie, per i loro allenatori, ma anche per i loro insegnanti, trattandosi di educazione e non solo di allenamento.
L’emergenza educativa, così evidente nella società di oggi, riguarda infatti tutti gli ambiti in cui i ragazzi trascorrono il loro tempo, e tutte le sfide che il ragazzo affronta sottendono in ultima analisi una domanda di felicità.
L’educazione ha quindi il grande compito di accompagnare ciascun ragazzo a scoprire il senso della propria vita, compito che tutti i soggetti adulti, che gravitano intorno a lui, sono chiamati a svolgere.
Il ragazzo, non potendo fare questo percorso in autonomia, ha bisogno di essere accompagnato da adulti consapevoli che non basta fare sport perché siano trasmessi dei valori e che siano vigili sul problema educativo.
L’allenamento ha infatti le stesse dinamiche delle sfide della vita reale: è uno dei momenti in cui si giocano le scelte e la crescita della persona.
Lo sport deve diventare occasione per accendere, in chi lo pratica, le domande che muovono la vita, e se i ragazzi avranno la fortuna di avere davanti degli adulti consapevoli di ciò, avranno l’occasione di far crescere queste domande.
Noi adulti sappiamo che non è lo sport che può riempire la vita, ma a volte siamo disonesti e fingiamo che sia così.
Proponendo ai ragazzi delle proprie società o ai propri figli una visione falsa dello sport quale chiave del successo personale ed economico, come se fossero questi gli ingredienti in grado di soddisfare ogni attesa del cuore, rischiamo di esercitare su di loro un vero tradimento. “Lo sport non può diventare l’assoluto della vita dei ragazzi, di cosa vivrà l’atleta se non ha riempito la sua vita di altri contenuti?” (don Alessio Albertini).
Lo sport ad ogni livello, e a maggior ragione nell’alto livello agonistico, richiede regole, sacrifici, grande impegno e questi sono inevitabili per raggiungere gli obiettivi prefissati. La sfida è aiutare gli atleti a fare un’esperienza conciliabile con la propria libertà, percorrendo un cammino di crescita, fino a scoprire che non c’è contrasto tra il rispetto delle regole, il sacrificio dell’allenamento, la lontananza da casa e dagli amici, la dedizione, e la possibilità di vivere con gusto un’esperienza umana di libertà.
Un allenatore che abbia chiaro il suo ruolo educativo può aiutare l’atleta a scoprire il proprio talento e a metterlo a frutto con soddisfazione e validi risultati, ma anche a formare una umanità grande, come uomini e come donne.
Questo ci testimonia in una bella intervista Sofia Raffaeli, all’indomani delle sue medaglie mondiali e dei suoi risultati unici per la ginnastica ritmica italiana. “Con Julieta Cantaluppi (la sua allenatrice, nda), ho un rapporto molto speciale, è una persona molto determinata e ha contribuito alla mia crescita anche come persona, non lasciandomi mai da sola. Ogni tanto capita qualche screzio ed io la prendo sul personale, ma sono consapevole che tutto quello che mi dice è sempre per il mio bene. È una persona straordinaria e quando insegna ci mette il cuore. Riesce a trasformare i nostri esercizi in capolavori”; ed ancora, rispetto al sacrificio: “non ho dovuto rinunciare a nulla della mia vita privata, mi piace stare in palestra, vivere e studiare con le mie compagne, siamo una famiglia, prendermi cura delle più piccole. Ho imparato presto ad essere autonoma e a gestire il mio tempo. Mi piace leggere romanzi ed ascoltare musica. Se c’è la passione nulla è sacrificio”.
Lo sport diventa così il terreno di incontro tra la libertà e la disciplina, l’opportunità per imparare dallo sport a vivere, a cercare la bellezza in tutto ciò che si fa.
L’ambiente sportivo deve mettersi al servizio dei ragazzi per aiutarli a vedere dentro di sé e a diventare grandi nello sport, nella scuola, nella vita. Allora tutto diventa occasione di crescita: l’errore, l’agonismo, le vittorie, le sconfitte.
Lo sport ha le stesse caratteristiche della vita: devi saper recuperare l’errore, metterci tutto l’io, tutto l’impegno, la disciplina, la forza di vincere la fatica, la capacità di godere della vittoria, di accettare la sconfitta, di affrontare la durezza di certi momenti e di certi allenamenti.
Se l’adulto lavora per favorire nell’atleta la bella esperienza della libertà e dell’importanza del proprio apporto come espressione di sé, il ragazzo capirà che c’è una convenienza a seguire le proposte e le indicazioni dell’allenatore. Si creerà un rapporto tale di fiducia tra i due che determinerà il confronto anche sulle scelte relative agli impegni della vita, che si intrecciano con quelli della propria attività agonistica.
I genitori sono parte fondamentale per sostenere questo percorso e favorire un rapporto libero dei propri figli con gli adulti che fanno parte dell’ambito sportivo perché il ragazzo non si percepisca “costretto” e soprattutto “intrappolato” in situazioni che ne determinino una sofferenza di qualunque tipo. Proprio come appare dalle interviste delle ginnaste coinvolte nei fatti di cronaca recenti.
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