Nei quartieri popolari di Catania, accanto alla toponomastica ufficiale, ne esiste una parallela e popolare. Piazze e luoghi simbolo sono pieni di murales pluridecorati e infiorati in ricordo di persone del luogo prematuramente scomparse in maniera, spesso, tragica. Per lo più si tratta di giovani tifosi di calcio morti per un incidente. O ragazzi che hanno perso la vita per un male incurabile o per una tragedia familiare. Così quando si transita per San Cristoforo, per il rione Cappuccini o, persino, nella centrale Piazza Dante ci si può imbattere in scritte con l’effigie dello scomparso e la dicitura “Nino (ma potrebbe essere anche Carmelo, Agatino, Rocco..) vive”.
In questo modo, ragazzi normalmente invisibili in vita, trovano da morti un punto di notorietà e di riscatto.
È accaduto a Maicol, chiamato “Lenticchia” dai suoi amici. Era un diciassettenne del rione Cappuccini, morto mentre era in scooter nello scontro con un’auto nel vicino quartiere di San Cristoforo. Anche lui, “giovane invisibile”, ha ritrovato il suo momento di visibilità dopo la morte. I suoi amici al termine del funerale hanno voluto esorcizzare la morte con il rumore: botti, canzoni, suoni di ogni genere. E hanno subito voluto ricordarlo con una grande immagine che campeggia nel luogo dell’incidente e con un banner piazzato nell’unica piazzetta esistente nel rione dove il ragazzo abitava, proprio alle spalle della chiesa dei padri Cappuccini. Questo è l’unico spazio di tutto il quartiere di cui potrebbero disporre i bambini per giocare all’aria aperta. Ma è utilizzato come posteggio.
Quando, alcuni mesi fa, due operatrici della impresa sociale ON Srl di Milano sono venute a intervistare un gruppo di giovani seguiti dalla “Associazione Cappuccini” di Catania hanno dovuto registrare con grande sorpresa che i ragazzi in tutto il quartiere non avevano uno spazio pubblico in cui giocare o in cui poter stare liberamente. “Quando vogliamo giocare a pallone – raccontava uno di loro, amico di Maicol – scavalchiamo il muro di cinta della scuola e andiamo nel cortile”.
Nella vicenda del ricordo di Maicol è intervenuto un fattore di novità: il nuovo parroco, un frate cappuccino, con un’esperienza di medico alle spalle e una grande capacità educativa e missionaria. Già al funerale del minore, padre Augusto (questo il suo nome), è entrato nel cuore degli amici del giovane prematuramente scomparso: dopo aver valorizzato la loro speranza umana, ha annunziato Cristo morto e risorto. Il parroco, inoltre, ha preso a cuore la loro domanda di senso e di eternità accompagnandoli in un cammino.
Il primo effetto di questa compagnia è stato un coinvolgimento dei giovani nel recupero della piazzetta “Grottamagna”, lo slargo del quartiere. La grande parete che costituisce il lato orientale della piazza, con l’aiuto dei giovani e dopo aver ottenuto i permessi dal Comune, sarà riqualificato in nome di Maicol. Già oggi c’è un banner del giovane morto, ma a progetto concluso conterrà probabilmente (il progetto è in corso di esecuzione) una grande immagine della processione di sant’Agata, realizzata dai giovani con l’aiuto di un esperto e il contributo economico degli abitanti del quartiere e della parrocchia.
Quando il parroco ha benedetto il primo banner con l’immagine del ragazzo morto, che recava anche la scritta “Maicol vive”, ha dialogato con amici e parenti facendo una catechesi semplice e sviluppando la loro domanda di senso. “Maicol vive – ha ricordato Padre Augusto – ma non solo nei nostri ricordi, o nelle nostre scritte, vive davanti a Dio, perché Cristo morto e risorto ci ha aperto il passaggio alla vita eterna”.
Da quella semplice benedizione è nato un lavoro che non si è fermato alla ristrutturazione della piazzetta, ma sta comportando la creazione di momenti di attività sportive, di assistenza allo studio, di catechesi.
È un piccolo esempio di inculturazione della fede e di evangelizzazione della cultura popolare. Ma in un tempo di grandi astrazioni e di scontri ideologici, anche fra cristiani, questo piccolo episodio può insegnarci un metodo di presenza nel mondo. Anche in quello dei quartieri dimenticati del nostro Sud.
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