I dati sulla dispersione scolastica, che tanto hanno angustiato le istituzioni del Paese preposte all’istruzione dei giovani in età scolare, sarebbero in calo. Secondo le stime Invalsi, riprese dal ministro dell’Istruzione e del Merito, il dato nazionale al 31 dicembre 2023 si aggirerebbe intorno al 10%, in netta diminuzione rispetto al 2019 (13,3%). Al 31 maggio 2024 sarebbe sceso ancora fino al 9,4% (sempre dati Invalsi).



Questi livelli si incrociano con uno degli obiettivi del Pnrr, relativo alla riduzione dei divari territoriali nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado e alla lotta alla dispersione scolastica nella fascia di età 12-24 anni. Ed è proprio con i soldi del Pnrr (e in parte anche del Pon, il Programma operativo nazionale che si avvale sempre di fondi europei, in questo caso strutturali) che con decreto 30 agosto 2023, n. 176, è stato avviato il progetto “Agenda Sud”, con durata biennale dall’anno scolastico 2023/2024 al 2024/2025, rivolto alle scuole statali primarie, secondarie di primo e di secondo grado delle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.



Sfogliando il report dei progetti delle scuole primarie statali finanziate per l’anno scolastico 2023/2024 con più di 80 milioni di euro, si comprende meglio l’ampiezza dell’area del disagio di cui soffre il nostro sistema scolastico. Il tasso di adesione delle scuole (tenute a registrarsi entro il 19 gennaio 2024) è stato dell’82%, pari a 1.711 scuole candidate a ricevere fondi per il miglioramento delle competenze di base. Si osservano tuttavia significative variazioni che vanno dall’88,9% dell’Abruzzo al 40,1% della Sardegna.

In totale, cioè non tenendo conto della suddivisione tra aree in transizione (Abruzzo, Molise e Sardegna) e aree meno sviluppate (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia), i progetti presentati concernono per la maggior parte la lingua madre (italiano), la lingua inglese e la matematica, mentre solo un complessivo 3,09% dei moduli migliorativi delle competenze riguarda l’italiano per stranieri.



Nell’attesa di elementi ulteriori rispetto a questa complessa manovra, occorre specificare che Agenda Sud riguarda anche le scuole secondarie di primo e secondo ciclo. Come queste ultime si sono mosse? È significativa da questo punto di vista l’intervista rilasciata circa un anno fa (settembre 2023) a OrizzonteScuola.it dalla dirigente Antonella Di Bartolo dell’Istituto comprensivo “Sperone-Pertini” di Palermo, la quale dichiara di avere ridotto la dispersione scolastica, in dieci anni, dal 27, 3% all’1%. La dirigente confessa: “Grazie al lavoro continuo e quotidiano di tanti docenti, del personale amministrativo e dei collaboratori scolastici, abbiamo affrontato tutto con uno spirito di squadra. Abbiamo messo in atto importanti misure di sistema accanto ad azioni quasi sartoriali, a misura di ciascun bambino e di ciascuna bambina e soprattutto dei loro genitori. È anche capitato di andare a recuperarli a casa, o per strada”. La scuola, che in pratica è stata recuperata, essendo il plesso destinato alla chiusura, fa tante cose anche fuori dalle aule per attivare negli alunni le famose competenze non cognitive. Preme tuttavia qui sottolineare un altro aspetto della dispersione che la dirigente dello Sperone rileva molto bene: “Stiamo anche provando a lavorare sulla qualità dei processi formativi, quindi al contrasto della dispersione scolastica implicita, quella relativa alla fragilità degli apprendimenti. Consapevoli che tutti i processi positivi, i circoli virtuosi che in questi anni si sono attivati, vanno sostenuti e nutriti. Non possiamo distrarci”.

Tutto ciò che abbiamo evidenziato fino a questo punto, e cioè Agenda Sud seguita dall’apertura prossima di una simile Agenda Nord per contrastare le difficoltà di apprendimento nelle scuole delle periferie urbane del Nord e del Centro Italia, potrebbe essere un fuoco di paglia se non si tiene conto della insidiosa “dispersione implicita”. Tale fattore riguarda, secondo i documenti Istat-Invalsi che si occupano della questione, “la percentuale di studenti che terminano il loro percorso scolastico senza raggiungere i traguardi minimi previsti dopo 13 anni di scuola”. Si tratta di un fenomeno osservato nella maggioranza dei Paesi del mondo che si lasciano monitorare. I dati che riguardano l’Italia non sono confortanti (Rapporto annuale Istat 2024). La dispersione implicita censita dall’Invalsi tra il 2019 e il 2021 è salita dal 7,5 al 9,8%, diminuendo però all’8,7% nel 2023. Nonostante il recupero, in particolare nelle regioni dove l’incidenza era più elevata, questa resta pari al 19% in Campania, al 15,9% in Sardegna, al 13,6% in Sicilia.

Ora, la dispersione implicita non riguarda tanto la disaffezione verso il percorso scolastico, quanto la fragilità degli apprendimenti. Per dirla in parole povere: non ciò che attira fuori dalle mura scolastiche, bensì quello che succede (accoglienza, interesse, partecipazione) dentro di esse. Insomma è come se la realtà stesse suggerendo a tutto il sistema una grande lezione di umiltà e serietà nello stesso tempo nei confronti dei giovani. Possiamo anche recuperarli alla scuola e vederli finalmente seduti a un banco, in un laboratorio, di fronte a un computer. Ma è ciò che passa il convento che fa testo, che decide della sostanza. Per abbattere la dispersione il percorso della scuola, oltre che carico di impegno civico deve essere interessante, cioè ricco di una cultura che l’insegnante porge all’alunno attraverso ciò che insegna e attraverso ciò che è. Insomma non c’è istruzione senza apertura a uno scopo, non c’è istruzione senza educazione.

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