Fatima aveva affrontato la simulazione della prima prova degli esami di Stato. Si era trovata davanti ad una decina di tracce ma, dopo uno sguardo veloce, non aveva avuto dubbi, aveva scelto quella che con articoli di attualità chiedeva di affrontare la questione della donna e delle violenze che ormai si ripetono in Italia contro le donne.



“Non l’ho scelta – aveva raccontato a Renzo nel pomeriggio al centro di aiuto allo studio – perché è un argomento sulla bocca di tutti e qualcosa avrei potuto scrivere, no, proprio per niente; l’ho scelta perché finalmente era l’occasione di parlare di me, di come una ragazza egiziana, con una certa cultura e di religione islamica, vede questa questione della donna che dopo il dramma di Giulia è esplosa sui social e nei diversi mezzi di comunicazione.”



Fatima era andata al centro solo perché voleva raccontare ciò che aveva scritto nel suo lavoro di italiano a Renzo, che da anni la stava aiutando a scrivere correttamente e a migliorarsi. Fatima era contenta del lavoro che aveva fatto, il suo volto sprizzava di gioia, era come se finalmente fosse riuscita a fare ciò che aveva tentato spesso ma non con risultati all’altezza delle sue aspettative.

Renzo aveva seguito il suo entusiasmo e lo aveva fatto suo. “Dimmi, dimmi, come l’hai impostato?” le aveva chiesto, curioso di capire i passaggi che la ragazza aveva svolto.

“Ho voluto fare prima una parte storica parlando sia dell’Egitto, in cui la donna era tenuta in grande considerazione, sia della mia fede religiosa.”



“Dell’islam? E cos’hai detto?” le ha chiesto Renzo, che voleva capire che cos’avesse scritto.

“Che nell’islam si ha molto rispetto della donna.”

“Lo hai motivato? Perché il tuo prof potrebbe farti obiezioni di tutti i tipi.”

“Ma certo – aveva risposto Fatima sorridendo – l’islam ha un grande rispetto della donna, le ultime parole del profeta sono state per le donne e tu ben sai la grande considerazione in cui è tenuta Maria, la madre di Gesù.”

Era un fiume in piena Fatima, contenta di quello che aveva scritto.

“E l’Iran?” aveva allora obiettato Renzo.

“Affrontato tutto, l’Iran e le opinioni diffuse che dicono che l’islam non ha rispetto per la libertà della donna: la questione è molto semplice, quello non è islam! Quello che stanno facendo contro le donne in Iran non viene dall’islam, viene dal potere. Così tutte le volte che si calpestano i diritti delle donne.”

“Quindi hai fatto un percorso storico-culturale! Bene!” aveva detto allora Renzo, colpito dalla determinazione della ragazza.

“Poi senti le mie riflessioni sull’oggi. Spero che ti piacciano.”

Renzo le aveva fatto segno di continuare, lui era tutto orecchie.

“Innanzitutto ho scritto che di fronte alla questione della donna di cui tutti parlano il primo modo per combattere la discriminazione e la violenza contro la donna è l’istruzione: la mal-istruzione non ci rende liberi, l’istruzione sì.”

“Malala?” aveva suggerito Renzo.

“Sì certo, Malala” aveva concordato Fatima che poi aveva aggiunto: “non c’è differenza tra uomo e donna, hanno lo stesso valore, identico”. Sembrava avesse finito, ma dopo una breve pausa aveva continuato: “l’unica cosa che ci rende diversi e unici al mondo è il nostro essere umano!”

Poi si era rivolto a Renzo con un “capito?”.

L’insegnante aveva esclamato un “bello!” e ripetuto “il nostro essere umano” cui aveva aggiunto “sì, il valore della persona.”

Fatima aveva incassato i complimenti di Renzo, aveva solo detto e ridetto “spero di non aver fatto errori ortografici!”.

“Tranquilla, ormai scrivi correttamente” l’aveva rassicurata Renzo.

Poi Fatima se ne era andata e Renzo, mentre lei si allontanava, aveva pensato con tanta gratitudine a come fosse maturata quella ragazzina che in prima superiore non era proprio capace di scrivere.

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