Un documento pubblicato dalla rivista Wired e ripreso dal Tempo suscita sconforto, pessimismo, ma anche la richiesta di una doverosa e necessaria azione di chiarimento pubblico da parte degli attori chiamati in causa.
Secondo Wired il ministro dell’Istruzione non avrebbe trasmesso al Comitato tecnico-scientifico i dati riguardanti lo stato dei contagi nella scuola: 64.980. Era questo, al 31 ottobre, l’esito delle risposte volontarie dei presidi di circa un terzo delle scuole italiane a un questionario inviato dal Miur.
Dunque, considerando la proiezione totale, una cifra altamente preoccupante e significativa, sia a livello di analisi che di strategia complessiva per affrontare il virus. Bisogna anche dire che nel periodo precedente vi era stata una polemica molto dura con il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che aveva sostenuto la necessità di chiudere le scuole, considerate – secondo l’amministrazione campana – un importante veicolo di contagio.
La notizia della mancata comunicazione al Cts del numero dei contagi è stata definita dal deputato del Pd Matteo Orfini “sconcertante”. Azzolina naturalmente smentisce e dichiara di avere fatto un lavoro supplementare, cioè non richiesto. “La scuola non ha influito sulla seconda ondata, questo ormai è chiaro – ha dichiarato il ministro a SkyTg24 –. Chi sostiene il contrario o non ha fornito i dati agli specialisti o è in malafede. I dati ci sono. Il ministero dell’Istruzione li ha raccolti pur non essendo proprio compito. Semmai abbiamo fatto un lavoro in più con un monitoraggio interno per avere un doppio controllo”.
Nondimeno, il caso fa nascere numerose domande legittime. In primis, se la scuola è stata – in quell’occasione – solo un campo di battaglia governato dal calcolo politico piuttosto che dall’interesse generale. Il parere tecnico, infatti, per essere efficace deve servirsi di tutte le informazioni, riguardanti i diversi settori economico-sociali.
C’è, inoltre, da rilevare che dopo la prima ondata affrontata con un sufficiente spirito di coesione, ora l’opinione pubblica è sempre più preoccupata dal susseguirsi di criticità e ritardi, in modo significativo, nella scuola. Una volta è il famigerato banco a rotelle, un’altra è il mancato concerto nell’affrontare il nodo trasporti, oggi questa notizia. Servono subito approfondimenti e risposte.
E ancora: alla luce dei dati relativi al numero dei contagi risultanti dall’indagine del Miur al 31 ottobre, si poteva riaprire la scuola in sicurezza, tutelando il personale scolastico più anziano in Europa e gli studenti, oppure bisognava chiuderla, prima di quando è stato fatto, anche per evitare la propagazione di una terza ondata?
Né si può tacere l’ultima domanda, la più scomoda di tutte, che ormai si fa largo in maniera sempre più esplicita. Se l’omissione del Miur fosse confermata, nascondere dati così importanti sarebbe “solo” negligenza, oppure aiuterebbe ad alimentare l’emergenza sanitaria, in modo da fornire nuova legittimazione politica al governo chiamato a contrastarla?
In una situazione così complessa e drammatica la politica non deve dimenticare la sua vocazione: il bene comune. Oggi è il bene del popolo italiano ad essere in gioco. Soprattutto delle persone più fragili e deboli.