Luca era rientrato a scuola dopo le vacanze di Natale portandosi dietro tante preoccupazioni, perché il mese di gennaio coincideva con la fine del quadrimestre e quindi avrebbe dovuto dare una prima valutazione su quello che aveva fatto. Sapeva di non essere a posto, due materie erano insufficienti, inglese e matematica. Non proprio due discipline da affrontare a cuor leggero!
Luca però sentiva di non avere via di scampo. Per quanto avesse potuto fare, quelle due materie per lui erano irrecuperabili. Si era quindi trovato ad andare a scuola con un peso che premeva sul petto, un peso che lo disturbava.
In classe era per lo più disattento, il problema che lo angosciava erano i suoi genitori a cui avrebbe dovuto confessare il suo fallimento.
Lucilla se n’era accorta, così un giorno all’intervallo gli aveva chiesto in modo secco e duro: “che cos’hai? perché non segui nulla?”
Luca si era urtato con alcuni ragazzi che stavano andandosene dalla classe per divertirsi durante l’intervallo, stava per reagire ma poi si era trattenuto, aveva guardato Lucilla e aveva fatto spallucce.
Lucilla, che era una ragazza tosta, non si era arresa a quelle spallucce, aveva insistito mettendolo all’angolo.
“Sono i due debiti che avrò in questo primo quadrimestre e che mi obbligheranno a seguire i corsi di recupero!” aveva allora risposto Luca, facendo però capire che non ne voleva parlare.
Lucilla aveva colto il messaggio e gli aveva detto di non stare lì da solo durante l’intervallo, era meglio che andasse fuori all’aperto a staccare un po’, dopo tre ore di scuola.
Luca lo aveva fatto e si era rilassato, poi era rientrato in classe ed era di nuovo caduto nel suo isolamento e nella sua tristezza.
Lucilla lo guardava con la coda dell’occhio e avvertiva quanto fosse grande il problema dell’amico, ingrandito dal fatto che lui si stava concentrando sul suo fallimento.
Usciti da scuola Lucilla aveva accompagnato Luca verso casa. Era una camminata che pareva ancor più lunga per il silenzio che incombeva tra i due. Prima di salutarlo Lucilla aveva detto a Luca in modo diretto e tranchant: “Devi farti aiutare”.
Questa volta Luca non aveva fatto spallucce ma aveva risposto con un “come?”, a dire che non credeva ci potesse essere qualcuno in grado di aiutarlo.
“Tu lo credi, invece c’è qualcuno che ti può aiutare” gli aveva risposto al volo Lucilla.
“Come puoi saperlo? Non è vero, poi gli insegnanti ce l’hanno su con me! Prima pretendono l’impossibile, poi io faccio quello che riesco e il risultato? Solo continui giudizi negativi!”
Lucilla era rimasta indecisa se dirgli qualcosa o tacere, infine lo aveva salutato facendogli capire che la questione rimaneva aperta. “Pensaci che qualcuno lo puoi trovare che ti aiuti!” e se ne era andata.
Il giorno dopo durante l’intervallo era stato Luca ad avvicinarsi a Lucilla.
“Cosa intendevi dire ieri?” le aveva detto.
Lucilla aveva sentito il cuore scoppiare, forse si stava aprendo uno spiraglio.
“Ieri?” gli aveva chiesto subito, di rimando.
“Sì, ieri, quando hai detto che c’è qualcuno che mi può aiutare” aveva allora esplicitato Luca.
“Semplicemente quello che è accaduto a me, io mi faccio aiutare!”
Luca aveva allora chiesto come e Lucilla aveva raccontato di un giovane universitario che l’aveva aiutata in latino al centro di aiuto allo studio. “Anch’io, se ti ricordi, ero in grande difficoltà, pensavo di non farcela, poi sono andato al centro e lì ho trovato un ragazzo che mi ha innanzitutto fatto ritrovare fiducia in me stessa.”
“È quello che devo ritrovare io! Non ho più fiducia in me stesso, penso di non farcela, è la mia ossessione!”
“Vuoi venire questo pomeriggio al centro?”
“Sì!” aveva risposto Luca e finalmente aveva sorriso.
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