Venerdì 7 maggio si è aperto ufficialmente il Festival dell’innovazione scolastica, con una web conference a cui si sono collegati docenti di ogni ordine e grado e dirigenti di tutta Italia. Unico nel suo genere, il Festival culminerà il primo weekend di settembre a Valdobbiadene con le sessioni in presenza. Novità nella novità, il Festival ha istituito e lanciato la “Giornata nazionale dell’innovazione scolastica”, che si terrà, a partire da quest’anno, ogni prima domenica di settembre.



Ma che cosa significa “innovazione” scolastica?

Innovare significa generare qualcosa di nuovo, portare a una nuova nascita, riconoscere un fatto inedito, che segni un mutamento di paradigma, accompagnato dal sentimento di stupore e di speranza nel futuro, che ridia energia quando ci si sente stanchi, inadeguati, incapaci, senza speranza per il domani, senza attesa per l’oggi.



Una seconda accezione di innovazione è rendere nuovo ciò che percepiamo come vecchio: innovare dunque non solo è sinonimo di dare alla vita, di nascere, ma può indicare una ri-nascita, un ridestamento, una pulizia, un riadattamento, una riscoperta di ciò che già c’era.

La mia esperienza è che l’innovazione deriva dalla nascita – venire alla luce – di soggetti nuovi, come in una coppia che viene ridestata dalla nascita di un figlio, o dalla riscoperta di ciò che già c’è in una chiave nuova, in una prospettiva nuova.

L’insegnante, il dirigente, lo studente è per quanto mi riguarda l’unico vero attore dell’innovazione scolastica.



Come può un insegnante, un dirigente, uno studente – nel contesto di un mondo che parla solo di cifre e risorse – essere attore del cambiamento, protagonista dell’innovazione, punto di luce quando tutto sembra grigia penombra e oscurità?

Io risponderei: innanzitutto, riscoprendo l’essenziale.

Cosa insegniamo? Perché vale la pena di insegnarlo? Perché un bambino o un ragazzo dovrebbe starci a ascoltare per tutte quelle ore? Perché un essere umano che si affaccia alla vita dovrebbe essere attirato da ciò che proponiamo? Cosa abbiamo da offrire loro?

Una volta riscoperto, ritrovato, ridescritto l’essenziale mi chiedo: come lo comunico? Come lo trasmetto? Come permettere il dialogo tra me, i miei allievi e ciò che ho di essenziale da proporgli?

Si può innovare in tanti modi. L’innovazione si dice in tanti modi. A volte è introdurre qualcosa di inedito e che a prima vista può spaventarci, a volte è tornare indietro, riscoprendo ciò che già c’è.

In tutte le forme che l’innovazione può assumere il comune denominatore è la persona, il desiderio di conoscenza, il desiderio di vita buona, il desiderio di migliorare il mondo, il desiderio di scoperta, il desiderio di non vivere inutilmente, il desiderio di approfondire ciò che ci attrae e ci affascina. Non per forza occupare spazi, spazi orari, ma innescare processi buoni, dalla classe al mondo.

Gli interventi dei protagonisti della web conference hanno approfondito tutto questo, mostrando in atto la preziosità di un’iniziativa come il Festival.

“Siamo soddisfatti – ha dichiarato Alberto Raffaelli, dirigente della Scuola di Ristorazione Dieffe di Valdobbiadene, ideatore dell’evento – della curiosità che la manifestazione sta suscitando da Bolzano a Caltanissetta. Il Festival, che si terrà il 4 e 5 settembre prossimi a Valdobbiadene, in presenza, sarà lo spazio ideale dove incontrarsi, raccontare e condividere progetti virtuosi, esperienze didattiche maturate e sperimentate dal basso e non solo nel periodo emergenziale della pandemia”. È il modo corretto per valorizzare, finalmente, il lavoro di docenti e dirigenti coraggiosi che hanno saputo lasciare la strada battuta, in nome di una didattica al passo con i tempi, maggiormente in sintonia con le esigenze, gli interessi e gli stili cognitivi dei loro studenti.

