“Chi non avanza arretra”. L’antico adagio si può applicare benissimo anche a chi lavora nella scuola italiana, sfidato dalla fatica, dal disagio, dalle difficoltà vissute prima, durante e dopo l’introduzione della Dad.
Da questa consapevolezza e dal desiderio di affrontare la situazione presente, i dirigenti di due istituti scolastici di Valdobbiadene e un’associazione che riunisce docenti e professionisti impegnati nel mondo dell’educazione hanno ideato e organizzato il Festival nazionale dell’Innovazione Scolastica.
La rassegna prenderà il via venerdì 7 maggio con una web conference aperta al pubblico (qui il link) – alla quale parteciperà il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi – e che vedrà il suo clou il 4 e 5 settembre 2021, in presenza, nella straordinaria cornice delle colline e dei vigneti Patrimonio dell’Unesco di Valdobbiadene.
“Siamo onorati della presenza del ministro – ha esordito nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa di lunedì 3 maggio Alberto Raffaelli, dirigente della Scuola di Ristorazione Dieffe e primo promotore del Festival –. Per noi è un segnale importante che conferma la bontà dell’iniziativa, il cui scopo è di innovare la scuola per migliorarne la didattica, per renderla moderna ed efficiente, più vicina alle esigenze dei giovani e maggiormente attrattiva”.
Insomma è giunto il tempo di ripensare la scuola, di interrogarsi sul suo compito formativo ed educativo, di riflettere sul suo ruolo, perché favorisca lo sviluppo integrale delle competenze cognitive e caratteriali dei giovani, senza arroccarsi in difesa.
La pandemia stessa ha richiesto un cambiamento nel modo di insegnare e di comunicare, introducendo tecnologie e metodologie impensabili fino a qualche tempo fa. “Il tema dell’innovazione scolastica intercetta in maniera forte le esigenze sia dei docenti che degli studenti – ha spiegato Giuliana Barazzuol, dirigente dell’Isiss Verdi di Valdobbiadene –. È una priorità, insieme alla didattica per competenze, alle conoscenze informatiche e alla prevenzione del disagio giovanile. La pandemia ha impresso una forte spinta in questa direzione. L’idea è allora quella di dare voce alle innovazioni già messe in atto, di metterle a confronto, di farle conoscere. Le scuole sono ricchissime di risorse, di iniziative, di persone che si impegnano per fornire ai ragazzi ciò di cui hanno bisogno”.
Il Festival dell’Innovazione Scolastica non è un convegno, né un nuovo tavolo per parlare di riforme ideali. Si tratta piuttosto di un luogo dove dare voce a chi lavora con passione all’interno della scuola, sperimentando sul campo idee e progetti che provengono dal basso per condividerli con tutti. Il Festival si pone insomma come una vera e propria operazione culturale: “La scuola non deve rimanere ferma – ha aggiunto Gabriele Laffranchi, vicepresidente Associazione Amore per il Sapere Apis –. L’innovazione ci viene richiesta dalla società e soprattutto dai giovani. È fondamentale rinnovarsi insieme e fare partnership, per generare rete e creare comunità. Il Festival si presenta come un’occasione privilegiata per lasciarci contaminare”.
“Durante la pandemia la scuola è cambiata per reazione. Ora è necessario passare dalla modalità emergenziale a quella progettuale – ha sottolineato Luigi Ballerini, medico psicanalista, scrittore ed esperto di tematiche educative –. Una scuola che innova deve guardare alla persona. Sono persuaso che un progetto di innovazione non possa prescindere dai rapporti, dall’incontro, dalla reciprocità dinamica”. Ballerini è coordinatore del comitato scientifico del Festival di cui fanno parte, tra gli altri, Giorgio Vittadini, Cristiana Poggio, Daniela Lucangeli.
“Al Comitato scientifico partecipano docenti, dirigenti scolastici, rappresentanti di istituzioni pubbliche private, presidenti di associazioni e fondazioni, scrittori. Abbiamo scelto soggetti che hanno realmente qualcosa da dire, con una rappresentanza dell’Italia da Bolzano a Catanzaro. Ci tenevamo che ci fosse una rappresentanza delle diverse voci, diversi sguardi di chi vive la scuola, chi la studi, chi la promuove”.
Il comitato scientifico effettuerà la selezione delle candidature valutando le proposte che giungeranno entro il 2 luglio 2021. Proporrà poi i temi che il Festival lancerà durante l’anno e garantirà la correttezza scientifica delle pubblicazioni.
Gli ambiti di innovazione che verranno messe in evidenza nel Festival sono: la didattica, l’utilizzo di moduli interdisciplinari, il rapporto con il territorio e con le aziende, l’inclusione e la multiculturalità, la valutazione, l’impresa scolastica e/o formativa.
In una fase che guarda ad un futuro sempre più tecnologico, la transizione didattica e pedagogica premeranno l’acceleratore. “L’iniziativa è davvero interessante – ha affermato Carmela Palumbo, direttrice dell’Ufficio Scolastico Regionale del Veneto – perché è volta a mettere in risalto le buone iniziative che già esistono e che valorizzano la scuola. In genere questo tipo di iniziativa si polarizza nei grandi centri cittadini; trovo originale e interessante che questo importante Festival si svolga in periferia, seppur da un luogo celeberrimo. La pandemia ha valorizzato la delocalizzazione ed ha messo in luce i limiti dei processi tradizionali di fare scuola e accelerato i processi di innovazione. Ben venga dunque il Festival, che contribuirà senza dubbio ad incrementare le competenze digitali e in generale a migliorare la scuola italiana, traghettandola nel futuro e ponendola al passo con la scuola europea”.
Tutti i docenti, i dirigenti e i protagonisti che lavorano nella scuola sono invitati a partecipare.
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Dettagli su modalità e termini di iscrizione al sito: festivalinnovazionescolastica.it
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