Fatima era tornata dal primo giorno di scuola, aveva mangiato velocemente un petto di pollo grigliato e un po’ di insalata, perché, aveva detto alla mamma in arabo, “ho un appuntamento con Raffaella al parco”.

“Perché?” aveva chiesto la mamma.

“È un po’ che non chiacchieriamo e oggi abbiamo del tempo”.



La mamma non aveva fatto ulteriori domande, lei di Raffaella si fidava.

Il parco era praticamente deserto, c’erano solo loro due sedute su una panchina del parco, ogni tanto passava qualcuno che però non si fermava. “Come è andato il primo giorno di scuola?” aveva chiesto Raffaella e Fatima aveva raccontato delle amiche che aveva rivisto, dei prof che dopo averli salutati e fatto qualche domanda avevano cominciato a portare in classe lo spauracchio degli esami di maturità.



“E allora? Tutto come previsto?” aveva allora chiesto Raffaella cercando di stringere la ragazza all’angolo.

“Bello! Però ho qualcosa dentro che non capisco, una certa insoddisfazione, qualcosa che manca” aveva detto allora Fatima, che era stata snidata, colta nella sua incertezza.

Raffaella allora aveva insistito, facendo capire che non doveva rimuovere quella insoddisfazione, era importante capire da dove venisse.

“Ciò che non mi convince è che riparte il meccanismo della scuola, ma io? Ma le mie compagne e i miei compagni?” e mentre si poneva queste domande guardava negli occhi Raffaella sperando che da lei venisse una risposta.



Raffaella aveva capito e le aveva ribattuto: “no, no, io non ho nessuna risposta, è stupendo che tu ti ponga queste domande!”

“Non ho nulla da dire a nessuno – aveva allora chiarito Fatima – è un po’ con me che ce l’ho, sono forse io che essendo arrivata in quinta penso di poter andare avanti facile facile. Ma io?”

“È bellissimo questo, è questo il primo giorno di scuola, il sobbalzo dell’io, voler ripartire non dalla scuola che funziona o non funziona, ma voler ripartire da sé. Bello! Meno male che sei tornata con questa insoddisfazione, è una cosa quanto mai positiva.”

Fatma aveva sorriso con grande intensità, non c’era bisogno di parole, semplicemente si trattava di ripartire con la forza di quelle domande.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI