Nei dodici anni trascorsi tra l’inizio della fase di sperimentazione dei primi corsi ITS in Italia e la loro ormai prossima definitiva stabilizzazione come segmento professionalizzante dell’istruzione terziaria, molti sono stati gli elementi di innovazione che hanno caratterizzato la fortunata ed entusiasmante fase di “start up”. Tra questi un posto di rilievo occupa sicuramente il sistema pubblico di valutazione dei corsi ITS che sin dall’inizio è stato pensato e messo in atto dall’Istituto Nazionale di Documentazione Innovativa e Ricerca Educativa (INDIRE) con l’attività di un gruppo di esperti dedicato, sapientemente capitanato dalla Dr.ssa Antonella Zuccaro (primo ricercatore INDIRE).
Gli elementi sui quali si basa il sistema di valutazione concepito sono stati formulati sin dall’inizio seguendo criteri che ne hanno decretato il successo rispetto ad altre forme di valutazione di sistemi formativi che evidenziano limiti evidenti e stanno avendo risultati non proprio attendibili.
In particolare, tra le caratteristiche più rilevanti possono essere appuntate le seguenti:
– Obbligatorietà della valutazione: tutti i corsi devono essere valutati ad un anno dal loro termine;
– Ufficialità e pubblicità dei risultati: si utilizzano finanziamenti pubblici ed è quindi importante valutare la redditività dell’investimento in termini formativi (INDIRE è un ente del ministero dell’Istruzione e quindi garantisce imparzialità);
– Oggettività del sistema di valutazione: derivata da elaborazione statistica di dati inconfutabili;
– Leggibilità e semplicità di interpretazione dei risultati: appare subito chiaro alla lettura il livello qualitativo di un corso ITS;
– Completezza della rilevazione: i dati fotografano tutti i corsi ITS e tutti gli allievi iscritti (non sono dati parziali o ricavati da statistiche);
– Definizione mirata degli indicatori e delle loro articolazioni: Attrattività – Occupabilità – Professionalizzazione – Partecipazione Attiva – Reti Interregionali, sono indicatori accuratamente mirati a definire il raggiungimento degli obiettivi qualitativi e quantitativi di un corso.
– Equilibrio nella definizione degli algoritmi di calcolo dei risultati numerici: la definizione di tali formule è evidentemente molto delicata in quanto può spostare di molto il risultato;
– Utilizzo dei risultati per l’assegnazione delle risorse: i corsi che superano un determinato punteggio accedono a un finanziamento aggiuntivo (premialità) che ammonta complessivamente al 30% dell’intero finanziamento statale ordinario.
Chiaramente come in ogni sistema di valutazione si sono studiati degli “aggiustamenti” dopo le prime esperienze tesi soprattutto a equilibrare situazioni contingenti non dovute ad azioni o mancate azioni da parte delle Fondazioni ITS.
Ogni sistema di valutazione poi può essere criticato per dare più o meno peso a questo o quell’indicatore e le scelte in questo senso diventano “politiche”. Tanto per fare un esempio, gli ITS di alcune zone d’Italia o quelli afferenti ad alcune aree tecnologiche hanno in generale risultati peggiori in termini di occupabilità, mentre quelli che si trovano in aree tecnologicamente avanzate non vedono la necessità di effettuare attività “fuori regione” che non migliorano certo la qualità dei corsi.
La linea finora tenuta è stata, a parere di che scrive, assolutamente equilibrata e tesa comunque a valorizzare le peculiarità un po’ di tutti gli ITS a prescindere dall’area geografica di operatività e dal settore tecnologico ricoperto.
Al contrario molti sono gli aspetti di grande interesse che il sistema di valutazione ha evidenziato.
Primariamente, anno dopo anno, si sono potuti studiare i progressi del sistema terziario professionalizzante basandosi finalmente su dati certi e incontrovertibili. La banca dati INDIRE risulta, a questo punto del percorso di evoluzione del sistema, una preziosissima fonte di informazioni e una base insostituibile per le programmazioni future a breve e a lungo termine.
D’altra parte, la lettura attenta dei risultati da parte dei CTS e dei progettisti delle singole fondazioni ha permesso in modo via via più raffinato di confrontare il proprio operato con quello delle altre realtà e di studiare processi di miglioramento, sia delle didattiche che dei sistemi organizzativi. In questo senso le fondazioni ITS più organizzate hanno realmente compiuto un grosso lavoro di elaborazione di procedure e di standardizzazione che, mai come in questo momento di stabilizzazione del sistema, potrà risultare indispensabile per tutti gli ITS. Non trascurabile il fatto che in molte fondazioni il processo “valutazione” sia stato esteso all’operato dei singoli docenti o tutor, generando così un’ulteriore ricerca della qualità.
C’è ancora molta strada da fare; certo un sistema flessibile e costantemente in evoluzione come quello ITS Academy richiede un continuo aggiornamento delle modalità di valutazione, ma credo si stia percorrendo la strada corretta.
Restano alcuni nodi irrisolti che val solo la pena di citare, che sono legati a filo doppio con la redazione dei decreti attuativi della nuova legge sugli ITS e che influiscono pesantemente sulla valutazione dei corsi.
Solo per citarne un paio (ma sicuramente ce ne sono altri): il rapporto con il sistema universitario e l’aspetto finanziario dei contributi concessi in modo diseguale regione per regione.
Il diplomato ITS che vuole completare il suo percorso formativo iscrivendosi a una laurea triennale, dovrà ancora essere considerato, nei punteggi, alla stregua di un disoccupato? È corretto non tener conto del fatto che in alcune regioni il finanziamento di un corso ITS è molto inferiore a quello erogato da altre e agli stessi costi standard?
E ancora: questi ultimi anni svolti in modo anomalo per motivi legati alla pandemia, comporteranno qualche aggiustamento nei parametri di valutazione?
Per il prossimo futuro, inoltre, si potrebbero proporre alcuni aggiustamenti dello strumento informatico, per renderlo “aperto” all’inserimento di file di database, già compilati dai gestionali delle fondazioni ed evitare inutili lavori ripetitivi.
Dal punto di vista generale, anche una classifica delle fondazione, in aggiunta a quella dei singoli corsi, basata sui risultati dei cinque migliori corsi di ciascuna, potrebbe dare l’idea di quali fondazioni ITS siano realmente strutturate su basi più ampie di quelle afferenti a un corso solo.
Sicuramente molti temi sono ancora aperti, ma il sistema di valutazione appare solido ed efficiente. Si partirà da qui per ogni possibile miglioramento.
Si può quindi affermare senza possibilità di smentita che, anche nel campo della valutazione dei sistemi formativi, il sistema ITS si è rivelato un eccellente banco di prova di strumenti che potranno essere trasferiti ad altri segmenti della istruzione nazionale.
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