E adesso che siamo – quasi – tutti impegnati con l’Esame di Stato (come dico sempre: se non si chiama più maturità… un motivo ci sarà!), come già abbiamo fatto per le tipologie di studenti, aggiorniamo la nostra classificazione simil-linneiana con l’analogo catalogo dei docenti, i nostri colleghi che abbiamo imparato a conoscere meglio nella capacità di adattarsi alla novità e all’emergenza. Andiamo dunque a vedere quali sono le tipologie dei professori in tempo di Didattica a distanza.



Il poverynista

Il poverynista è colui che, già di manica larghissima in tempi a.C. (ante Covid), ha ora, a maggior ragione, potuto dispiegare a piene mani la sua tendenza a fornire agli studenti copiose giustificazioni, nei consigli di classe come negli scrutini, e anche, presumiamo, al momento di assegnare il voto da dare all’orale: “Ma poveryiiiiino! Ha dovuto studiare tutto da solo!”; “Ma poveryiiiiino! Non possiamo penalizzarlo in un momento così difficile!” (e transeat se l’alunno di cui si parla è il “fantasma” o, peggio ancora, il “desaparecido”, di cui abbiamo parlato nella precedente puntata). Assolutorio.



Il tignoso

Il tignoso è colui che, in tempi di emergenza estrema, ha iniziato a cavillare, o come si dice con voce para-dialettale lombarda, a carognare: “Ma il nostro contratto di lavoro non ci impone di fare didattica a distanza”; “Ma io non voglio consentire agli studenti di insinuarsi nella privacy della mia casa”; “Ma io devo usare la mia connessione senza rimborso per fare lezione? Giammai!”. Solo dopo molti richiami e sollecitazioni (forse), visto il prolungarsi dell’emergenza sanitaria per tutto il secondo quadrimestre, egli si è deciso a fare qualcosa di diverso che inviare tramite registro elettronico (non sia mai che gli studenti scoprano il suo indirizzo mail!). Insopportabile.



L’imbucato

Normalmente, l’imbucato è colui che, pur non essendo stato invitato, si intrufola a feste e occasioni mondane considerate ghiotte e foriere di interessanti incontri e sviluppi. A scuola, l’imbucato è il collega, magari docente nella nostra stessa classe, che, per avvisi, comunicazioni e altre differibilissime motivazioni, trova sempre il modo di entrarci in aula mentre stiamo spiegando punti delicati del programma, siano essi la lettura dell’esametro o le redox, o la struttura del Canzoniere, facendo perdere tempo a noi, invece che perderlo lui (mi pare giusto!). Di solito lo dichiara anche con un sorrisetto: “Vi rubo gli ennesimi dieci minuti…”. L’Imbucato in tempo di Dad è il collega che si inserisce nella videolezione appena avviata su Teams, secondo due improvvide modalità:

1) Imbucato volontario (vedi sopra) che ha solo modificato il medium tecnico con cui entrare nell’aula divenuta virtuale. Insopportabile.

2) Imbucato involontario, variante dell’imbranato (vedi sotto), che per errore entra sempre nella sua classe al momento sbagliato, durante le lezioni dei colleghi, e si disconnette, mortificato, dopo mille scuse. Tenero.

L’ossessionato (anche detto Argo)

Questa tipologia umana è l’evoluzione ai tempi della Dad di quei docenti super-sospettosi nei confronti degli studenti che, fra continue di ripetizioni di “Non penseranno mica di prendermi per i fondelli!” e “Sono nato/a qualche anno prima di loro!”, al momento delle verifiche si scatenano con misure anti-copiatura dalla sottigliezza degna della Stasi o del Kgb. Ovviamente, tale tipologia umana dà il meglio di sé ai tempi dell’esame di Stato, perquisendo i bagni, analizzando i dizionari (qualcuno vorrebbe anche scaldarne le pagine con la fiammella dell’accendino per cercare di scoprire se ci sono regole grammaticali scritte con l’inchiostro simpatico), e persino contando le mattonelle fra i banchi affinché gli studenti siano ben distanziati: come ben capite, i cento occhi di Argo Panoptes, “che tutto vede”, gli fanno un baffo. In tempi di Dad, Argo pretende non solo interrogazioni a telecamera accesa – è il minimo sindacale –, ma anche telecamera puntata sulla scrivania, mani in vista, panoramica sulla stanza da dove il tapino si collega (non sia mai che davanti a lui ci siano post-it strategici o una mamma o un fratello sulla soglia o dietro il pc pronti a suggerire). Sfinente.

L’imbranato

L’imbranato ha un rapporto conflittuale con la tecnologia; in sintesi, lui la amerà pure, qualche volta, ma lei lo odia. E lo capiamo subito: la connessione dell’imbranato salta di continuo, il suo microfono risulta acceso, ma in realtà non si sente una parola di quanto dice, la telecamera funziona a scatti. E poi, come se non bastasse, a questa “nuvoletta tecnologica” di Fantozzi che lo perseguita si aggiunge la sua goffaggine congenita, per cui la condivisione dello schermo è un miraggio, e le verifiche online sono una scalata al K2; non parliamo poi dell’uso della chat del Team: una tragedia annunciata. Un caso disperato.

Il terrorizzato

Il terrorizzato è spaventato a morte. Da tutto. Dalla Dad (“Oddio, e ora come faccio con la Didattica a distanza, io che non ci capisco nulla di tecnologia?”). Dagli scrutini on line (“Oddio, ma come faccio? E se si blocca tutto? E se sbaglio qualcosa?”). Dall’idea di tornare a scuola anche solo per l’esame di Stato che si tiene in presenza, come abbiamo visto, con tutte le cautele e le misure preventive immaginabili (“Oddio, e se uno studente o un collega è un positivo asintomatico?”). Agghiacciato dal terrore, ricorre al gel igienizzante ogni dieci minuti ed è riconoscibile dalla caratteristica screpolatura delle mani, sul dorso e anche sul palmo. Da confortare e rassicurare.

Il minimalista

Alla polarità opposta del terrorizzato, il minimalista è il tipo, che, come si dice in certe zone d’Italia, “va via sciallo”: nulla lo scompone, tutto gli sembra facile, superabile con poco sforzo, niente lo spaventa. Nella sua incoscienza, è quasi rasserenante. La Dad? E che sarà mai! Le scuole chiuse? Il minimalista a febbraio pensava di tornare a scuola prima di Pasqua, poi dopo Pasqua, poi il 18 maggio… Nulla scalfisce la sua certezza che tutto va (o andrà) bene, anzi, nel migliore dei modi possibili. Inossidabile.

E a questo punto mi verrebbe da chiedere ai lettori che sono anche insegnanti: e tu, che tipologia di docente Dad sei?

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