Dopo gli scrutini, dopo la consegna virtuale delle pagelle, pare che i collegi docenti di tutte le scuole siano in fibrillazione perché trapela da più fonti la notizia dell’imminente pubblicazione da parte degli organi ministeriali competenti del Nuovo dizionario dei sinonimi della Scuola italiana.

Finalmente questo documento farà chiarezza su tutta una serie di problematiche che da anni si agitano nel mondo della formazione e dell’educazione, cancellerà quelle sacche di resistenza che ancora sopravvivono in alcuni istituti della penisola; finalmente verrà resa giustizia a quelle buone pratiche che invece ormai si sono consolidate e che attendono soltanto la giusta formalizzazione che questo documento promette di realizzare pienamente. Via le programmazioni, via le indicazioni nazionali, via le circolari applicative: piazza pulita, finalmente; aria nuova.



Del resto, alcune indiscrezioni lasciano già presagire gli scenari futuri. Pare che alla lettera A, alla parola Avvocato, il Dizionario che riformula il lessico quotidiano della scuola italiana e ridisegna il destino delle nuove generazioni rimandi alla lettera P di Psicologo, accomunando i due termini sotto l’unico significato di Alleato. Avvocato e psicologo, infatti sono gli alleati dei fanciulli nella tremenda guerra che le Famiglie – che troveremo alla lettera F con la seguente spiegazione: uno degli attori della battaglia in atto per la crescita delle giovani menti – dovranno combattere contro gli Insegnanti. Alla lettera I, infatti troveremo che questi, appunto, sono gli altri attori della battaglia in atto.



Troveremo anche termini come protagonista, per la F di Famiglia, o antagonista, naturalmente per la lettera I di Insegnante. Tolte di mezzo, come ormai da tempo la pratica quotidiana insegna, tutte le vetuste cianfrusaglie di termini come Patto educativo: si parlerà di Armistizio, ancora alla lettera A; o di Condizioni di resa, alla lettera CDR ( se rivoluzione dev’essere, rivoluzione sia: le lettere saranno anche cumulative!).

Finalmente una descrizione realistica e seria di ciò che la scuola italiana si sta attrezzando a diventare, o è già diventata. Così vengono nuovamente codificati, come le indiscrezioni sembrano suggerire, termini come Certificazione che, come gli altri termini Pdp e Pei alla lettera P, rimanderà alla lettera L di Lasciapassare: documentazioni scientifiche costituiranno un magico nulla osta per consentire ai giovani studenti di oltrepassare le linee nemiche e raggiungere finalmente l’agognata vittoria.



Ecco, alla lettera S di Studenti, pare che si verrà rimandati alla lettera V di Vittima: della crudeltà di un sistema che riteneva ancora di potere chiedere impegno e abnegazione. Non si sa ancora comunque cosa potrebbe esserci scritto alla lettera A per Abnegazione, o alla lettera I di Impegno, se verranno, come pare, derubricati e relegati in un’Arcadia educativa e lessicale di cui non si sentirà certo la mancanza.

Alla lettera M di Mappe o S di Schemi, sembra invece confermato il rimando alla lettera G di Grimaldello o addirittura alla lettera P di Passepartout, o ancora alla lettera N di Nontiazzardareatogliermilerispostechepossocopiaredaquialtrimentilodicoallamammaallavvocatotallopsicologoealpedagogista.

Potremmo continuare nelle rivelazioni, ma forse sarà meglio distillare pian piano questo strepitoso documento, magari anche in prossime puntate. Ciò che però già si può dire è che finalmente la scuola italiana si doterà di uno strumento definitivo e prezioso, chiaro e assolutamente non interpretabile a discrezione, per favorire la crescita delle nuove generazioni. Certo i collegi docenti verranno chiamati a confrontarsi con queste indicazioni e alcuni insegnanti verranno chiamati a ridefinire totalmente il loro lavoro.

Immagino il mio amico Giuseppe che quest’anno si è rifiutato di stilare qualche PdP per i due gemelli che ancora non hanno superato il trauma di avere abbandonato, undici anni fa, la pancia della mamma e di essere stati lanciati nel mondo da soli; o per il piccolo al quale ha impedito l’uso di una mappaschemasoluzionicomprese per svolgere il compito di geografia su una cartina muta; o ancora ha messo una nota perché la Simona non ha svolto il riassunto, discriminandola di fronte a tutta la classe.

Certamente m’immagino il colloquio che il preside dovrà sostenere con lui circa le sue lezioni sulla Divina Commedia: Giuseppe anche quest’anno è entrato nella sua seconda, ha tirato giù le tende, ha spento le luci e ha acceso un lumino su ogni banco di ogni alunno. Con voce tonante si è messo a recitare il canto XXVI dell’Inferno dantesco, senza dire né uno, né due come introduzione, schematizzazione – che per lui fanno rima con devastazione. Ha guardato nelle flebile luce delle fiammelle i suoi alunni negli occhi, li ha pregati come Ulisse prega i suoi compagni di viaggio, ha detto loro che non sono fatti come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza.

Lo so, gli dirà il preside, questo è il suo modo di aprire l’anno, di dare indicazioni su ciò che intende fare. Il suo programma. Questo è il suo modo di stimare i ragazzi, di chiamarli a un’impresa anche più grande di loro, gli dirà, riconoscendogli almeno le buone intenzioni. Ma via, non si fa. Non rientra nello stile del nuovo Dizionario. Richiamerà, il preside, alla lettera I, la parola magica Inclusività o Inclusione. Come se leggere la Divina Commedia fosse Esclusione. E invece per Giuseppe è proprio il contrario: ai gemelli, al piccolo e alla Simona gli mette davanti una bellezza infinita, un viaggio vero, fatica e gioia; parole che sapranno descrivere la loro vita meglio di ogni altra cosa, che lui stenderà piano piano nei giorni aiutandoli a farle diventare vere, esperienza. A farli stare nel mondo: inclusi e non esclusi.

Ma chissà, forse succederà come nella rivoluzione francese: dopo il dizionario, arriverà la ghigliottina. E il primo Danton sarà lui, il mio amico Giuseppe. Immolato sull’altare della rivoluzione educativa (eppure mi hanno detto che l’altro giorno, nella scuola di Giuseppe, nella sua terza che sapeva del suo compleanno, i ragazzi si sono messi sui banchi e gli hanno gridato: Oh capitano, oh mio capitano! Forse ci sarà un’inchiesta. Vedremo cosa dirà il Dizionario).