Perché gli studenti non amano leggere? Come offrire loro una possibilità reale di diventare lettori per la vita? In ogni serio docente di italiano, questa bruciante domanda sorge spesso davanti alla disaffezione dei nostri ragazzi verso la lettura, ma altrettanto spesso tale esigenza non riesce a cambiare paradigmi, impostazioni, forme, che resistono e si perpetuano nelle nostre aule, anche quando nessuno ce le chiede più – nemmeno il Ministero –, ed anche quando sono evidentemente inefficaci.



Noi sicuramente facciamo leggere e diamo da leggere, ma non basta, ormai nemmeno per un buona verifica finale (riassunti e commenti a profusione su Internet, la chatGPT che spopola sempre più, eccetera). Che fare?

Carlo Bo parla della letteratura come di “una strada, e forse la strada più completa, per la conoscenza di noi stessi (…) una misura di coscienza in un esame che ha i limiti della nostra vita ma è inesauribile come un movimento di verità (…)” (in Letteratura come vita, Il Frontespizio, settembre 1938). Questa è la dimensione da riscoprire, altrimenti leggere e far leggere non sono più proposte credibili agli occhi dei nostri adolescenti, che le vivranno come l’ennesimo compito da svolgere o come qualcosa che già fanno, ma spesso non grazie alla scuola.



La vera natura dell’atto del leggere è un’esperienza di gratuita bellezza al servizio del significato, in service of meaning, scrive Frank Serafini, maestro di Reading Workshop. Innanzitutto, quindi, dobbiamo svincolare la lettura da uno scopo immediato, che sia didascalico o storicistico o valutativo, riconoscendole la sua vera sostanza, cioè quella di essere cornice estetica di un possibile incontro fra l’esperienza di chi scrive e quella di chi legge. L’abisso dei significati diventa così lo spazio in cui immergersi e di cui dialogare, dentro lo spazio fisico dell’aula, in cui inizia a vivere una vera comunità di lettori, ove il docente è maestro, cioè “mostra mentre fa”, come nelle botteghe artigiane di un tempo.



Come leggere? La lettura ad alta voce e la lettura individuale sono i due cardini essenziali per creare una vera reading zone. Nella prima, si vede il maestro-artigiano in azione e ci si sperimenta nell’imitarlo, con routine e strategie adeguate e coinvolgenti: dal taccuino su cui scrivere durante l’ascolto, alle domande di qualità, con cui il docente alimenta la discussione, all’eventuale mini-lesson su una certa strategia da sperimentare e su cui poi riflettere collettivamente. Tutto vissuto insieme, tutto vissuto personalmente, tutto finalizzato all’unico grande obiettivo: parlare di libri e letteratura, per assaporare e gustare le parole, le storie, nelle quali ognuno rintraccerà qualcosa di sé, in una specie di “contemplazione condivisa” (Aidan Chambers).

Invece, per quanto riguarda la lettura individuale, ogni studente ha il proprio testo, scelto liberamente dentro una vasta gamma di proposte curate dal docente; ognuno legge a casa, ma innanzitutto si legge in classe, insieme, in un silenzio condiviso, accanto ai nostri taccuini personali. Anche in questo caso, non possono mancare momenti di condivisione orale, con i book talk o i book speed date, o i gruppi di lettura.

E qui sorge l’altra domanda cruciale: cosa leggere? No brani antologici, no scritture a tema: in tal modo, il testo diventa infatti un pretesto e perde la sua vera natura di proposta totalizzante per un’esperienza estetica, rispetto alla quale gli studenti devono compiere un personale cammino di interpretazione. Dobbiamo dunque scegliere opere letterarie, intere, di alta qualità, le cui pagine non spiegano la vita, ma la mostrano, in tutta la sua provocante complessità.

Diversamente da quanto molti credono, queste caratteristiche non sono presenti soltanto nei “classici” ed è anzi sempre più urgente che i docenti amplino le proprie conoscenze di letteratura contemporanea, per essere ben attrezzati a fare proposte adeguate, oltre che significative, ai ragazzi delle proprie classi. È necessario esplorare il mondo dell’editoria e saremo sorpresi di scoprire che, a fianco di molte pagine che rubano soltanto vita agli alberi, esistono moltissimi testi validi, di ogni genere. Tuttavia non basta offrire agli studenti un elenco di titoli: è necessario parlare di ogni libro, evidenziando il focus tematico, o le caratteristiche specifiche adatte ad un certo target di lettori o, ancora, quel personaggio che non si può non conoscere, o il contrasto fra la copertina ed il contenuto… insomma, il libro chiama, ma i nostri lettori devono essere educati a rispondere; infatti, non si legge perché si deve leggere, ma si legge perché qualcuno lo fa con te e si coinvolge con te nel dettaglio di come scegliere o, anche, di come abbandonare quel libro che proprio non ti piace!

Ma oltre alla narrativa contemporanea e al genere young adult, c’è un altro mondo vivacissimo, ossia quello degli albi illustrati (silent e non), con titoli e autori pluripremiati davvero utili per introdurre alla discussione guidata ed alla negoziazione di significati, oltre che per sperimentare le varie azioni intrinseche al leggere: visualizzare, inferire, prevedere, creare connessioni, porre domande. Ed anche in questo caso, ogni docente deve costruirsi la sua valigia degli attrezzi, esplorando l’editoria e documentandosi sulle numerose esperienze e buone pratiche già sperimentate. Magari qualche indicazione la troverete anche qui prossimamente.

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