Ieri INVALSI ha presentato a Roma i risultati dell’Indagine IEA ICILS 2023 (International Computer and Information Literacy Study). Questa indagine di cadenza quinquennale ha come principale obiettivo la valutazione comparativa delle competenze digitali degli studenti frequentanti l’ottavo anno di scolarità (in Italia studenti della terza secondaria di primo grado).
L’edizione del 2023, la terza dello studio, ha permesso di valutare nuovi aspetti relativi alla cittadinanza digitale, considerando le crescenti opportunità dei giovani di prendervi parte. L’indagine esplora due differenti aspetti delle competenze informatiche: la Literacy digitale (CIL, Computer and Information Literacy), ossia la capacità degli studenti di utilizzare il computer, di raccogliere informazioni, di produrre informazioni e di comunicare attraverso le nuove tecnologie, e il Pensiero computazionale (CT, Computational Thinking), che riguarda la capacità degli studenti di utilizzare i processi mentali per definire le diverse operazioni da eseguire per risolvere un problema su un computer o un dispositivo digitale.
I risultati in sintesi. L’Italia – dove sono state campionate 152 scuole – si colloca nella media UE, ultima dei Paesi “fondatori”, ma davanti a quelli di più recente entrata che hanno ancora strada davanti per un loro completo sviluppo, come ha sintetizzato nel suo intervento il presidente Invalsi Roberto Ricci. Dunque un bicchiere mezzo pieno, ma il titolo che ha subito lanciato Il Sole 24 Ore, “Studenti italiani molto bravi…” non sembra centrato. La graduatoria delle macro-zone (NordOvest, NordEst, Centro, Sud e SudIsole non cambia, tranne che per un sorpasso del NO con 511 sul NE con 503; i risultati del Sud con 476 e SudIsole con 440 sono significativamente bassi ed al solito trascinano in basso i risultati complessivi del Paese.
Le differenze fra gli studenti ci sono, ma sono al solito più limitate di quelle di altri Paesi, segno di un accorpamento sui valori mediani, risultato sostanzialmente della debolezza delle eccellenze. Fa eccezione al solito il SudIsole, la cui macroscopica polarizzazione interna attende da tempo di essere esposta ed indagata. Le ragazze sono migliori dei maschi ovunque ed anche da noi, soprattutto nel trattamento delle informazioni più che negli aspetti tecnici: un risultato diverso da quello sulla Matematica e che fa ben sperare sulla presenza di forze nuove per lo sviluppo di un Paese che ne ha un gran bisogno. Non è solo questione di diritti, lo è anche di produttività giovanile.
Questa presentazione pone un problema. Esistono forti tendenze nel dibattito odierno a porre come centrale l’interesse a misurare e valorizzare anche, se non anzitutto, le competenze sociali ed emotive. Da un lato indubbiamente questa tendenza coglie un aspetto importante dell’apprendimento umano, cioè il rilievo che hanno elementi non quantificabili della personalità, nel determinare le capacità anche intellettuali. Ma quanto questi elementi sono misurabili? con quali strumenti? l’autovalutazione? il giudizio degli insegnanti? E quanto qui c’è davvero molto più che per Lettura, Matematica e Scienze il rischio di labellizzazione, cioè di classificare i giovani sulla base di aspetti molto delicati della loro personalità? Inoltre è abbastanza evidente, se non esplicitamente dichiarato, che questa tendenza è rivolta, almeno al momento, a venire incontro ai livelli bassi di apprendimento per cercare di indurli alla motivazione. Anche se, quanto meno potenzialmente, potrebbero essere altrettanto utili a potenziare i livelli alti.
Il dubbio che si cerchi di affiancare, successivamente sovrapporre e poi alla fine sostituire queste misurazioni a quelle delle literacy tradizionali è al momento forse eccessivo, ma non inesistente, viste alcune tendenze della pedagogia, soprattutto nella scuola primaria, che valorizza sempre più il “caldo” del corporeo, dell’irrazionale e dell’emotivo contrapposto al “freddo” del logico, del razionale, del cognitivo. Un altro aspetto del Paese dei balocchi europeo volto alla redistribuzione egualitaria di risorse ritenute inesauribili. E si sa che dopo la primaria il più dei giochi è fatto per chi non ha alle spalle un background famigliare che garantisca naturaliter l’acquisizione di competenze cognitive, donde una sottolineatura da parte del presidente Invalsi della importanza cruciale dell’area 0-6 anni. Insieme con la constatazione che i posizionamenti dei Paesi e delle diverse parti dei paesi non cambiano, sia che si parli di Matematica che di Creatività, oltre che di capacità di utilizzo delle competenze informatiche in direzione produttiva e creativa. E che dunque non esistono scorciatoie basate sulla contrapposizione fra cognitivo ed affettivo.
Ma nel frattempo c’è il rischio che sorga un discrimine almeno altrettanto, se non ancora potenzialmente più pericoloso di quello relativo alle Literacy tradizionalmente intese e cioè quello relativo alle competenze informatiche.
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