Fatima era arrivata al centro di aiuto allo studio direttamente da scuola e si era rifugiata in un’auletta vuota a studiare. Era entrata senza salutare nessuno e la segretaria, conoscendola, l’aveva lasciata fare.
Dopo una mezz’ora era arrivata la sua amica Sara che aveva chiesto di lei, la segretaria con la mano le aveva indicato dove si trovava.
“Cosa fai?” aveva chiesto Sara a Fatima dopo aver aperto la porta.
“Cosa faccio? Studio! Hai visto cosa mi hanno regalato i nostri compagni e le nostre compagne?”
“Sì, sì, ho visto” aveva risposto Sara.
“Non è giusto! Mi hanno cambiato il giorno dell’interrogazione perché chi era segnato domani non verrà. Quindi devo studiare in un pomeriggio 50 pagine di storia. Lo so, non ce la farò e mi rovinerò la media!” aveva detto stizzita Fatima, concludendo con un’imprecazione.
“Io fossi in te non mi presenterei” aveva allora rincalzato Sara.
“No, non è da me. È ingiusto tutto questo, ma domani è il mio turno? Va bene, mi faccio interrogare.”
“Non devi farti interrogare” aveva allora detto Sara, aggiungendo che il sistema è ingiusto, che non si può andare avanti così, che i professori devono intervenire.
Stava dicendo queste cose quando era entrato Maurizio, che aveva sentito le ultime parole delle studentesse. Maurizio si era fatto dire che cosa fosse successo. “Il sistema è certo ingiusto, ma qualche domanda me la farei su di voi studenti e studentesse”, aveva detto alla fine.
“Vero! Siamo divisi e ci facciamo la guerra per queste cose, come le interrogazioni o le date delle verifiche.”
“Cosa possiamo fare?” aveva chiesto allora Fatima.
“Cosa potete fare?” aveva ribadito la domanda Maurizio, a dire che non è che lui avesse la soluzione magica dei loro problemi.
“Sì, Maurizio, che cosa possiamo fare?” aveva insistito Sara, che non poteva più rinunciare a fare qualcosa.
“Stare in classe con gente da cui doversi solo difendere mi fa schifo” aveva allora detto Sara sottolineando quanto lei volesse un rapporto diverso con i suoi compagni, perché così non le bastava. “Non ne posso più di queste lotte per le interrogazioni.” Entrambe erano sprofondate nelle loro sedie e guardavano il vuoto.
Maurizio le aveva allora guardate in faccia e le aveva sfidate.
“Cominciate voi ad essere libere dalle interrogazioni, e a rapportarvi con i compagni in modo nuovo. Cominciate voi ad abbracciarli uno ad uno.”
“Sì, è per questo che domani mi faccio interrogare ben sapendo che mi rovinerò la media!” aveva voluto evidenziare Fatima, mentre Maurizio scuoteva la testa in un gesto di assenso.
“È un inizio, solo un inizio. Se voi vi guardate in modo diverso in classe vedrete che la cosa esploderà”. E aveva battuto il cinque con le sue ragazze.
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