Manca un mese alla fine della scuola e Ibrahim è molto preoccupato, perché in estate vorrebbe finalmente tornare in Egitto a trovare la nonna che non vede da anni, ma ad oggi ha due insufficienze e se non le recupera l’Egitto se lo scorda.

“Non preoccuparti” gli dice Lucia che lo sta aiutando in storia “hai due insufficienze lievi, sono recuperabili, dobbiamo lavorare ma puoi farcela.”



“Devo farcela, io studio, non capisco perché continuo a prendere l’insufficienza in storia e in inglese. Lei vede che sto studiando!”

“Certo che vedo” gli risponde Lucia.

“E allora?”

“Devi cercare di capire cosa non funziona, perché se studi e prendi l’insufficienza qualcosa non va” lo incalza Lucia, cercando di fargli fare il lavoro più odiato dagli studenti. Non basta infatti fare un batti e ribatti, bisogna capire ciò che viene chiesto e rispondere in modo efficace utilizzando ciò che si conosce.



“Forse devi fare un salto di maturità?” gli chiede Lucia capendo che le sue parole non trovano un’interlocuzione.

“Io devo essere promosso, questo, solo questo mi importa” ribadisce Ibrahim che ha comunque un obiettivo chiaro in testa.

Lucia insiste affinché il ragazzo guardi in faccia la realtà, ma lui non vi riesce, vuole essere promosso, quindi ribadisce che si impegnerà con tutte le sue forze e quasi sfidando Lucia chiude il discorso con un “vedrà che ce la farò!” Così Lucia e Ibrahim si mettono a fare quello per cui il ragazzo era venuto al centro di aiuto allo studio. Si erano messi a studiare la Roma repubblicana.



La sera Ibrahim si era trovato con alcuni amici, il solito gruppo con cui si ritrovava a passare un po’ di tempo insieme, parlavano un po’ di tutto, era bello stare insieme, tanto che facevano fatica a tornare a casa. Lucia sapeva di questa sua amicizia, Ibrahim era affezionato a quei suoi coetanei, ogni volta lei gli chiedeva di loro e lui raccontava sempre con tanto entusiasmo e nei minimi particolari.

Due giorni dopo che Ibrahim e Lucia avevano studiato la Roma repubblicana la professoressa aveva chiesto al ragazzo degli amici e lui aveva raccontato.

“Non capisco perché non parli in modo così fluido anche della Roma repubblicana o degli Egizi o dei popoli mesopotamici” aveva buttato lì Lucia quasi per caso, trovando inaspettatamente un riscontro che non aveva cercato.

“È quello che vorrei capire anch’io” le rispose al volo lo studente.

“Veramente?” aveva chiesto incredula Lucia.

“Sì, sul serio” aveva ribadito Ibrahim.

“Bene” aveva detto allora Lucia “non so se avremo il tempo necessario, ma qui sta la tua questione, lavoriamoci sopra. Tu, come spero ti sia accorto, padroneggi la lingua ma a livello espositivo non sei ancora al meglio: metti tutto insieme, non distingui le informazioni, le tratti allo stesso modo, mentre quando parli degli amici fai diversamente.”

“È vero. Come mai, secondo lei?”

“Tu cosa pensi?”

“Mi viene facile perché sono cose concrete. Sono, come dire…”

“Sono esperienze vissute, è questo che intendi?”

“Ecco sì, perfetto!”

Lucia lo aveva guardato in faccia e aveva semplicemente detto un esclamativo “e allora?”

“Non mi interessa la Roma repubblicana, tutto qui! Ma neppure gli Egizi, anche se io sono egiziano.”

“L’importante è che tu abbia capito dove stia la questione” aveva comunque annotato Lucia. “Lavoriamoci su, vedrai che qualcosa succederà. Certamente anch’io devo darti qualcosa in più, non che tu debba sentirti interessato a tutto, però che io ti faccia sentire più vicini questi romani, certo questo è dovuto anche a me.”

Lucia era contenta. Aveva trovato il punto della questione, Ibrahim assorbiva le informazioni ma non le faceva sue. Non era semplice, ma la questione era posta. Un mese non sarebbe stato sufficiente ma qualcosa si poteva fare. Adesso il problema era chiaro, occorreva solo ricominciare.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI