Ieri e oggi, per la prima volta in diretta streaming, oltre mille studenti e docenti delle scuole superiori italiane si riuniscono per dibattere sul tema: “Affetti e legami. Forme della comunità”, titolo della VIII edizione del Concorso nazionale di filosofia per scuole superiori Romanae Disputationes. Ieri pomeriggio si sono svolte le lezioni e i dialoghi con Massimo Cacciari e Stefano Boeri. Oggi, sabato 13, si svolgeranno le finali del torneo “Age contra”, ci saranno le conclusioni del prof. Costantino Esposito (Università di Bari) e le attesissime premiazioni dopo un anno di lavoro. Riportiamo la testimonianza del prof. Luigi Rondina e dei ragazzi e ragazze del Liceo “A. Luzzago” di Brescia.
In questi giorni con i nostri studenti del Liceo Luzzago di Brescia stiamo partecipando in diretta streaming al convegno finale del concorso nazionale di filosofia Romanae Disputationes. Quest’anno a muovere le riflessioni dei ragazzi e ispirare la realizzazione di cortometraggi filosofici c’era un argomento quanto mai decisivo per la vita di ognuno di noi: “Affetti e legami. Forme della comunità”.
Lo spunto era molto provocante, l’entusiasmo era grande e si sentiva sulla pelle l’urgenza di ripensare le nostre relazioni, considerando che a ottobre, la lezione introduttiva del prof. Botturi, l’avevamo seguita con gruppi di ragazzi divisi in due aule, banchi singoli, mascherina e ben distanziati.
Nella realtà storica che viviamo, dove i nostri affetti sono messi alla prova, i legami sono distanziati e la comunità sociale fatica a darsi una forma, siamo stati chiamati a interrogarci su temi costitutivi della nostra esistenza: perché facciamo esperienza di affetti senza legami? Perché siamo connessi ma scollegati? L’uomo è di natura altruista o egoista? Quando siamo innamorati, la nostra libertà diminuisce o aumenta? Perché cerchiamo sempre noi stessi negli altri in un corrosivo gioco narcisistico?
Poi i contagi hanno ricominciato a crescere insieme alla nostra angoscia, le chiusure, i divieti e la Dad hanno complicato tutto, rendendo molto stancante il lavoro in team e il rapporto con gli studenti. Ma la stanchezza è umana e non ha mai l’ultima parola sullo spirito e sul desiderio. Le oggettive difficoltà affrontate e la problematica realtà in cui ci siamo ritrovati a lavorare sono state però il terreno fertile dove la filosofia ha fatto fiorire il cuore dei nostri ragazzi. Come Tommaso: “Ciò che mi ha spinto ad andare avanti è la voglia di mettermi in gioco e metterci in gioco come gruppo, saper collaborare e confrontarsi”, il loro impegno a scrivere sceneggiature, trovare location per le riprese video, il loro entusiasmo nel dibattere, sono stati balsamo sulle ferite provocate dalla distanza, ma anche rugiada per un desiderio quasi sopito.
È anche la testimonianza di Valentina: “Quest’anno è stato più difficile, ma il desiderio di far filosofia, di gareggiare alle Romanae e di disputare non si è mai spento. Anzi l’esigenza in alcuni momenti si è fatta sentire necessaria ed ancora più viva”.
Come solo l’incanto della scuola sa fare, il tema del concorso si è così incarnato nella pratica stessa, come racconta Anna: “Ho avuto la possibilità di creare affetti e legami con i miei compagni di gruppo!”.
Anche per noi docenti il cammino si è fatto sempre più faticoso, ma al tempo stesso ci ha permesso di tornare all’origine della vocazione dell’insegnante, in quel luogo del cuore dove le relazioni si nutrono. Ce lo ricorda anche Rebecca: “Dai professori ho sentito la fiducia che ripongono in noi, l’attenzione con la quale accarezzando le nostre diversità ci rispettano nel nostro essere per farci crescere insieme”.
Ecco che si intravede l’alba dentro l’imbrunire, un nuovo inizio per riaffermare che proprio in questa fatica, nel quotidiano “lavoro della ragione” possiamo trasformare le emozioni in sentimenti duraturi, gli affetti estatici in legami stabili e dare così forma alle nostre relazioni nella comunità sociale.
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