Lezione in quinta liceo. Ho parlato di Émile Zola e del suo romanzo sperimentale, abbiamo dialogato sul naturalismo. La Belle époque pretende di avere in mano il mondo. Il metodo scientifico ha permesso di controllare i segreti della realtà, le energie che muovono la natura. Prima la chimica e la fisica, poi la medicina, hanno fatto sì che nella realtà si scoprissero leggi meccaniche e sistematiche, gestibili dalla mente e dalla forza umane, tali da piegare ogni parte del creato ai bisogni e all’utilità dell’uomo.
Ora i romanzieri sperimentali sono certi che anche la mente, il pensiero, il comportamento degli uomini possano essere studiati e posseduti scientificamente. Ancora non se ne conoscono le leggi, ma sicuramente il cuore dell’uomo sente e prova seguendo schemi e dinamiche fisse. Zola e gli altri sono entusiasti nell’ipotizzare che in un futuro non lontano, osservando le cause materiali e ambientali che muovono i pensieri umani e correggendone con la legge le storture, si potrà giungere a una società senza più male e criminalità, senza le piaghe della dipendenza da alcool o droghe, un mondo perfetto insomma.
Questi passaggi sono chiari a tutti. Vedo i volti dei ragazzi che acconsentono ad ogni mio passaggio, li vedo confermare le teorie che sto esponendo.
A un certo punto mi fermo: “È chiaro che si è avverato quello che i naturalisti dicevano riguardo alla medicina: le leggi fisico-chimiche del corpo umano hanno consentito, col passare del tempo, di giungere a ‘montare e smontare’ le varie parti del corpo in modo semplice ed efficace. Ma si è avverata anche l’ipotesi che prevedeva – giungendo a studiare le esatte determinazioni dell’ambiente e degli antecedenti biologici sulla mente e sul cuore umani – di giungere a un mondo senza male e senza peccato?”
I ragazzi negano in coro tale conquista. Assolutamente no, anzi, qualche ragazzo dice che siamo peggiorati in quanto a violenza e criminalità.
“Perché secondo voi” incalzo “questa previsione dei naturalisti è risultata errata? Di cosa non ha tenuto conto Zola? Quale elemento non ha previsto nel suo ragionamento?”
La classe ci prova. Uno dice: “Della diversità tra le persone”. E io: “Ma no, per Zola la diversità fra gli uomini nasce necessariamente da ambienti e famiglie diverse. Di questo ha tenuto conto, no? Quindi, cosa gli sfugge? E altri: “La storia… la mancanza di strumenti… il sentimento dell’uomo… l’intuizione umana…” e così via.
“Chi mi dà la risposta giusta prende un dieci!”, ci prendo gusto.
Ci si mettono di piglio: Zola non tiene conto della differenza fra le popolazioni, della cultura, della disuguaglianza economica, dei percorsi di studio differenti, dell’ambiente naturale, dei climi…”. Niente da fare.
Le lezioni successive la sfida continua. Zola non tiene conto dell’intelligenza, delle classi sociali, della differente educazione…
Mi chiedo: sarà un caso che a questi ragazzi, bravissimi e molto preparati, non venga affatto in mente che l’uomo non è controllabile e prevedibile perché è innanzitutto libertà?
No, non è un caso. Bisogna essere liberi e vivere in una scuola libera per comprenderlo.
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