Scuola, in Italia per la Commissione Europea c’è ancora abuso di contratti precari degli insegnanti e le discriminazioni salariali tra docenti a tempo indeterminato e supplenti non sono state sanate. Per questo motivo la decisione è stata quella di deferire alla Corte di Giustizia Ue, perchè nonostante la procedura di infrazione, aperta nel 2019, e la successiva comunicazione di messa in mora, il governo non si è impegnato a prendere provvedimenti per trovare una soluzione. L’osservazione della Commissione infatti, era stata quella di una violazione sulle norme che regolano il diritto comune in materia di lavoro, in particolare per i contratti a tempo determinato, applicati non solo al personale docente ma anche agli amministrativi, ai tecnici e agli ausiliari. L’Italia quindi, non avrebbe adottato misure efficaci, neanche in seguito ai vari ammonimenti, per prevenire questi comportamenti nel campo della pubblica istruzione, definiti discriminatori e abusivi. In particolare, oltre alle mancate trasformazioni dei contratti a tempo indeterminato, ad essere stati messi sotto accusa sono state anche le retribuzioni percepite dagli insegnanti con contratto a termine rispetto a quelli di ruolo.



Scuola, Italia deferita alla Core Ue per abuso di contratti a tempo determinato e mancati scatti retributivi dei docenti precari

La Commissione Ue deferisce l’Italia alla Corte di Giustizia per le norme sui rapporto di lavoro nell’ambito della scuola pubblica. La decisione presa oggi a 5 anni dalla prima procedura di infrazione aperta, è arrivata per i mancati provvedimenti adottati per risolvere le questioni già esposte in precedenza. La violazione contestata è quella della legge sul diritto al lavoro in Europa, che prevede oltre che un limite ai contratti a tempo determinato, di cui invece l’Italia a quanto pare ha abusato, anche una progressione salariale che tiene conto dei periodi di servizio prestati in precedenza anche per chi viene assunto a tempo determinato come supplente o con altro inquadramento amministrativo o tecnico all’interno del sistema scolastico. Per queste norme, come sottolinea la Commissione: “L’Italia ha adottato misure contrarie a quelle previste nel diritto comunitario” definite “discriminatorie” nei confronti dei lavoratori. La Corte ora dovrà intervenire per parificare i diritti, stabilendo nuove regole al reclutamento, come ha commentato anche il ministro Valditara: “Attendiamo fiduciosi che la parificazione dei diritti possa essere estesa anche ai docenti precari“.

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