Su queste colonne sono apparsi di recente contributi relativi all’esame di Stato che conclude il primo ciclo di studi. Come è noto, quello che avrà luogo nel prossimo mese di giugno sarà il secondo esame a essere organizzato secondo le nuove regole introdotte, in particolare, dal Dm 741/2017; si tratta della prima occasione in cui far tesoro dell’esperienza dello scorso anno e verificare se le scelte che le scuole hanno attuato possono essere riproposte oppure è bene che siano riviste.
È interessante, in questo senso, leggere il rapporto steso a cura dell’Ufficio scolastico della Lombardia, in cui sono raccolti e commentati i dati relativi all’esame che si è svolto al termine dell’anno scolastico 2017/18: in esso vengono messi in luce sia elementi organizzativi, ad esempio le scelte relative alla durata delle prove scritte, sia elementi relativi agli esiti.
Il rapporto restituisce una situazione variegata: si riscontra che le commissioni hanno accolto istanze di novità proposte dalla riforma e insieme hanno segnalato criticità legate in particolare alla prova scritta dedicata alle lingue straniere.
Viene, inoltre, segnalato un aspetto importante per quanto riguarda la matematica. Si legge, infatti, nel rapporto che “Una qualche forma di ‘resistenza al cambiamento’ che sembra caratterizzare la prova logico-matematica è confermata anche dall’alta percentuale (il 30,4% delle scuole, contro il 13,6% per italiano e il 18,5% per lingue straniere) dei presidenti di commissione che segnalano l’adeguamento solo ‘parziale’ della prova alle indicazioni del Dm 741”.
La necessaria sinteticità del rapporto non fornisce ulteriori dati a supporto di questa affermazione, anche se qualche riga più sopra si legge, a proposito della strutturazione della prova, che nel 95% delle prove sono stati inseriti problemi articolati su una o più richieste e nel 64,2% quesiti a risposta aperta, secondo il dettato del decreto ministeriale, insieme a un 9% di casi in cui sono stati inseriti esercizi riferiti a “tipologie di prove (es. risoluzione di equazioni, grafici, probabilità, quesiti di tecnologie e di scienze) che sembrano evocare un’esigenza di continuità con le tipologie di prove più tradizionali”.
D’altro canto, andando a leggere i dati relativi agli esiti, si trova una volta ancora che la situazione relativa alla prova scritta di matematica è diversa dalle altre due: il 20,9% degli studenti ottiene un voto di 4 o 5, contro il 10,3% nella prova di lingue straniere e solo il 4,4% nella prova di italiano e, insieme, il 31,1% degli studenti ottiene una valutazione di 10 o 9, contro il 22,7% nella prova di lingue straniere e il 22,6% in quella di italiano.
Una prima analisi della situazione, parziale e provvisoria, nella speranza che continui e si approfondisca l’azione di rilevazione e osservazione, sembra suggerire che l’insegnamento della matematica continui a svolgersi nelle forme tradizionali (nel bene e nel male) e che produca una certa polarizzazione negli esiti: più facilmente lo studente o va bene o va male.
Preparare una prova d’esame, cosa che anche quest’anno migliaia di docenti riuniti in gruppi di lavoro e commissioni sono chiamati ad affrontare, è una sfida complessa perché la prova deve essere accessibile a tutti gli studenti, che in genere costituiscono un insieme poco omogeneo per capacità e preparazione, significativa nelle richieste e nei contenuti e rispondente al percorso effettivamente svolto in classe, anche quando la prova è destinata agli alunni di più classi, ciascuna con la sua storia particolare.
È anche però un momento privilegiato per riguardare al lavoro svolto e per ripensare la proposta didattica, raccogliendo spunti e osservazioni in collaborazione con i colleghi, ipotizzando nuove piste di riflessione e lavoro, per cercare di formulare in classe proposte che raggiungano e mettano in moto tutti gli studenti e per ciascuno tutte le proprie risorse.
SCUOLA/ Esame di terza media, così la matematica mette le commissioni alla prova