L’Indire (Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa) da quasi 100 anni è il punto di riferimento per la ricerca educativa in Italia. Su incarico del ministero dell’Istruzione, ospita la Banca dati degli Istituti tecnici superiori (Its). Tali vecchie strutture didattiche, ora rinnovate e rese più numerose grazie al nuovo Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), oggi sono 120, sono presenti sul territorio correlati a 6 aree tecnologiche e costituiscono la prima esperienza italiana di offerta formativa terziaria professionalizzante secondo un sistema consolidato da alcuni anni anche in altri Paesi europei.



Nati in maniera organica nel 2010 per formare tecnici superiori in aree strategiche per lo sviluppo economico e la competitività in Italia, datano però da prima con diversi gradi di organicità e di interazione crescente nel tempo con il mercato del lavoro. Senza dimenticare il legame tra gli Its, quale àncora di una politica attiva di riduzione drastica dei tempi di transizione scuola-lavoro (Tsl), e lo stesso Pnrr, che sfrutta la sua logica addirittura prioritaria di questa programmazione nonché il raccordo di finanziamento con le modalità rinnovate di utilizzo dei fondi europei.



Gli Its sono scuole professionalizzanti di alta tecnologia strettamente legate al sistema produttivo, che preparano i quadri intermedi specializzati che nelle aziende possono aiutare a governare e sfruttare il potenziale delle soluzioni di Impresa 4.0.

Dopo l’approvazione del Pnrr, è in corso di approvazione un testo – “Ridefinizione della missione e dell’organizzazione del Sistema di istruzione e formazione tecnica superiore in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza” –, le cui modifiche sono ancora in ballo per la necessità di articolarne la complessità. Non a caso, diversi mezzi di informazione, compreso il Sussidiario, si stanno occupando dei numerosi tasselli riguardanti le nuove regole, tra cui sono degni di nota alcuni contributi di Edscuola, Il Sole 24 Ore e TuttoScuola.



Il “ringiovanimento” di questa struttura scolastica, denominata poi Its Academy, è la prima, anche per importanza politica, a essere indicata nel Pnrr e sta per arrivare a breve alla sua significativa realizzazione. Non mi illudo che sarà il testo definitivo, nonostante tutti gli accorgimenti usati per proporre integrazioni da parte dei principali stakeholders, quali soggetti direttamente coinvolti che hanno preparato documenti ricchi e articolati, costituendo la notevole struttura normativa dell’Atto Senato n. 2333, alla quale si avrebbe dovuto dare attenzione specifica per la gestazione di questi nuovi pilastri e fattori di crescita del capitale umano.

Tra gli stakeholders c’è ovviamente l’università, rappresentata dalla Crui, che nell’audizione Indire-Anvur del 2 novembre 2021 definisce positivi gli auspici, ma segnala “una forte preoccupazione: i percorsi triennali (6 livello Eqf) – confusione per i diplomati (Its 2 anni, Its 3 anni, Itp, It, Imcu); – proposta: limitazione degli stessi alle tematiche dei 6 Its triennali già esistenti (ufficiali navali e manutenzione aeromobili) o di ulteriore aree previa approvazione dei ministeri competenti”.

La Crui nella medesima riunione segnala poi “ulteriori aspetti delicati: 1) la qualificazione dei percorsi formativi (sbilanciamento con il sistema Ava); 2) il raccordo tra gli Its Academy e il sistema dell’università e della ricerca (articolo 8)”.

Sui problemi, agitati e poi risolti successivamente, vi sono state delle concertazioni che hanno determinato la redazione del seguente testo della Ministra per l’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, contenuto in un lungo articolo pubblicato dal Sole 24 Ore: “Le università italiane, accanto agli istituti tecnici e alle aziende nella governance delle Fondazioni, mettendo a sistema il proprio contributo teorico-pratico in un percorso di formazione più applicativo, sono e saranno protagoniste anche nella definizione e nell’attuazione di percorsi che, dopo due o tre anni, portano verso il diploma di Its. Un contributo che spero possa presto essere garantito, grazie alle modifiche migliorative che si possono apportare alla legge di riforma, anche dalle istituzioni dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica. La presenza effettiva delle università nelle Fondazioni Its garantisce, poi, il successo del ponte che vogliamo costruire e favorire a vantaggio dei giovani che, terminati gli anni di formazione nell’Its, decidano di proseguire il percorso di studi con una laurea. Un ponte che deve basarsi su alcuni saldi principi, tra cui il fatto che la valutazione del percorso professionale dal quale arriva lo studente e il riconoscimento di crediti da non ripetere – una valutazione che spetta all’università che emette la laurea – sia rigorosa per garantire la qualità del curriculum che la laurea suggella”.

Se si aggiungono alle considerazioni inviate dalla Crui al sen. Riccardo Nencini quelle avanzate dal prof. Antonio Auricchio, presidente dell’Anvur, tanto per limitarsi al livello di queste difficoltà, occorrerà molto lavoro di impostazione e di gestione per migliorare il rapporto tra Its Accademy e sistema universitario. L’impatto che ne deriva comporterebbe l’ottimizzazione di un processo di tutorato-orientamento-placement che si presenta difficile, specialmente a prima vista, affinché le scuole aiutino i ragazzi dell’ultimo anno a conoscere il sistema Its e non solo quello universitario.

Non solo: bisognerebbe limitare al massimo la creazione di nuove fondazioni, puntando invece sull’aumento degli studenti e dei corsi, conservando la stessa qualità degli Its in tutto il Paese. Corsi o fondazioni non funzionanti vanno corretti. Qualità, merito e valutazione degli specifici processi educativi dovranno essere sempre più al centro dell’attività di tutte le istituzioni e di tutti gli uffici coinvolti.

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