Lucilla era arrivata al centro con gli occhi che sprizzavano gioia, veniva da scuola e prima di andare a casa aveva voluto bussare alla porta del centro trovandovi un volontario, proprio quello che non aveva mai nutrito tante speranze su di lei.
Lucilla si era fermata sulla porta, e forse non era il caso procedesse. Che cosa poteva ricevere da quell’insegnante che l’aveva sconsigliata di continuare quella scuola? Lucilla però aveva deciso di seguire l’impeto del suo cuore, voleva comunicare una soddisfazione che portava dentro e non aveva neppure guardato in faccia il volontario, non aveva visto la sua faccia sorpresa.
“Che bello oggi! Un primo giorno di scuola che ricorderò di certo” aveva impetuosamente esclamato di fronte al volontario che era rimasto senza parole, investito da quell’esplosione di contentezza.
“È stato proprio, bello! I miei compagni e compagne si sono interessate a me come Lucilla, nessuno mi ha chiesto perché fossi lì, ognuno voleva sapere chi fossi e perché facevo quella scuola!”
Il volontario la guardava in faccia e gli sembrava che fosse un’altra persona, allora le ha chiesto che cosa le fosse successo.
“Vede, eravamo in sei bocciate nella classe, ma nessuno ci ha considerato come bocciate e questo è stato importante per me, perché sono entrata in classe considerandomi una sfigata bocciata. E mentre io mi consideravo così, ho trovato compagni e professori che mi hanno guardato come persona. Hanno cambiato anche il mio modo di guardarmi e oggi dopo questo primo giorno di scuola mi sono ritrovata per quella che sono, mi guardo in modo nuovo.”
Il volontario aveva anche lui subito il contraccolpo, da lei aveva avuto la sfida a guardarla per il valore che è.
Poi un attimo di tristezza, “e se fosse solo per oggi che è il primo giorno di scuola?”
“ No, quello che hai vissuto oggi è per sempre” aveva ribattuto il volontario. “Sii fedele allo sguardo di oggi, è uno sguardo vero, tu non sei una ragazza bocciata, sei una ragazza che oggi riparte da un amore a sé ritrovato.”