Caro direttore,
è recente la notizia che una ragazza francese, in gita a Venezia con la scuola, si è lanciata dalla finestra dopo che il professore aveva sequestrato lo smartphone a tutti gli alunni. A quanto sembra, i ragazzi stavano arrecando troppo disturbo agli altri ospiti dell’hotel, per questo il professore ha pensato bene di sequestrare a tutti il telefono, come se privarli dello smartphone potesse servire a limitare il chiasso.



Neanche a farlo apposta, proprio sabato il Papa aveva parlato della dipendenza da telefonino, ricevendo in udienza i ragazzi del liceo Visconti di Roma. Peccato non ne abbia parlato anche agli adulti, che spesso ne hanno ancor più bisogno.

Papa Francesco ha esortato i ragazzi, in maniera molto positiva e senza demonizzare la tecnologia in quanto tale, ad usare questi strumenti perché sono molto belli e possono essere molto utili, mettendoli però in guarda dal non diventarne schiavi, per preservare la propria libertà.



Avrebbe dovuto ascoltare le sue parole la ragazza francese che si è lanciata dalla finestra per essere stata privata della propria estensione della mano, perché se ti basta questo per volerla fare finita significa che c’è qualcosa che non va nel tuo rapporto con il telefono. Significa che nessuno ti ha insegnato come gestire i momenti in cui usarlo o no, né come gestire la sua assenza. Ma non è colpa dello smartphone se la studentessa si è buttata dalla finestra, bensì di un disagio evidente che vive questa giovane – e tantissimi altri come lei – a prescindere dal telefono.



Per questo mi stupisce la punizione del professore, che anziché guardare i ragazzi per ciò che realmente sono e gli smartphone per ciò che realmente possono fare di positivo anche nel rapporto tra professore e studenti, si è limitato a trattarlo come un problema e a usarlo come punizione. Ovvero: ti punisco su una cosa che so che ti fa male, tanto quella cosa lì è solo un gioco, non è uno strumento che può essere utile e importante; quindi, se te lo sequestro, non ti creo alcun problema. Ma questo cosa c’entra con il far casino di notte in albergo durante la gita scolastica? È come se ti beccassero passare col rosso e invece che ritirarti la patente ti mettessero a dieta.

Lo smartphone non è una droga, per cui non trattiamolo come se lo fosse. La differenza è che le droghe sono tali perché fanno male a prescindere dalla quantità. Se ti fai di cocaina una volta sola, fa comunque male. Fa meno male che farsi cento volte, ma fa comunque male. Usare il telefono una volta non fa male, anzi, usarlo bene fa bene ed è veramente utile, come ha ricordato anche il Papa. Il problema è usarlo bene e nella giusta misura, perché anche i broccoli fanno bene, ma se li mangi a colazione, pranzo e cena come minimo ti fanno passare la notte in bagno…