Veniamo ora ad un secondo esempio di lezione dialogata.
Il dialogo durante l’interrogazione…
Durante l’interrogazione sulla poesia Il Natale di Alessandro Manzoni, un’alunna spiega come la metrica di ogni strofa sia costituita tutta di settenari diversi (piani, sdruccioli e tronchi), in parte aventi rima alternata e baciata, con una punteggiatura corrispondente al verso; fattori che configurano un ritmo incalzante alla recitazione, rendendo il testo facile da imparare a memoria nonostante il lessico complesso e la tematica poco familiare.
Domanda: “Secondo te chi era il destinatario della poesia?” Silenzio.
Incalzo: “Secondo te per chi scrive un poeta?”
Risposta: “Per altri poeti.”
Ribatto: “Poeti e intellettuali, certo, ma perché?”
Risposta: “Sono quelli in grado di capire.”
Domanda: “Secondo te è un caso se questa poesia ha un ritmo così brillante?”
Risposta: “Certamente la cosa è voluta.”
Domanda: “Allora perché Manzoni ha scelto questa forma ritmica?Avrebbe anche potuto fare altro.”
Risposta: “Perché era diretta a qualcuno che potesse impararla con facilità.”
Domanda: “Ti ricordi che l’autore si era convertito al cattolicesimo da poco? Questa informazione potrebbe essere utile?”
Risposta: “È una poesia che parla di Gesù, che ne spiega il valore per la storia degli uomini, forse è diretta a tutti e non solo agli intellettuali, forse il poeta voleva rendere noto a tutti un tema cui teneva.”
Domanda: “Ma tutti chi?”
Risposta: “Tutto il popolo.”
Domanda: “Quale caratteristica aveva il popolo rispetto alla lingua italiana?”
Risposta: “Molti erano analfabeti o parlavano solo il dialetto. Ma la poesia è fatta per essere letta e ascoltata, essa parlava del Natale a tutti.”
Domanda: “Forse non si trattava di scoperta, dal momento che il testo fornisce informazioni che probabilmente tutti conoscevano, molto più di quanto avvenga oggi, ma certamente il messaggio era rivolto al popolo, perché il popolo capisse e trattenesse nella memoria le parole pur non sapendo leggere o non avendo facilità a farlo”.
In questo caso il dialogo tra il docente e l’alunna, aperto anche al resto della classe, diventa momento di chiarimento dei contenuti già affrontati ma anche possibilità di approfondimento degli stessi, dato che non si limita alla restituzione delle informazioni, né è ridotto alla valutazione del grado di acquisizioni raggiunte (cosa per la quale si presterebbe meglio una verifica periodica scritta), ma coinvolge tutti in un lavoro di scoperta comune guidata che propone un passo aggiuntivo rispetto alla spiegazione precedente, qualora la preparazione degli studenti interpellati lo consenta.
…partendo dallo studio individuale autonomo
Quando si può contare su libri di testo abbastanza aderenti alle necessità del docente è possibile assegnare parti da studiare autonomamente, cosicché l’interrogazione diventi la lezione, cioè il momento vero della scoperta.
Nella Prima guerra di indipendenza i piemontesi vengono sconfitti a luglio del ’48 a Custoza, presso Verona (dice il libro di storia), poi a Novara nel marzo del ’49.
Domanda: “Perché si combatte proprio lì? Prima vicino a Verona poi a Novara? Innanzitutto, dove sono Verona e Novara?”.
Queste semplici domande mostrano immediatamente tutta l’originalità dell’interrogazione orale rispetto a una verifica scritta. Infatti trovare Novara è stato un problema. Eppure parte della risposta era compresa tra le righe del libro di testo. I piemontesi erano all’attacco dopo le Cinque giornate di Milano, mentre dopo la battaglia di Custoza le parti si erano invertite; perciò si combatte ora in Piemonte, nel territorio dei Savoia. Ma qui sorgerebbe un’altra domanda: perché gli austriaci accettano battaglia a Custoza? Cosa ci sarà mai da difendere lì? Questo è un quesito che evito di porre perché fuori portata dal momento che per trovare Novara è servita la classe intera coi suggerimenti del professore!
Passano dieci anni, c’è una nuova guerra, non risolutiva, che avvicina però l’unità d’Italia. Scopriamo che i piemontesi utilizzano circa 75mila soldati (il libro dice che nel 1855 era stato inviato un contingente di 15mila uomini per la guerra di Crimea, pari a un terzo delle forze del regno!) e che Napoleone III scende in Italia con ben 170mila soldati.
All’improvviso ecco la svolta storica: i Mille unificano l’Italia.
Come è possibile? Partiti di nascosto nella notte da un porto vicino a Genova in territorio sabaudo, i Mille sono soldati in gran parte inadeguatamente addestrati anche se assai motivati, non paiono neppure ben equipaggiati dato che fanno scalo in Toscana per armarsi. L’11 maggio sono a Marsala, il 20 agosto a Messina. Hanno attraversato la Sicilia in soli tre mesi dovendo anche combattere! Il 7 settembre raggiungono Napoli. Il 1° ottobre si trovano sul Volturno dove avviene il famoso incontro tra Garibaldi e il re che, nel frattempo, ha conquistato parte del centro Italia sottraendola al Papa (sarebbe interessante soffermarsi anche su questo ma decido di soprassedere).
Chiedo: “Mettendo in fila le date non sorgono delle domande? Come fanno i Mille a conquistare uno Stato così grande tanto in fretta?”
Risposta: “Era militarmente debole.”
Forse è vero, se confrontato con i grandi eserciti degli Stati nazionali, ma contro i Mille? (1.160 circa, secondo calcoli posteriori, ma poco cambia). A queste domande ovviamente gli occhi dei ragazzi, anche di quelli che stanno studiando davvero, sono sbarrati. Paiono dire che anche a studiare non si è certi di nulla, neppure di far bella figura e guadagnarsi un voto soddisfacente.
In questo caso l’orale non è stato un momento di noiosa restituzione dei contenuti, ma ha aiutato a intuire la complessità della realtà dei fatti che non si esaurisce nelle righe del testo scolastico. L’interrogazione dialogata serve essenzialmente ad entrare in rapporto con l’argomento, ad abituarsi ad usare il senso critico, cioè a porre domande al testo o al docente al fine di comprendere le linee essenziali del contenuto prima che a riformularle o a restituirle. Si potrebbe affermare che la domanda sorta nello studente potrebbe diventare il centro della lezione. Se pertinente al percorso cui l’insegnante tende, è la domanda nel cuore dell’alunno la vera novità cui indirizzare l’attenzione della classe.
(2 – continua)
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