È la generazione Dad. Vive un’adolescenza diversa da quelle del recente passato. Ha assistito in poco tempo a cambiamenti epocali. Prima il Covid con la scoperta della vulnerabilità di un mondo – quello occidentale – che si riteneva immune dai virus. Poi la visione delle immagini terribili dell’immorale attacco all’Ucraina con le vergognose notizie di crimini di guerra e stupri. E il ricordo impresso nella mente della tentazione di lasciarsi andare durante il Covid. Trascuratezza dell’io e naufragio, nella sicurezza che è più facile non provarci proprio. Stare a letto e dormire. Vivere chattando o giocando alla playstation. Spegnere la telecamera e stare in pigiama.
Poi il duro risveglio dato dai docenti, per cui la parola Resistenza non è una parola del passato. Ha significato, infatti, durante la Dad, vigilanza, controllo della tenuta psichica, ascolto dei problemi, dialogo costante con gli studenti. Vita di trincea morale e attenzione alle emozioni, senza mollare spiegazioni e interrogazioni.
Ma cosa farà la generazione Dad di fronte alla proposta della Colletta alimentare? Mica facile. Le parole che senti più spesso per i corridoi sono: ansia, stai nel tuo, troppo sbatti, scarpe fighe eccetera. Ma una proposta non è solo una parola di esortazione. Si tratta di un soggetto in azione che domanda, che cerca. Un boomer imbranato con piattaforme e miriadi di indicazioni tecnologiche viene ascoltato da un adolescente: si vede che la pasta è la stessa. L’inadeguatezza dell’altro che è la propria in altri campi merita rispetto e aiuto. Perciò la generazione Dad si coinvolge e si schiera nei supermercati a Verbania come in altri luoghi d’Italia. Disordinatamente, prende posto dappertutto.
È un esercito dell’altro mondo: in guerra si dimenticherebbero pure l’elmetto. Se fossero calciatori avrebbero fiato per sessanta minuti al massimo. Li guardi, poi, uno per uno e ti vengono in mente le loro ferite. C’è la ragazzina che ha avuto disturbi alimentari seri. Chi è stato bocciato ripetutamente. Chi è confuso sulla sua identità. Poi, c’è lui: il bomber della squadra. È un ragazzo speciale che in passato ha avuto crisi psicotiche, ma vuole fare la Colletta. Sta lì diverse ore a distribuire sacchetti e a chiedere a tutti. Non andrebbe via mai ed è vicino a Khalifa, un giovane della Sierra Leone di Non solo aiuto. E stanno con lui incuriositi ex studenti del Cobianchi, ora universitari. Armando, il latin lover, e Raffaello dell’Anti-incendi boschivi. Poi ci sono due ragazzine del liceo economico sociale poco più alte dei carrelli pieni che portano, in continuazione, dagli Alpini, i quali si muovono senza sosta: una macchina imbattibile di pace. E poi, ancora, come fa un cliente Esselunga a superare Giorgia, una leader, campionessa di dibattito argomentato? Non lascia nessuno senza proposta.
Nel mare magnum di pettorine arancioni avviene anche il miracolo. Ragazzi di due licei differenti della città, talvolta in competizione, fraternizzano. Molti sono presenti, grazie a Felice, un docente di latino, davvero speciale. Felice studia con i suoi studenti, particolarmente con quelli meno bravi. E, ora, tutti insieme a leggere le dieci righe di Papa Francesco. Il gesto ha un senso e nasce da un cuore grande, appassionato dell’umano, quello di don Giussani.
Anche nel pomeriggio la generazione Dad non tradisce. Entrano in campo i fedelissimi. Sono quelli che fanno rinunce pur di esserci. C’è chi potrebbe fare tranquillamente la Colletta alimentare sotto casa sua in provincia di Varese, invece viene da te.
Virginia e Alessandro, sempre sul pezzo, fanno un incontro. Un piccoletto che avrà massimo nove anni propone a tutti, senza sosta, di donare. È nel supermercato perché un giovane maestro, ex alunno affezionato, gli ha posto una domanda su quali sono le cose importanti nella vita. Si chiama Philosophy for children, con pomposo nome anglosassone, ma nella fatticità consiste nel guardare a chi ti aiuta a vivere. Il piccolo ha perso il padre e la madre, ha gravissimi problemi di salute. Ora è tutto nell’attimo, attivo e vicino al suo maestro Simone. Il ragazzino ha accanto a sé una bellissima ragazza su una sedia a rotelle, sempre col volantino in mano e con un sorriso straordinario per tutti. Accanto a lei c’è una giovane donna, la quale ha perso, recentemente, un figlio all’ottavo mese di gravidanza. Fuori al freddo, invece, c’è Diana, acciaccata, ma presente. Invece il professore reduce da un ictus distribuisce cioccolatini Lindor a tutti e poi ha qualche botta di sonno per i farmaci che prende.
Tutti questi volti irripetibili aprono un mondo, un altro mondo in questo mondo. Dopo tanti anni, capisci un po’ di più di un gesto mai automatico e sempre nuovo. La Colletta alimentare è una cattedrale moderna fatta da io e fatta di io. C’è posto per tutti. La vita, infatti, non è questione di gruppetti che la sanno più lunga, ma di un popolo suscitato da un Altro. Chi è stato ferito sente di più la ferita dell’altro e gli fa trovare una casa, non una qualunque: una cattedrale piena di spazio e con le guglie altissime.
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