Che la Dad non rappresenti uno strumento didattico ottimale, lo abbiamo chiarito più volte. Se dovessimo sintetizzare con un solo argomento le numerose critiche, suggeriremmo di considerare la sola questione della socializzazione degli alunni, che è un ingrediente fondamentale dell’apprendimento.
Si impara parlando con gli amici, imitando ed emulando i più capaci. Si impara solidarizzando con i compagni di fronte alle comuni difficoltà e vivendo assieme le emozioni della vita scolastica, nella tensione per un imminente compito in classe e nell’attesa, talvolta non soddisfatta, di un risultato positivo.
Indirettamente e impropriamente (almeno per i sociologi), si socializza anche con i docenti, vivendo empaticamente le emozioni che essi comunicano. Talvolta i concetti si spiegano meglio con la forza di un gesto e la postura del corpo, che non con le parole: l’aula è un palcoscenico dove ciascun docente attua una propria performance, come suggerisce il grande psicologo Erving Goffman.
Si apprende quando le parole risuonano di passione e vibrano nell’aria; quando si ascolta una spiegazione dalla viva voce del docente, mentre scrive alla lavagna o muove braccia e mani per comunicare la forza delle sue argomentazioni. Si apprende percependo l’energia di una piccola comunità, quella della classe, che insieme compartecipa alla vita scolastica.
È possibile tutto questo all’interno di una room, in un’aula virtuale trasferita nell’etere? È possibile, se i compagni sono ridotti a figurine sullo schermo di un pc? La risposta negativa è del tutto retorica.
Ciò posto, dobbiamo porci la domanda se sia ragionevole gettare alle ortiche la Dad (e forse anche le tecnologie informatiche sulle quali ci ingegniamo in ogni modo, da circa un trentennio, per costruire nuove didattiche)? Anche in questo caso, la risposta negativa è puramente retorica, perché non ha senso disperdere un patrimonio di esperienze, che abbiamo costruito faticosamente durante uno dei momenti più difficili della nostra vita nazionale, quando l’epidemia ci ha costretti a rinserrarci nelle nostre case per evitare la falcidia dei nostri vecchi e non solo di essi.
Allora che senso ha questo tentativo di rimuovere la Dad? Perché il ministero, in accordo con i sindacati, sta promuovendo un’insensata e innaturale scotomizzazione di quell’esperienza? Noi dirigenti, infatti, possiamo attivarla solo e strettamente in funzione dell’emergenza sanitaria. Così, i miei colleghi romani hanno perso nel solo mese di ottobre sette giorni di scuola tra elezioni amministrative e G20. Ma non è stato possibile attivare le lezioni online in base a un accordo tra sindacati e ministero.
La Dad, dal punto di vista sindacale, ha provocato uno squilibrio, per cui le scuole parevano sfuggite al controllo. Per questo vi è stata una strenua opposizione ad essa.
Durante il lockdown, le istituzioni scolastiche e i docenti, quelli che non si rassegnavano all’inerzia educativa, hanno tirato fuori delle incredibili e insospettate energie. Essi hanno fatto miracoli per mantenere vive le loro funzioni, in qualche modo prescindendo e superando le norme contrattuali e quella che è stata definita, anni addietro, come “la cultura della circolare”.
Le scuole autonome creativamente si sono attivate per contrastare il virus, che purtroppo non era stato previsto nei tavoli di contrattazione…
La loro magnifica attività, durante il lockdown, ha fatto sì che esse fossero un architrave di sostegno dell’intera nazione, unitamente al sistema sanitario, purtroppo ponendo in crisi, contestualmente, i tradizionali equilibri di governance… E tutto questo era ed è inaccettabile per chi deteneva il potere.
Oggi i sindacati si sono nuovamente accampati negli uffici di Trastevere e, ministro dialogante, hanno ripreso il controllo.
Così la Dad non può essere attivata per le scuole che continuano a essere, nonostante le giustificate proteste, sedi di seggi elettorali. La Dad non può essere attivata in occasione di emergenze come quelle del G20 a Roma e del maltempo a Catania, ma neppure per gli alunni ammalati di malattie che non abbiano a che fare con Covid-19 o per le più varie e valide motivazioni familiari che allontanano gli alunni da scuola.
Solo l’epidemia può giustificare la Dad, come se essa stessa equivalesse al virus che ha infettato la scuola.
Nonostante gli orientamenti governativi e in qualche misura contraddicendoli, nella scuola è in corso la Restaurazione, ma anche i deliberati del Congresso di Vienna sono miseramente rovinati.
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