Nella letteratura scientifica dedicata all’adolescenza circola sempre più spesso un’espressione anglofona di difficile traduzione: mattering o sense of mattering. La traduzione italiana che più si avvicina al significato di questa espressione è “senso di contare”, o “sentire di essere importanti” e può essere definito come la sensazione di sentirsi una persona interessante, degna e apprezzata dalle persone presenti nei contesti di vita.



A parere di Rosenberg e McCollough (1981), i primi ricercatori che hanno introdotto questo concetto, il mattering è un concetto profondamente “interazionale” perché il sentire o meno di essere importanti dipende da come le altre persone interagiscono con noi. Nella loro concettualizzazione il senso di contare è determinato da tre componenti: l’attenzione che le nostre azioni ricevono da parte delle altre persone, l’importanza che le persone ci riconoscono e la dipendenza (intesa in senso positivo) che hanno nei nostri confronti, ovvero quanto ricercano il nostro consiglio nel momento del bisogno.



Sebbene recentemente sia stato considerato un bisogno umano universale, il sense of mattering si manifesta soprattutto in momenti particolari della vita, come le transizioni, poiché “ogni volta che una persona cambia ruolo o vive una transizione, si presenta la possibilità di sentirsi marginale. Più grande è la differenza tra il ruolo precedente e quello nuovo, più la persona può sentirsi marginale” (Schlossberg, 1989, p. 6). È evidente da queste parole che in adolescenza, per le caratteristiche di questa fase della vita, si acuisce il sense of mattering dei ragazzi e delle ragazze, così come è evidente che sentire di poter contare aumenta il senso di valere qualcosa, di essere in grado di mettere in atto azioni e comportamenti che hanno un valore per sé e per gli altri e questo, di riflesso, aumenta l’autostima e l’autoaccettazione.



Molti sono gli effetti positivi di un alto livello di mattering negli/nelle adolescenti. Le ricerche, infatti, hanno evidenziato che quanto più gli/le adolescenti sentono di contare, tanto più alto è il loro livello di benessere e di felicità, così come tanto minore è la probabilità per loro di incorrere in condotte antisociali, di essere vittime di violenze, di avere idee suicidarie e di sentirsi ansiosi, depressi, tristi e senza speranza.

Esistono diverse forme di mattering: interpersonale, famigliare, scolastico. In questo breve contributo soffermeremo l’attenzione sul mattering scolastico, ovvero sulla percezione che gli/le adolescenti hanno di poter contare a scuola. Il mattering scolastico è stato associato a specifici benefici quali minore stress e disagio psicologico, lo sviluppo di strategie di coping efficaci nel contesto scolastico e rendimento positivo. A parere di Flett “gli studenti tendono ad essere molto motivati e ingaggiati quando percepiscono che le persone a scuola tengono davvero a loro. È specialmente benefico se gli/le studenti/studentesse percepiscono che i/le loro insegnanti tengono non solo al loro apprendimento ma anche a loro come persone” (Flett, 2018a, p. 225-226).

In considerazione di questi risultati di ricerca, nella recente rilevazione Generazione Z, effettuata dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, è stata inserita anche questa variabile. Il campione, rappresentativo della popolazione italiana di età compresa tra i 14 e i 19 anni, è composto di 800 persone. Ai/alle ragazzi/e è stato proposto un questionario via CAWI. Per misurare il mattering sono stati utilizzati alcuni item che fanno riferimento non in maniera specifica a docenti o compagni, ma alla scuola intesa come comunità, quindi composta da docenti, studenti e personale ATA.

Nella tabella 1 i risultati di 3 item particolarmente interessanti.

I risultati ottenuti sono molto coerenti e simili per tutti gli item. In generale, la percentuale di ragazzi/e che si ritiene abbastanza/ molto d’accordo con item che rilevano il mattering varia tra il 44% e il 58%: quindi varia tra un livello medio e un livello medio-alto. Questo risultato, sicuramente positivo, potrebbe esser ulteriormente incrementato da attività curricolari ed extra curricolari che favoriscano il confronto, la condivisione, la possibilità di efficaci strategie di coping per far fronte alle difficoltà, evitando che gli adulti abdichino alla loro responsabilità sociale e promuovendo la possibilità di sentire di poter contare a fronte di un’assunzione di responsabilità commisurata al proprio ruolo e alla propria età.

Un aspetto interessante dei dati, che si mostra in maniera costante, è che i ragazzi sentono di poter contare a scuola più delle ragazze e che i ragazzi/le ragazze di età compresa tra i 14 ed i 16 anni sentono di contare più dei/delle ragazzi/e di età compresa tra i 17 e i 19 anni. Questi dati confermano che le ragazze leggono più criticamente i contesti e le relazioni e si sentono maggiormente giudicate dalle persone, sentono su di sé maggiori aspettative e questo abbassa la loro autostima ed autoefficacia.

Si conferma infine, come in altre ricerche, che gli/le adolescenti più giovani sentono su di sé uno sguardo di maggior fiducia e di incoraggiamento – e forse caricato da minori aspettative – rispetto agli/alle adolescenti più grandi che, oltre ad avere sviluppato maggiori capacità critiche e cognitive, tendono a leggere la realtà in maniera più critica e a porsi verso gli altri, in particolare verso gli adulti, in maniera talvolta distante dalle aspettative di questi ultimi, che, a loro volta, alzano il livello delle richieste e forse dimostrano meno disponibilità all’ascolto.

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