“No! Non è possibile, io non ci capisco nulla!” era sbottata Fatima mentre Renzo, giovane universitario del centro di aiuto allo studio, stava cercando di spiegargli un passo della Lettera sulla tolleranza di John Locke che citava il Muftì di Costantinopoli.

Questo testo basilare della politica anglosassone era stato assegnato dall’insegnante di storia a Fatima come lavoro di approfondimento della Gloriosa Rivoluzione e degli anni che portarono all’illuminismo e all’affermazione dei diritti.



Fatima non era per nulla entusiasta di dover leggere il testo di Locke, quanto al fascino era di bassissimo livello e poi molte cose erano per lei incomprensibili. Aveva quindi fatto ricorso al centro di aiuto allo studio dove casualmente vi era un ragazzo universitario che lo aveva letto per prepararsi all’esame di filosofia moderna. Così Fatima era andata da Renzo a farsi aiutare a comprendere ciò che Locke aveva inteso affermare con il suo trattato sulla tolleranza.



“Io proprio non capisco” aveva insistito Fatima quasi rifiutandosi di procedere oltre.

“Che cosa non capisci?”. Renzo cercava di venire incontro alla ragazza parecchio confusa.

“Allora, tutta questa affermazione dei diritti mi sembra che vada a sbattere in una contraddizione unica. Diritti per tutti, però non per chi non crede in un Dio! Ma dai! Diritti per tutti ma non per i papisti, e chi sono questi papisti? Diritti per tutti, ma non per il Muftì di Costantinopoli. Ma ti sembra? E questi sarebbero i diritti del mondo occidentale? Questo dovrei studiare per educazione alla legalità? No! Tutta questa roba è assurda!”. Fatima era un fiume in piena e Renzo non provava neanche a contrastarla, era impossibile, se lo avesse fatto sarebbe stato travolto.



“Non capisco perché mi fanno leggere un libro così che non ha logica. Dove vuole arrivare? A dire che i diritti sono per tutti, però per questi no, per questi altri neppure e per questi altri ancora non se ne parla nemmeno. È una buffonata! Io mi fermo qui e mi rifiuto di scrivere commenti o altre cose del genere.” Fatima era stata perentoria, tanto da chiudere il libro.

Renzo l’aveva guardata a lungo in faccia e dopo la scenata era sceso un imbarazzante silenzio.

“Hai proprio capito Locke” le aveva detto Renzo rompendo quella barriera di silenzio che si era creata fra di loro.

Fatima si era messa a ridere e gli aveva detto di non prenderla in giro.

“Io non lo capisco, mi sembra una contraddizione unica!” aveva ribadito la ragazza, chiedendosi perché mai avrebbe dovuto studiarlo.

“Be’! Locke ha avuto la sua importanza. Tu evidenzi le sue contraddizioni, ed è giusto, ma vi è tutta la parte di affermazione dei diritti che è positiva” le aveva fatto notare Renzo, e Fatima, dopo aver aggrottato le ciglia, aveva annuito.

“Quindi non fare le bizze, tieni presente anche i lati positivi come l’affermazione dei diritti”.

“Ok. Ok lo farò, ma rimane un testo assurdo, farcelo leggere è una crudeltà.”

Renzo le aveva sorriso, capiva che quello della tolleranza dei diritti non era un bell’approccio al tema delle libertà; c’erano altre strade.

“Vediamo la questione in questo modo. Bene tutte le tue critiche – e falle presenti alla prof –, ma rimane una questione decisiva: perché uno come Locke afferma i diritti e poi li contraddice? Noi potremmo parlare e parlare di diritti e poi cosa facciamo? All’atto pratico li neghiamo per affermare noi stessi! Altro che diritti, ci interessa solo il nostro benessere. Ecco: perché? Chiediti perché.”

Fatima non si aspettava una domanda così, voleva solo che le si desse ragione, invece Renzo l’aveva sfidata a stare sulle sue critiche con la ragione.

“Non lo so” aveva ammesso sinceramente Fatima.

“Fa niente se ora non lo sai, ti sembra una domanda ragionevole, attuale?”

Fatima aveva risposto spontaneamente “sì!” aggiungendo poi che era vero che “spesso si dicono delle cose, poi se ne fanno altre.”

“Bene! Lavoriamoci, cerchiamo di capire come si possa fare per arrivare a tollerare tutti.”

“Forse il problema è il verbo tollerare?” aveva detto come per intuito Fatima.

“Forse è così” aveva allora osservato Renzo, “io e te ci tolleriamo?”

“Ma no, che tolleranza e tolleranza! È di più.”

“Allora fermati, e lavoriamoci!”

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