Le nuove frontiere e progressive della democrazia italiana hanno deciso di lasciar perdere (per ora) le battaglie contro le icone sacre (ricordate il crocifisso nelle aule o nei seggi elettorali da togliere perché “discriminava” i non credenti?) per passare a quelle laiche. Il 19 marzo è la Festa del papà e dal momento che non tutti hanno la fortuna di avere un padre, facendo festa si mettono in difficoltà gli alunni che ne sono privi. È questo il ragionamento della dirigente di un istituto comprensivo di Viareggio che fa il paio con l’ondata (piccola, per la verità) di insegnanti e genitori che una decina di anni fa si stracciarono le vesti e vollero togliere i crocifissi e i presepi nelle aule.



La loro battaglia sbatté il naso contro le sentenze laiche della giustizia italiana ed europea e rimase isolata per la mancanza di solidarietà dei non credenti o di chi apparteneva ad altre religioni. Vedremo se le mamma e i papà (soprattutto questi ultimi) e i docenti della scuola viareggina faranno passare il provvedimento, magari perché della stessa opinione o più semplicemente per amor di quieto vivere; ma intanto registriamo che in mezzo al mare di guai in cui versa il nostro sistema scolastico, la presenza di una festa popolare e di derivazione religiosa (per la Chiesa cattolica il 19 marzo è, come noto, festa liturgica di San Giuseppe, padre putativo di Gesù) urta certi animi preoccupati di non ledere presunti diritti di una piccola minoranza piuttosto che quelli della maggioranza.



Ma più che di diritti, dovremmo parlare di doveri: quelli di rispettare tutti, anche i bambini che, proprio perché privi di un babbo noto, hanno tutto il diritto di festeggiarlo lo stesso.

Naturalmente niente da dire circa altre feste laiche che più laiche non si può. Halloween: perché festeggiare se non tutti lo fanno? Carnevale: perché mascherarsi se c’è qualcuno che non ha i soldi per farlo? Di questo passo qualunque cosa sarebbe opinabile, perché non esiste niente che possa andar bene davvero a chiunque. E addio cultura, radici, socialità, senso di comunità. Viene il sospetto che la dirigente di cui sopra abbia preso il provvedimento guardando alle coppie lesbiche che hanno adottato un bimbo. In tal caso ci aspettiamo che entro maggio vieti per coerenza (se non altro, di sesso) pure la Festa della mamma.



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