Se mi chiedessero di sintetizzare in poche parole la prima l’impressione di questi primi mesi di attività del nuovo ministero dell’Istruzione (e del Merito), mi verrebbe quasi uno slogan: “detto, fatto!”.

Le prime uscite mediatiche del ministro Valditara hanno avuto una valenza soprattutto valoriale anche nell’audizione alle Commissioni di Camera e Senato riunite, ma già al detto è seguito subito il fatto.



Ne sono particolare esempio la chiusura del contratto dei docenti, fermo da quattro anni, la critica al cellulare in classe cui è seguita nell’immediato la circolare corredata dall’indagine conoscitiva “sull’impatto del digitale sugli studenti, con particolare riferimento ai processi di apprendimento” predisposta dalla VII Commissione del Senato. Così come la critica ad una fase di orientamento insufficiente rispetto alle esigenze utili alle scelte dei genitori cui ha fatto seguire, sempre nell’immediato, una lettera alle famiglie corredata da una statistica su “gli esiti occupazionali e i percorsi di studio universitari dei diplomati” a cura della Direzione generale per i sistemi informativi e la statistica.



Così come nei giorni scorsi, a seguito di un’intervista giornalistica sul prossimo esame di Stato per la scuola secondaria di secondo grado, ancora una volta nell’immediato, è uscita la nota del capo Dipartimento in data 30 dicembre 2022.

Come sempre accade, pur nei brevissimi tempi tra comunicazione e decisione, non sono mancate critiche e polemiche, come quelle degli studenti che desidererebbero un esame diverso da quello pre-pandemia. Altri dicono che la velocità nelle decisioni dipende dalla necessità di rispetto dei tempi previsti dal Pnrr, ma come operatori della scuola non abbiamo ricordo di questa velocità decisionale, segno comunque di efficacia ed efficienza.



Personalmente è una metodologia di lavoro che apprezzo e che ritengo sia da proseguire, poiché se “il buon giorno si vede dal mattino”, visto il “mattino” buono, ora il “giorno” che attende Valditara è un giorno complesso se l’obiettivo è quello di ridare modernità ed efficienza al nostro sistema scolastico per migliorarne il livello qualitativo, sia da un punto di vista organizzativo, sia relativamente al livello degli apprendimenti. E proseguire con questa modalità aprirebbe alla speranza di soluzioni da tempo auspicate.

Mi permetto allora di evidenziare alcune necessità urgenti sentite da molti operatori che faccio anche mie, cui occorrerebbe mettere mano con urgenza e con la stessa modalità già vista.

i) Dare rapidamente il via a nuove indicazioni, con norme adeguate, che puntino alla semplificazione delle procedure e a definire scadenze che permettano, dopo tanti anni, di avere un avvio dell’anno scolastico 2023/24 con tutti i docenti/supplenti già nominati o incaricati onde ottenere per gli studenti una anno scolastico finalmente regolare.

ii) Valorizzazione della professione docente che consideri evidentemente un adeguato riconoscimento economico generale, ma contempli anche una carriera con avanzamenti e riconoscimenti economici. Va introdotta una vera valutazione del servizio svolto, affinché gli avanzamenti siano basati sul merito, sulla proposta e partecipazione a progetti didattici innovativi, su nuove competenze professionali acquisite.

iii) Regolarizzazione dei precari della scuola paritaria, in attesa da circa nove anni di possibilità di abilitazione, come avvenuto, con concorso straordinario, per i precari della scuola statale. Come ricordano riviste giuridiche: “il concorso straordinario abilitante, previsto dal Dl n. 126/2019, convertito in legge n. 159/2019, è stato bandito con decreto direttoriale n. 497/2020 e successivamente integrato con Dd n. 748/2020. Gli aspiranti, in possesso dei previsti requisiti, hanno presentato le relative domande di partecipazione entro il 15 giugno 2020, pagando anche il previsto contributo di segreteria. Il concorso, tuttavia, non è stato mai avviato. Evidenziamo, inoltre, che il decreto n. 73/2021, convertito in legge n. 106/2021, modificando quanto previsto dal Dl 126/2019 relativamente al concorso straordinario 2020 per il ruolo, è intervenuto anche su quello per l’abilitazione, abrogando (ancor prima di essere in atto) l’emanazione del decreto che doveva stabilire i contenuti della prova orale di abilitazione. Conseguentemente, il concorso in esame è stato di fatto superato”. Moltissimi, fidandosi delle istituzioni, non hanno aderito ai successivi concorsi. Per equità sociale serve un provvedimento straordinario rapido.

iv) Definire e pubblicare i decreti attuativi del Family Act onde avviare concretamente la vera parità nel settore 0-6, primo atto per il completamento della parità prevista dalla legge 62/2000.

v) Riconoscere una vera integrazione della scuola paritaria nel sistema scolastico, sia nella legislazione – dato che oggi quando si legifera sulla scuola lo si fa nell’ottica della scuola statale e quando servono interventi di ristoro a fronte di difficoltà prima pandemiche e oggi legate al costo dell’energia, ci si dimentica che la scuola è un’impresa e anche come tale deve essere considerata – sia nella distribuzione delle risorse legate all’innovazione didattica. È di qualche mese fa la distribuzione di risorse per il Piano Scuola 4.0 dalle quali le paritarie sono state escluse.

vi) Scegliere la strada che questo ministero vorrà percorrere verso la piena attuazione dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, in vigore da più di vent’anni e ancora disattesa, e comunicare come il ministero intende procedere.

vii) Scegliere e comunicare la posizione del ministero circa la sperimentazione in atto dei percorsi quadriennali in ordine ad un suo ampliamento quale graduale ammodernamento organizzativo del sistema scolastico.

Le premesse indicate all’inizio dell’articolo, se si concretizzeranno in una costante e determinata modalità di lavoro, danno fiducia e speranza.

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