“Ottima l’iniziativa del Festival. Una iniziativa che mancava”. Così Elena Donazzan, assessore all’Istruzione e formazione del Veneto, che ha apertamente appoggiato l’idea della Giornata nazionale dell’innovazione il primo sabato di settembre: “Credo sia una opportunità straordinaria per l’intera comunità nazionale – ha affermato –, poterla celebrare giusto prima della partenza ufficiale dell’anno scolastico, puntando l’attenzione sull’innovazione e dunque sugli aspetti che possono rendere migliore la scuola. Porterò avanti la proposta a livello istituzionale. Mi attiverò inoltre con i miei omologhi regionali. L’assessore del Friuli-Venezia Giulia, Alessia Rosolen che è collegata in remoto, è entusiasta”.

La dirigente dell’Isiss Verdi di Valdobbiadene si è soffermata sugli obiettivi del Festival: “Puntare i riflettori sulle esperienze didattiche in atto nella scuola italiana, farle conoscere, innescare circuiti virtuosi di cui tutti possano beneficiare. Questa è la novità e insieme lo scopo della manifestazione. La seconda novità è la sua collocazione. Un tempo un evento di questa caratura si sarebbe svolto necessariamente in una grande città. La pandemia – ha spiegato Giuliana Barazzuol – ci ha insegnato invece ad apprezzare i luoghi di aggregazione decentrati, come Valdobbiadene, che aggiunge alle sue bellezze paesaggistiche e alla sua reputazione il blasone Unesco. Siamo stati incoraggiati dalle numerose risposte positive arrivate delle scuole, dalle associazioni e dalle istituzioni nonché da personalità di spicco del mondo dell’istruzione, dell’educazione, della formazione, che formano il comitato scientifico”.

Luigi Ballerini, medico, scrittore, esperto di tematiche educative, coordinatore del comitato scientifico del Festival ha chiarito che “per realizzare un’autentica innovazione nella scuola è necessario ripartire dai suoi protagonisti, vale a dire dai docenti e dagli studenti e dal loro rapporto di ‘reciprocità dinamica’. In particolare non è possibile prescindere dal considerare l’allievo come soggetto attivo, attore principale della sua stessa formazione, non puro recettore di notizie e informazioni. Le ottime iniziative di innovazione sommerse sono molte. Si tratta di farle emergere e porle come buone pratiche esportabili”.

Giuseppe Paschetto – unico insegnante italiano inserito nel 2019 tra i cinquanta finalisti del Global Teacher Prize e consulente del ministro Azzolina per l’innovazione didattica e la formazione degli insegnanti – non ha dubbi: “La scuola è ancora troppo ancorata al passato. Occorre cambiare marcia. Come? Ad esempio modificando la disposizione dei banchi, eliminando la lezione frontale, introducendo la manualità, stimolando l’intraprendenza, sviluppando spazi informali e l’agorà per le assemblee, cambiando le modalità di valutazione. C’è bisogno insomma di una transizione pedagogica”.

Il secondo esempio di innovazione didattica è stato portato dalla dirigente dell’Istituto Fermi di Policoro, in provincia di Matera, riconosciuto da Indire come istituto capofila per la Rete di Avanguardie Educative. Giovanna Tarantino ha presentato svariati progetti e percorsi didattici avanguardistici, ideati, adottati e sperimentati con soddisfazione nella scuola lucana, dal “Globalismo affettivo” ed “Emozioni in gioco” a “Professori per un giorno”, da “Flipped Classroom” a “Debate”, da “Service Learning” alle “MicroConferenze”: “Un’attività che è costata fatica, ma che è stata possibile – ha concluso la dirigente – grazie a un team affiatato di docenti motivati. L’entusiasmo ed il coinvolgimento degli studenti ci ha ripagato ampiamente. L’aumento delle iscrizioni è stato formidabile e inaspettato”.

Entro il 2 luglio 2021 le scuole potranno inviare le proprie esperienze di innovazione. Il 16 luglio sarà resa nota la selezione delle candidature. Dettegli su modalità e termini di iscrizione su festivalinnovazionescolastica.it

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