Il periodo di sospensione delle lezioni scolastiche è stato caratterizzato in positivo da un risveglio della consapevolezza e dell’iniziativa delle persone, che hanno riscoperto e reinterpretato le relazioni e, in particolare, la relazione educativa, come risorse per le azioni didattiche.
In chiave negativa l’emergenza ha evidenziato prepotentemente anche le tante difficoltà preesistenti nel nostro sistema scolastico (edilizia, pianificazione delle risorse, organici, contratti, flessibilità, etc.) senza la cui soluzione il massimo risultato possibile potrebbe essere una grande dimenticanza dei problemi cruciali della formazione delle nuove generazioni.
È stato inevitabile da parte del Governo e del ministero dell’Istruzione istituire commissioni di esperti e lasciarsi guidare da un Comitato tecnico-scientifico, ma l’educazione e la formazione dei giovani rappresentano un’urgenza che richiede, ora, capacità di decidere e coraggio di rischiare per un’innovazione autentica.
È lecito per questo ragionare su quali siano i principi interpretativi e quali i criteri ai quali i responsabili istituzionali dovranno riferirsi per favorire il rilancio della scuola: oggi, infatti, non è solo a tema la ripresa delle lezioni, ma il rinnovo del sistema formativo, di cui l’emergenza ha evidenziato le preesistenti difficoltà, ma anche le potenziali aperture e le esperienze più innovative. L’attuale emergenza è da cogliere nella sua prospettiva di occasione unica per porre le basi del rilancio del sistema scuola in Italia intraprendendo alcune direzioni che vanno oltre il problema “tecnico”, seppur decisivo ed importante, di come incorporare le misure anti-Covid: quello che occorre è uno sguardo di prospettiva, senza del quale il superamento dell’emergenza potrebbe far rientrare tutto in uno status quo. Per questo quella che riaprirà i battenti a settembre dovrà essere una scuola messa nelle condizioni di essere diversa.
È bastato, infatti, lasciare più libere le istituzioni scolastiche in questi mesi ed esse hanno dimostrato la capacità di esercitare l’autonomia semplicemente perché è iscritta nel loro codice genetico: essa, infatti, non nasce da leggi (che pure la riconoscono), ma si fonda su una comunità sociale che preesiste alle leggi stesse.
La ripresa del nuovo anno scolastico non può non vedere quindi come protagonisti gli stessi presidi, docenti, amministrativi che si sono già posti in modo dinamico, nonostante l’inevitabile fatica e stanchezza, e che hanno provato a costruire generando esperienze di comunità, percorsi di ricerca didattica, tentativi di risposte flessibili, collaborazioni e un diverso coinvolgimento delle famiglie.
Il prossimo futuro delle scuole potrebbe rappresentare in questa prospettiva un momento generativo, l’avvio di un tempo nuovo, di una “nuova” normalità, un significativo nuovo inizio che merita di essere oggetto di attenzioni e di interlocuzione costruttive da parte del Governo e delle istituzioni.
Lo strumento che può consentire di superare le rigidità e consolidare la ripresa è l’autonomia delle istituzioni scolastiche esercitata in modo originale e fecondo nel periodo di sospensione delle lezioni dell’a.s. 2019/20. Un esercizio che ha consentito di mettere a fuoco sia i bisogni formativi e di apprendimento degli studenti sia il valore e le caratteristiche che qualificano la professione docente e le caratteristiche di una direzione innovativa. Nella stagione del lockdown le scuole hanno, inoltre, esplorato l’autonomia sperimentando, anche se con luci e ombre, nuove strade nella didattica e nell’innovazione e superando una visione esclusivamente centralistica.
L’autonomia delle istituzioni scolastiche deve espletarsi, tuttavia, dentro una cornice di riferimenti, di disposizioni normative chiare e certe, di risorse e di un sistema di controlli e di valutazione finale che diventano a questo punto indispensabili. Qui di seguito si riporta una serie di aspetti nei confronti dei quali il ministero dell’Istruzione deve intervenire con prontezza ed efficacia in vista del prossimo anno scolastico:
1. un utilizzo attento ed oculato delle risorse finanziarie che sono messe a disposizione dai vari fondi nazionali ed europei anche per finanziare progetti ed innovazioni di tutte le scuole del sistema pubblico di istruzione;
2. definizione attenta e congrua di organici di dirigenti scolastici, direttori amministrativi, docenti e Ata per la copertura di tutti i posti vacanti;
3. accelerazione della validazione delle graduatorie provinciali dei docenti;
4. procedure in deroga al Regolamento supplenze per una rapida assunzione dei numerosi supplenti per la copertura delle cattedre nelle scuole statali;
5. avvio delle procedure di svolgimento degli attesti concorsi per docenti
Se è vero che l’esperienza di questi mesi ha consentito alle istituzioni scolastiche di interpretare e sperimentare ampi spazi di autonomia progettuale, didattica ed organizzativa pare allora giunto il tempo in cui, senza introdurre nuove riforme di sistema, si intervenga per modificare e integrare in chiave pro-autonomia le norme esistenti utilizzando la strada della modifica degli ordinamenti della scuola per via amministrativa come ampiamente è stato fatto in periodo di emergenza.
Le piste di lavoro e le possibili aree di intervento potrebbero essere, in tal senso, le seguenti:
1. ripresa della riscrittura di un Testo unico delle normative per la scuola che superi il testo del 1994, sfoltisca la normativa ed elimini quella ridondante rispetto all’autonomia;
2. riscrittura dei curricoli disciplinari e dei diversi ordini scolastici nella prospettiva di essenzializzarli e di renderli integrabili con le esigenze formative dei territori;
3. rendere pienamente applicabili gli articoli del DPR 275/1999 che prevedono le varie forme di autonomia (l’art. 4: Autonomia didattica, l’art. 5: Autonomia organizzativa, l’art. 6: Autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo, l’art. 7: Reti di scuole, l’art. 8: Definizione dei curricoli e l’art. 12: Sperimentazione dell’autonomia);
4. riscrivere norme relative a organizzazione tempo scuola, monte ore annuale e introduzione dei crediti formativi come risultato dei processi annuali di apprendimento;
5. semplificazione burocratico-amministrativa;
6. istituzione di Centri di servizi amministrativi di supporto tecnico per le scuole dell’autonomia;
7. supporti tecnici ed economico per la costituzione di reti di scuole;
8. valorizzazione del lavoro agile;
9. introduzione di uno scudo penale per i dirigenti scolastici in materia di sicurezza per epidemia Covid.
Dopo mesi di dibattito sul tema dell’autonomia differenziata che hanno preceduto il periodo di emergenza è tempo adesso che si apra una stagione di rilancio dell’autonomia (già) possibile del sistema scolastico italiano.
I tempi lo esigono e le scuole lo attendono.