Piovono una valanga di euro sulla scuola italiana! Si tratta di uno stanziamento di 400 milioni di euro del Piano Estate (avviato nel 2021, si conclude nel 2024) finalizzato al potenziamento delle competenze, l’inclusione e la socialità; di 750 milioni per il contrasto alla dispersione scolastica e il superamento dei divari territoriali e di altrettanti 600 milioni destinati ad azioni di potenziamento delle competenze STEM.
Risorse davvero copiose per rispondere ad esigenze che hanno decisamente superato il livello di attenzione divenendo allarmanti. Mi riferisco innanzitutto al fenomeno della dispersione e dell’abbandono, che ha ricadute importanti sulla società e sull’economia italiane. Altro obiettivo nel mirino è fornire strumenti alle aree disagiate dove l’assenza di strutture e la carenza di servizi rendono difficili il recupero e il miglioramento del tessuto sociale. Infine un occhio di riguardo per le discipline scientifiche, tecniche e matematiche, indispensabili per un progresso serio.
Un gran lavoro per i docenti che scelgono di partecipare su base volontaria e una bella opportunità per le scuole situate in aree svantaggiate.
Per mettere in moto questa macchina non basta la disponibilità dei docenti, occorre innanzitutto che i dirigenti scolastici si attivino per la candidatura ai bandi e l’apertura delle piattaforme digitali su cui rendicontare le attività svolte.
Numerosi insegnanti si trovano quindi alle prese con l’avvio dell’anno e le consuete pratiche di accoglienza, conoscenza delle classi, programmazione e si dedicano anche alla progettazione di queste attività aggiuntive. È necessario pertanto individuare delle aree di azione relativa alla disciplina che si insegna e delineare un ampio progetto che tenda al recupero o potenziamento di talune abilità specificando attività, obiettivi, strategie e strumenti utilizzati, previsione dei tempi di svolgimento e durata. Il dirigente, accolte le proposte in linea con i bandi, si occupa di dare l’avvio alle operazioni di apertura della piattaforma ed informa i docenti (tutor ed esperto) sulle procedure di firma digitale e di compilazione del format, fornendo loro le credenziali per accedere e le istruzioni preliminari.
Si intuisce come la professionalità di chi insegna vada ben oltre la presenza in classe, la preparazione di lezioni e verifiche e richieda altre competenze sia organizzative che progettuali difficili da improvvisare. Sono piuttosto frutto di corsi di formazione e aggiornamento e si mettono in pratica accettando di partecipare ai bandi proposti perché diventino fonte di esperienze preziose con importanti ricadute sulle classi coinvolte.
Del resto il cambiamento della società, la comparsa di nuove esigenze sempre più pressanti quali l’alfabetizzazione, l’inclusione, il riconoscimento di bisogni speciali e delle difficoltà ad apprendere sempre più diffuse, a fronte delle quali la didattica tradizionale si dimostra inefficace e inadeguata, richiedono necessariamente nuovi percorsi di insegnamento.
La figura del docente ha un ruolo determinante nell’approssimarsi alle dinamiche relazionali dei ragazzi, nel riconoscere allarmi importanti da osservare e condividere con le famiglie che purtroppo non sempre riescono a far fronte alla fragilità dei figli. Ci si attiva allora per supportare l’azione dei servizi sociali, che da soli non reggono il carico, data la crescente domanda e le scarse risorse a disposizione. In sostanza gli insegnanti fungono da collante sociale verso le famiglie appunto, verso il territorio (creando opportunità di collaborazione come con le biblioteche e altri enti disponibili) e nei confronti dei servizi (sociali e Asl).
È pertanto indispensabile agire in sinergia, collaborare e mettere a servizio le proprie competenze, quelle maturate sul campo, con l’aiuto di chi ha più esperienza; solo lavorando insieme si perseguono interessi ed obiettivi comuni soprattutto nelle realtà più disagiate (ormai la maggior parte).
È sempre utile essere esperti nella propria disciplina, ma non è sufficiente ad essere un valido insegnante. È necessario confrontarsi per individuare bisogni singoli e collettivi al fine di elaborare strategie e proposte didattiche sempre più coinvolgenti e trasversali. Gli alunni che vedono insegnanti motivati, appassionati, coesi e disposti a lavorare insieme per obiettivi comuni, anche nelle ore extra-scolastiche, per offrire sempre nuovi e più adeguati strumenti di lavoro percepiscono la scuola come un luogo familiare in cui si può stare bene.
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